Ferragosto e la settimana da dimenticare

I giornali asserviti al pensiero unico hanno superato in peggio la politica

La settimana di Ferragosto è ormai terminata ed i politici e le prefiche dell’ambientalismo sono ancora in vacanza. Ma le polemiche inutili ed i dogmi ossessivi delle ultime discussioni preagostane, sono stati propagati dai giornaloni e contenitori televisivi, per disturbare la vita dei cittadini.

Il repertorio è stato costante; i rincari dovuti all’interpretazione estensiva dell’inflazione, quale causa delle vacanze improponibili, il prezzo dei carburanti dovuto in gran parte a causa della speculazione, come già visto nei mesi scorsi. Il tutto in funzione antigovernativa.

Ogni giorno ed in ogni trasmissione, lo stereotipo dell’italiano che doveva combattere contro il caro ombrelloni della Versilia o con il rincaro alla pompa ci ha perseguitano incessantemente. La mobilitazione feroce alla lotta per la lotta al nulla, l’aveva già iniziata Maurizio Landini, boss della Cgil alle prese con l'organizzazione di una manifestazione autunnale contro il governo e soprattutto contro una legge di Bilancio che ancora non è stata scritta.

Aldilà dell'assurdità di una protesta preventiva, se ne è uscito col più classico dei populismi estivi attaccando il governo "Ascoltasse le persone che non possono andare in vacanza", la sparata. E dietro di lui tutta la sinistra a cavalcare il taglio delle accise sulla benzina. Che, quando si trovavano al governo, se ne teneva alla larga anche solo dal nominarlo.

Di sparate inconcludenti si è poi reso protagonista il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Prima ingaggia un’assurda polemica sui fondi per gli alluvionati, clamorosamente smentita, numeri alla mano, dal presidente del consiglio, poi si lamenta perché arrivano troppi immigrati.  Dimenticando che nelle settimane precedenti, con i suoi pretoriani invocava "una missione comune di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo che abbia mandato operativo di salvare le vite", e oggi si lamenta che ne arrivano troppi.

Peggio di Bonaccini, c'è solo la sua capa: Elly Schlein. Per lei primo posto sul podio di ferragosto.

Partita a giugno annunciando l'estate militante, in giro non l'hanno granché vista a militare. E così, si è inventa la petizione online per dettare la linea al governo sul salario minimo. "Abbiamo raccolto 200mila sottoscrizioni!". Per i dem un vero successo (nonostante la piattaforma sia andata in tilt subito dopo il lancio).

La realtà, però, è un'altra. Basta scorrere i nomi dei firmatari per capire che, tra personaggi farlocchi e firme quadruplicate, l'iniziativa è un grandissimo buco nell'acqua. Ma, fossero state tutte vere, non avrebbero avuto alcun valore. Non si fa politica a suon di petizioni, non si sostituisce il voto degli italiani a suon di quesiti online.

Fatte le debite comparazioni, il tormentone con il quale ci hanno pressato i media è stato più disgustoso di quello dei politici, perché martellante e fabbricato sul nulla. Se qualche “giornalaia” di Mediaset e di altri format avesse conosciuto le vicende sociali del nostro Paese, avrebbe riservato maggior rispetto al cittadino e si sarebbe comportata diversamente, magari scegliendo temi più pregnanti ed evitandoci il disgusto di una demagogia calata dall’alto.

Tanto per citare qualche esempio del passato, ricordiamo e riflettiamo che l’italiano, alle prese con il bilancio famigliare si è sempre regolato di conseguenza. Ha rinunciato alle vacanze senza drammi se nei suoi programmi erano presenti altre priorità e nella scelta delle vacanze si è comportato con saggezza. Quando alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, i prezzi delle spiagge e gli alberghi di Liguria e Versilia stavano diventando esosi, piemontesi e Lombardi si sono orientati sull’ospitale Emilia e Romagna e sul Veneto. Allora non c’era internet e funzionava il passaparola.

La retta giornaliera, in confronto era più che dimezzata, con l’inclusione di spiaggia, ombrellone, sedia sdraio e merenda per i bambini nel costo del soggiorno alberghiero. Le ferrovie istituirono treni estivi da Torino a Rimini ed il rimedio fu trovato, senza che il governo in carica neppure si accorgesse. A ruota, anche Marche, Campania, Calabria e Puglie si attrezzarono per accogliere degnamente i turisti. Così l’Italia delle vacanze fu unificata!

Negli anni ottanta, con l’inflazione che aveva superato il 20%, molti italiani scoprirono la Francia, la Spagna e la Tunisia quali mete di vacanze, perché competitive, ma senza clamori.

Oggi dai toni usati, si vorrebbe che il governo finanziasse vacanze, benzina e quant’altro. A carico di chi?

Per far passar da cattivoni governo ed albergatori, è stata inventata la cabala Albania, senza accorgersi che il saputo che ha iniziato a battere su quel tasto, si è ancora una volta dimostrato ignorante e sprovveduto.

Premesso che l’Albania si raggiunge via mare dalla Puglia, l’Italiano medio che non trascorre più di due settimane di vacanze continuative, sarebbe stato così stolto da affrontare un lungo viaggio in auto sino al porto di partenza, con il pedaggio autostradale a carico? Avrebbe poi affrontato il costo del traghetto per la famiglia e dell’auto al seguito per poi sbarcare nel Paese delle Aquile?

I primi allocchi anti Meloni hanno magnificato la scelta operata, alla partenza, ma poi cos’hanno trovato?

Sistemazioni da adattamento a prezzi ridotti, ma quando hanno cercato di alloggiare in location più esigenti, hanno praticamente barattato il soldo.

In questo triste martellamento televisivo, se registi e conduttori fossero stati in possesso di sobrietà intellettiva, avrebbero trovato obiettivi più originali e proficui per il cittadino, ma gli intenti erano ben altri.

Proviamo ad accennarne almeno uno.

Tra le cause dell’inflazione e delle finanze pubbliche dissanguate, non è di certo estranea la guerra tra Russia e Ucraina.

Siamo d’accordo che la Russia è il Paese invasore, ma oggi il sud dell’Europa è sotto la minaccia di un’estensione del conflitto, nucleare e batteriologica, che nonostante autorevoli interventi di mediazione subito respinti, come quello del Pontefice, si trascina a causa della lotta alla supremazia che coinvolge le grandi centrali del potere mondiale.

La conclusione del conflitto pare ancora lontana, perchè la “quadra” non è anco stata raggiunta. Perché le forze politiche ed i media non mobilitano l’opinione pubblica, non in una presa di posizione partigiana, ma per imporre con mobilitazioni pubbliche il cessate il fuoco e l’apertura di autorevoli e risolutive mediazioni?

Forse un assetto di pace disturba i grandi manipolatori dell’opinione pubblica che dettano legge anche ai nostri meschini ed asserviti giornaloni.

Meglio appiattirsi sulle mancate o ridotte vacanze.

Cerchiamo di aprire gli occhi su quel che ci circonda, ed a chiudere le orecchie verso i bombardamenti mediatici!

 

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Articolo pubblicato il 21/08/2023