Gian Carlo Caselli:”Le due guerre”
Giancarlo Caselli

Perché l’Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia

Quando si parla di mafia, si parla di “corruzione” che si insinua, come un cancro, in tutte le fibre più sane del nostro Paese. Ed è per questo che la parola “corruzione” è la risposta alla domanda:

 

“Perché le nuove generazioni si sentono lontane dalla politica?”

 

 posta dal presidente della Biennale Dott. Zagrebelsky, moderatore dell’incontro.

 

“La politica non ci interessa ”dicono i giovani “addirittura ci disgusta”.

 

Questo sentimento così diffuso è però contestato dallo stesso Zagrebelsky che risponde:

 

“Noi italiani abbiamo l’abitudine di autoflagellarci e di considerare l’Italia una Repubblica non più basata sul lavoro, ma sulla corruzione” Non è così! In questo senso “Le due guerre” è il libro che ci permette di capire questo nostro “strano” Paese".

 

Un Paese disperato e pronto ad arrendersi davanti a poteri troppo forti e radicati e a vincere in altri drammatici momenti della nostra recente storia, grazie a magistrati e a comuni cittadini, che con coraggio e fiducia, hanno difeso lo Stato democratico.

 

Questo libro, come dice il figlio Stefano Caselli, non è un “dietro le quinte” per il semplice fatto che Gian Carlo Caselli, magistrato e anche comune cittadino, è sempre stato in prima fila.

 

È forse per questo che l’autore, spinto dalle domande del pubblico, a questo punto della presentazione, ha voluto regalarci il semplice racconto di se stesso come testimonianza del suo impegno non teorico.

 

Caselli racconta di aver studiato dai Salesiani di Via Lucerna di Rorà.

 

“Per Don Bosco bisognava essere buoni cristiani e buoni cittadini, ecco forse da dove ho tratto ispirazione”.

Il lavoro alla Olivetti e lo studio lo impegnano molto. Si laurea in giurisprudenza e, pur non frequentando, si considera “un secchione”.

 

Prepara con cura ogni esame infatti, per diventare magistrato, non sicuro di passare la prima sessione scritta, si iscrive al secondo esame bandito in quell’anno. Con sua sorpresa passa sia il primo che il secondo esame e all’orale prende un voto altissimo.

 

Tutta la sua vita è improntata al rispetto della legalità perché dice:

 

”Senza regole non c’è partita, o la partita è truccata. Senza regole vincono sempre i soliti, la corruzione ci costa 60 milioni di euro l’anno, è una rapina silenziosa e occulta. La felicità dipende da tanti fattori: scuola, speranza di vita, famiglia. Aggiungerei la legalità”.

 

Il suo coraggio si esprime anche nell’accettare di vivere dal 1974, sotto scorta.

 

"Chiesi di andare a Palermo, dopo le stragi della mafia, perché la mafia aveva dimostrato una potenza incredibile. A Palermo non potevo fare niente senza la scorta, nemmeno andare al mercato”

 

luogo che Caselli ammette di amare moltissimo.

 

“La mia scorta era così efficace da riuscire a dribblare anche i carabinieri, tanto che potei presentarmi a Corleone senza che nessuno se ne accorgesse".

 

Possiamo quindi dire che, ancora una volta, questo nostro grande magistrato è riuscito, con le sue parole e i suoi scritti ad infonderci coraggio.

 

L’incoraggiamento, che viene rivolto a tutti gli italiani nelle ultime pagine del libro, ci indica la strada per non diventare mai sudditi, ma cittadini attivi, dignitosi e liberi.

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Articolo pubblicato il 07/05/2012