Garibaldi nel Parlamento Subalpino

Una storia poco nota che ci propone la prof.ssa Cristina Vernizzi

L’esperienza parlamentare di Giuseppe Garibaldi rientra in quella “storia minore” che, per sua natura è stata quasi sempre silenziata.

Invece essa offre momenti politici significativi, attraverso un percorso accidentato e avventuroso, senza ombra di dubbio caratterizzato da una dura e costante attività di contrasto da parte di tanti suoi oppositori.

Nello stesso tempo è anche una storia in cui emerge la generosità, l’incorruttibilità e l’evidente mancanza di interessi materiali e ambizioni personali dell’ «eroe dei due mondi». Inoltre la  vita di Garibaldi  testimonia una granitica coerenza, che già allora risultava un valore “raro”, ma che oggi appare ancora di più sorprendente da riscontrare.

La prof.ssa Cristina Vernizzi -  Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana-Sezione di Torino-Piemonte e componente del Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala, ci offre , in modo sintetico ed efficace, una narrazione che  è uno spaccato di storia poco nota e tantomeno divulgata al grande pubblico.

Si riscontra il modo in cui la storia “ufficiale” dominante sia stata attenta a non evidenziare la mancanza di coerenza tra “proposta e azione” della classe politica del tempo, già prematuramente contagiata da maneggi occulti, opportunistica e cinica.

Realtà penosa che purtroppo continua imperterrita ancora ai giorni nostri.

Nel ringraziare l’Autrice, per la sua preziosa collaborazione, auguriamo una buona lettura (m. b.).

 

                                       

             GARIBALDI  NEL PARLAMENTO SUBALPINO

 

 

Anche l’eroe dei due mondi sedette nell’aula del Parlamento subalpino, nella sede che si presenta oggi  come era nell’ultima seduta del dicembre 1860.

Erano trascorsi solo dodici anni da quel maggio 1848  quando l’aula aveva accolto i primi 204 deputati salutati dal pubblico festante, che era  accorso ad attenderli fuori dal Palazzo Carignano.  

Cavour vi sarebbe entrato con le  elezioni suppletive del giugno successivo e  nel settembre dello stesso anno  Giuseppe Garibaldi era registrato nei verbali elettorali nel Collegio di Cicagna di Chiavari.

 In realtà la sua partecipazione eroica alla difesa della Repubblica Romana, conclusasi drammaticamente con la fuga e la morte di Annita, gli impedì la partecipazione all’Assemblea parlamentare. E non solo,  ma benché deputato, subì l’arresto a Chiavari dai carabinieri  nel settembre 1849, suscitando lo sdegno della popolazione e l’interpellanza alla Camera dell’Amministrazione civica di Chiavari sulla legittimità dell’arresto dell’eroe.

Questi iniziava il suo secondo esilio e solo dieci anni dopo  nell’agosto 1859, il suo nome apparve nel registro dei verbali del Parlamento subalpino come deputato del Collegio di Stradella di Pavia.

 Molte cose erano cambiate, Garibaldi era diventato  Maggiore Generale nell’esercito Sardo al comando  dei Cacciatori delle Alpi  e aveva combattuto valorosamente nella seconda guerra di indipendenza riportando la vittoria nella  battaglia di San Fermo nel maggio del 1859, presso Varese.  

Per la grande popolarità di cui godeva, nel marzo 1860 fu eletto nei collegi di Varese,  di Stradella, e di Nizza Marittima , ma solo per quest’ultima optò nella seduta del 13 aprile 1860. Infatti dopo l’armistizio di Villafranca, si doveva procedere, secondo gli accordi stipulati tra Cavour e Napoleone III a Plombières,  alla annessione di Nizza alla Francia, fatto inaccettabile per l’eroe nizzardo di nascita e italiano quale si era sempre dichiarato e  per cui aveva lottato.

Con animo combattivo affrontò quindi la questione alla Camera Subalpina. Il suo ingresso, tra uomini in abito rigorosamente scuro, e lui indossando il consueto poncho in lana chiara, era stato accolto con qualche mormorio di disapprovazione delle destre e quando prese la parola, affrontò con toni violenti Cavour, il suo avversario,  responsabile della cessione di Nizza.

Tentò inutilmente di far recedere il Parlamento dalla rinuncia alla sua città natale e presentò in tal senso una interpellanza nella seduta del 12 aprile. Meditò anche di andare oltre confine per ostacolare i plebisciti che si stavano preparando. Furono giorni di forte tensione tra gli schieramenti filogovernativi e opposizioni, nelle giornate di aprile e maggio che precedevano la spedizione dei Mille.  In fine Garibaldi, con il sollievo dei cavouriani, si dimise dalla carica di deputato il 23 aprile, pochi giorni prima della spedizione che sarebbe partita da Quarto e che velatamente il Governo sosteneva. Cionondimeno, nelle elezioni suppletive di quei mesi tra luglio e ottobre del 1860, mentre combatteva e governava i territori dell’ex Regno borbonico, il suo nome restò registrato  nei Collegi di  Corniglio presso Parma e di Milano tra i deputati del Parlamento Subalpino.

Questi nel frattempo con le annessioni delle regioni del centro-nord, era diventato Parlamento Italiano.

Infatti quando il 13 ottobre la nuova assemblea si aprì con 387 deputati , molti di loro provenivano dalle varie località italiane  e altri si sarebbero aggiunti con i plebisciti del Sud. In quel giorno  Garibaldi fu presente formalmente nel Verbale dell’Aula come deputato di Corniglio (Parma), ma stava concludendo a Napoli la spedizione che lo vedeva all’incontro presso Teano con Vittorio Emanuele II.  L’eroe di fatto  ritornerà a Torino nel febbraio 1861 come deputato di Napoli nella nuova aula del Parlamento Italiano  costruita provvisoriamente nel cortile del Palazzo Carignano, per dare adeguata sede ai numerosi nuovi deputati .

Ancora uno scontro violento contro il primo ministro segnerà la sosta torinese. Si batterà per il riconoscimento del suo esercito meridionale e denuncerà il  trattamento profondamente ingiusto cui erano stati sottoposti i volontari.

La sua attività politica, più intensa di quanto non si pensi, continuerà  sia  fuori che dentro il Parlamento. Sarà segnata da alterne vicende, e sarà deputato in numerosi collegi  dal nord al sud Italia e in Sardegna a Ozieri ( Sassari).

Con Roma capitale,  parteciperà attivamente alle sedute della Camera fino al  novembre 1880 come deputato del Collegio di Roma, quando solo la salute sempre più precaria gli impedirà di frequentare la Camera dei deputati  nell’Aula Comotti di Montecitorio.

 

 

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Articolo pubblicato il 12/10/2023