L'India cambia nome: si chiamerà 'Bharat'

Il cambio di nome da parte dell'India rivela tutto il suo nazionalismo indù, volto ad affrancarsi da ogni passato coloniale.

L'India si trova in una posizione strategica nell'Asia meridionale, confinando con il Pakistan, la Cina, il Nepal, il Bhutan, il Bangladesh e il Myanmar. Questa posizione le dà un accesso diretto all'Oceano Indiano e la rende un importante punto di transito per il commercio globale.

La repubblica indiana è la settima nazione più grande del mondo per superficie e la seconda per popolazione. Questo la rende una delle potenze regionali più importanti dell'Asia meridionale e le dà una notevole influenza sulla politica della regione.

Nuova Delhi ha diversi conflitti territoriali con i suoi vicini, in particolare con il Pakistan e la Cina. Questi conflitti riguardano principalmente la questione del Kashmir e quella del confine tra l'India e la Cina.

Attualmente ha relazioni diplomatiche con molti paesi in tutto il mondo, tra cui gli Stati Uniti, la Russia e il Giappone. L'India è anche uno dei membri fondatori del Movimento dei non allineati. Andando a costituire, già ai tempi della Guerra Fredda, una possibile terza via al bipolarismo allora imperante.

Oggi la situazione non è cambiata. In alternativa all’egemonia unipolare di Washington, l’India è uno dei membri fondatori dei BRICS, acronimo che sta per Brasile, Russia, India appunto, Cina e Sud Africa. Attualmente diversi paesi osservatori hanno aderito ai BRICS, allargando il campo e l’alleanza strategico-economica in opposizione all’Anglosfera.

Da diversi anni l'India è una delle economie emergenti più importanti del mondo, con una crescita economica costante negli ultimi decenni. La sua economia è basata principalmente sui servizi, ma include anche l'agricoltura e l'industria manifatturiera.

Finora abbiamo parlato di India appunto. Così la conosciamo dai tempi più antichi. Tuttavia, ecco la notizia del giorno!

Il Parlamento indiano si riunirà in sessione straordinaria dal 18 al 22 settembre, ma l'agenda dei lavori non è stata ancora resa nota. Secondo alcune voci di palazzo, in quei giorni verrà presentata la proposta ufficiale per il cambio di nome dell'India in "Bharat". Avete letto bene. L’india cambierà nome!

Questa iniziativa è stata anticipata la scorsa settimana da ItaliaOggi, che aveva rivelato l'intenzione dell'India di utilizzare il palcoscenico del G20 per lanciare la proposta. E così è stato: durante il vertice a Nuova Delhi, il nome "Bharat" ha sostituito il toponimo "India", come dimostrato dall'invito a cena firmato dalla capo di stato Droupadi Murmu, che si è qualificata come "Presidente del Bharat". Inoltre, alla conferenza di apertura del summit, il posto del primo ministro Narendra Modi recava la scritta "Bharat", e un documento diffuso dal portavoce del partito al governo definiva Modi come "Primo ministro di Bharat".

 

È importante sottolineare che questo cambio di nome non è solo una mossa elettorale del premier indiano, ma ha anche una forte valenza geopolitica. Il termine "Bharat" è già presente nella costituzione indiana, ma non è mai stato usato ufficialmente fuori dal paese. Anche “India” e “Hindustan” (dal persiano) sono nomi antichi della nazione, legati al fiume Indo che attraversa il paese. Ma il primo si è imposto da Occidente, con l'arrivo di Alessandro Magno su quelle sponde, il secondo è frutto di 300 anni di dominazione musulmana Moghul (tradizione ereditata poi dall’arcinemico Pakistan, ovvero quel che rimane dell’India musulmana).  Questo cambio di nome rappresenta quindi una rivincita linguistica sul colonialismo e riporta il paese alle sue origini tradizionali, tagliando ogni legame storico con la dinastia imperiale islamica e con l'impero britannico.

 

Molti altri paesi che erano stati colonizzati dall'Inghilterra hanno già cambiato il loro nome originale in quello tradizionale. Ad esempio, il Bangladesh era il Pakistan orientale, lo Sri Lanka si chiamava Ceylon e il Myanmar era la Birmania. Tuttavia, nel caso dell'India, questo cambio di nome ha un significato particolarmente forte in quanto si tratta del paese più popoloso al mondo e rappresenta un chiaro segnale all'Occidente che non è più egemone. Inoltre, questo gesto rappresenta un importante passo verso l'affermazione della cultura e della tradizione indiana, in particolare dell'induismo, la religione dominante del paese.

L'India, o “Bharat”, dovrà affrontare la sfida di sostenere la crescita economica e lo sviluppo sociale, nonostante le pressioni demografiche e ambientali. Al suo interno presenta ancora grandi contraddizioni, large minoranze religiose che acuiscono il conflitto con l’identità nazionalista indù del presidente Modi, e una forte disuguaglianza sociale ed economica. In una situazione simile a quelle del Brasile e del Messico, Nuova Delhi potrebbe diventare quella futura potenza economica e militare che ad oggi non si vede, o tarda ad arrivare.  Alcuni osservatori hanno anche sottolineato l'importanza per l'India di rafforzare la sua posizione come potenza regionale e globale, attraverso l'investimento in infrastrutture, l'innovazione tecnologica e la diplomazia attiva.

Nei prossimi decenni l’ardua sentenza per stabilire la futura potenza dell’India o, meglio, di “Bharat”.

 

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Articolo pubblicato il 16/09/2023