Giovani under 35 in pensione a 74 anni con mille euro

L'Opinione di Luigi Cabrino

Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG), ha espresso in in intervento a Il Sole 24 ore serie preoccupazioni sul destino previdenziale dei giovani under 35. Secondo uno studio del CNG questi giovani lavoratori sarebbero condannati a procrastinare l'attività lavorativa fino a 74 anni per sperare in una pensione di mille euro netti.

Sono diversi i giornali ad avere immediatamente ripreso la notizia dello studio in questione.

L’età pensionabile in Italia continua a crescere, e per i giovani che hanno iniziato a lavorare nel 2020, il futuro previdenziale appare incerto. Con l’età di pensionamento fissata a 71 anni, l’Italia supera tutti i principali paesi europei in questo inquietante primato.

Al Sole 24 Ore, Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG), ha per l'appunto espresso preoccupazione per questa tendenza, sostenendo che, considerando la discontinuità lavorativa e le basse retribuzioni, molti giovani potrebbero ritrovarsi con pensioni di poco superiori agli assegni sociali. Questo scenario, come Pisani sottolinea, potrebbe diventare “socialmente insostenibile”.

Lo studio di Eures citato dal CNG offre una prospettiva ancora più preoccupante. Secondo le proiezioni se i giovani dovessero rimanere al lavoro fino al 2057, la pensione media potrebbe essere soltanto di 1.577 euro lordi mensili per i dipendenti e di 1.650 euro per coloro con partita Iva.

Sempre al Sole 24 Ore, Alessandro Fortuna, specialista in politiche dell'occupazione e della previdenza, evidenzia chel’attuale sistema, basato sul calcolo contributivo, non solo consolida le diseguaglianze ma penalizza ulteriormente i lavoratori con redditi più bassi. Ciò nonostante, l’Italia presenta una spesa pensionistica pari al 17,6% del PIL, la seconda più alta nell’UE27.

La responsabilità di tutto questo? La disparità retributiva. Nel 2021, i lavoratori sotto i 25 anni hanno guadagnato in media solo l’40% della retribuzione media complessiva. Aggravando la situazione, vi è un crescente trend verso l’instabilità contrattuale. Dal 2011 al 2021, i contratti a tempo indeterminato tra i giovani sono diminuiti del 10%.

Riconoscendo questa critica situazione, il CNG chiede con urgenza una “pensione di garanzia” per i giovani, che includa supporto e copertura per periodi di formazione e fragilità salariale.

Viene da chiedersi se il modello previdenziale unico ed uniforme per tutto il paese sia quello giusto.

 

Luigi Cabrino

 

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Articolo pubblicato il 19/08/2023