Torino 2006 “per non dimenticare”
La passerella

Prima tappa di un tour tra le opere inaugurate per le olimpiadi invernali: il Villaggio e la Passerella olimpica

Dopo neanche sei anni dalla sua realizzazione quello che resta del Villaggio olimpico è solo abbandono.

 

Le note palazzine colorate, che ospitavano le delegazioni di tutto il mondo, non hanno ancora raggiunto quella seria responsabile utilizzazione che permetta lordi mantenersi vive ed efficienti.

 

Si diceva dovessero trovare posto appartamenti di edilizia sociale ed uffici; invece, in questa area, i cinque cerchi olimpici hanno lasciato spazio solo a tristezza e degrado.

 

Ora è il tempo degli intonaci scrostati, delle infiltrazioni che si ramificano ed indeboliscono la struttura, delle porte pertinenziali rotte.

 

Cumuli di rifiuti, scritte di ogni genere che devastano i muri e gli androni, pavimentazioni sconnesse e piene di erbacce sono sotto gli occhi dei pochi passanti che, loro malgrado, osano avventurarsi da quelle parti.

 

Tra questi c’è il Signor Paolo G. che si ferma e ci dice:

 

“Ogni giorno passo di qui in bicicletta e mi è capitato di bucare e di rimanere a piedi a causa dei vetri delle numerose bottiglie rotte. Non parliamo poi di quando tira vento, ti cadono in testa pezzi di cornicione”.

 

Volgendo lo sguardo alla vicina Passerella olimpica, entrata subito nei cuori dei torinesi come simbolo maestoso di una città desiderosa di presentarsi e rilanciarsi al mondo, vediamo come il degrado abbia, purtroppo, intaccato anche questa opera.

 

Ascensori e scale mobili sono guasti ormai da anni e il transito viene proibito nelle ore notturne, dalle 22.00, per motivi di sicurezza.

 

Durante le olimpiadi la passerella aveva lo scopo di unire il Lingotto al Villaggio olimpico, ma ora tale collegamento porta solo verso una zona senza alcuna attrazione, degradata e pericolosa.

 

Il Passaggio viene persino sconsigliato da alcune guide turistiche che preferiscono far ammirare l’Arco Olimpico dal treno o dalla veduta del Lingotto.

 

Quel che più preoccupa è che tutto ciò non è attribuibile esclusivamente all’incuria dei residenti o allo scarso senso civico dei torinesi.

 

Visitando questi luoghi e soffermandosi a vedere l’entità e la natura dei danni viene spontaneo chiedersi: in che modo e con quali materiali sono state costruite tali strutture?

 

E ancora, il denaro profuso in grande quantità era destinato ad edificare qualcosa di utile e duraturo o già si pensava, come al solito, in termini di usa e getta?

 

Il tempo, purtroppo, sta dando risposte poco consolanti…alla prossima tappa!

 

 

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Articolo pubblicato il 30/04/2012