Un valico millenario - Il piccolo San Bernardo

Di Alessandro Mella

Le antiche fortune del Ducato di Savoia e poi del Regno di Sardegna furono dovute, almeno in parte, anche al controllo dei valichi che dividevano le pianure italiche, attraverso i passaggi sulle Alpi, dalla Francia.

Ma ovviamente queste vie di comunicazione ebbero tutte, più o meno, ruoli di primaria importanza nei secoli. Tra queste vi fu anche il valico del Piccolo San Bernardo che dalla Valle d’Aosta permetteva e permette il passaggio in Francia dal vallone di La Thuile a quello gallico dell’Haute Tarantaise.

Il suo nome non è casuale e la scelta richiama alla necessità di distinguerlo dal passo del Gran San Bernardo che collega Italia e Svizzera:

L’Hospitale e monasterio del picciolo San Bernardo è situato sopra l’istesso ordine di monti, quantunque due giornate discosto dal primo, e si chiama piccolo San Bernardo, per non essere del tutto così alto, ne aspro, ne incolto come il grande. (1)

L’impiego millenario del passaggio è ancora oggi testimoniato dei resti di strutture, un mansio adibito a magazzino ed alloggio, di epoca romana ove i viaggiatori potevano trovare rifugio e ristoro e nel caso effettuare il cambio dei cavalli. Poco lontano esisteva anche un tempietto votivo. La presenza di strutture romane, fatalmente destinate a subire una decadenza in epoca medievale, era giustificata anche dalla presenza della via Alpis Graia voluta da Giulio Cesare per collegare Mediolanum al territorio gallico. Si consideri che tale fu la perizia nella realizzazione che de facto essa servì fino al 1858.

A breve distanza si trova un altro riferimento archeologico di grande interesse e cioè un cromlech composto da quasi cinquanta pietre disposte nel terreno in forma circolare e probabilmente di realizzazione preistorica. A conferma dell’impiego millenario ed assai datato del valico.

Occasionalmente esso fu chiamato dai valligiani “circo d’Annibale” poiché la leggenda voleva che il condottiero vi tenesse rapporto con i suoi generali. (2)

Il riferimento non è casuale poiché, tra le molte valli e zone del nord-ovest rivendicanti il passaggio dell’armata cartaginese, vi fu anche questo valico. Molto, ovviamente, se ne parlò nel tempo con illustri sostenitori di questa tesi:

Fra tante opinioni il racconto di Polibio, che pare convenire col passo del piccolo San Bernardo nelle Alpi Greche, merita fede maggiore di ogni altro perché egli visitò i luoghi con molta cura e cercò notizie del fatto dagli abitatori che avevano veduto il gran capitano passare pei loro monti. (3)

Ovviamente vi fu anche chi ritenne non sostenibile questa versione ed il dibattito prosegue, senza soluzione definitiva, ormai da secoli e senza dare l’impressione di essere prossimo a dare risposte documentate e certe.

Ognuno, frattanto, si tiene quindi stretta la propria convinzione a beneficio del folklore locale.

Fu, comunque, nell’XI secolo che San Bernardo vi fondò un ospizio per l’assistenza ai viandanti, benefica struttura più volta danneggiate dalle sventure e dal passaggio di innumerevoli soldataglie. Si dice che lo stesso San Bernardo avesse divelto una colonna pagana di epoca romana dedicata a Giove le cui vestigia oggi fanno da piedistallo, ironia della sorte, proprio alla statua dedicatagli.

Dopo secoli di gestione religiosa la struttura fu affidata ad osti privati dal governo del Regno di Sardegna il quale, dietro compenso ai gestori, si assicurò che il rifugio non facesse venire meno i suoi preziosi servigi.

Vi è da dire che non poteva mancare una certa sensibilità da parte di Casa Savoia visto che il papa Benedetto XIV aveva, con bolla del 1752, affidato l’amministrazione del complesso all’Ordine sabaudo dei Santi Maurizio e Lazzaro.

In fronte a questo, sul monte Valaisan, sorgeva un fortilizio sardo edificato nel 1791 ed oggetto degli attacchi dei francesi nei combattimenti del 1793.

Ma la vita militare del passaggio fu sempre assai vivace come quando Napoleone, già primo console, vi fece transitare una parte della sua armata al tempo della seconda campagna d’Italia:

Non lungi dal gran San Bernardo trovasi il piccolo San Bernardo, che dai monti della Savoia parimente riesce nella valle d’Aosta. Il primo console mandò innanzi per questo valico il generale Chabran colla 70a mezza brigata e alcuni battaglioni d’oriente, per la maggior parte coscritti, corpo di 5 o 6 uomini, che doveva raggiungere ad Ivrea lo sforzo principale. (4)

Oggetto dell’attenzione italiana nella campagna contro la Francia del 1940, il piccolo San Bernardo fu poi occupato dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. I mesi successivi furono caratterizzati da innumerevoli scaramucce tra soldati tedeschi e della Repubblica Sociale e militari della Francia Libera. Eccone un esempio:

Gli scontri continuano sul Piccolo San Bernardo Fronte italiano, 2 aprile. La battaglia, sulle pendici che fiancheggiano la strada e il valico del Piccolo San Bernardo, si è riaccesa nelle ultime ventiquattro ore. I reparti degollisti, dopo le gravissime perdite subite negli attacchi precedenti, approfittando di particolari condizioni atmosferiche che favorivano i loro movimenti, per la settima volta hanno ripreso un attacco in massa avvicinandosi, appoggiati dall’artiglieria, ai nostri posti avanzati. La lotta fra gli alpini degollisti e le nostre valorose truppe di montagna è stata lunga, serrata, con scontri all’arma bianca. Un piccolo caposaldo di scarsa importanza strategica è rimasto nelle loro mani. È continuata, nella valle del Serchio fino all’Appennino centrale, l’azione esplorante delle pattuglie statunitensi e germaniche. (5)

Furono innumerevoli gli eventi storici, ma anche gli incidenti e le disgrazie che, in specie nella stagione invernale, si verificarono ai 2188 metri di quota del valico. Anticamente, tra l’altro, e fino a pochi decenni fa gli inverni erano molto più rigorosi di quanto non siano oggi sebbene essi ancora adesso non scherzino.

Ma la neve, un tempo, cadeva copiosa rendendo il percorso quasi impossibile da percorrere:

Quattordici metri di neve al Piccolo San Bernardo Aosta, sabato sera. In seguito alle eccezionali nevicate di questi ultimi tempi poche volte al pari di quest’anno si è avuta nel mese aprile così grande quantità di neve in alta montagna. Basti dire che la neve ancora oggi raggiunge in certe località al Gran San Bernardo 12 metri di altezza e supera i 14 metri al Piccolo San Bernardo. Non ostante questo notevole innevamento a stagione tanto avanzata, le strade dei due valichi per interessamento delle competenti autorità verranno riaperte probabilmente qualche settimana prima degli scorsi anni. (6)

Anche oggi, sebbene in misura minore, la stagione fredda si presenta come problematica tant’è che la strada carrozzabile viene chiusa nel tardo autunno e riaperta nella tarda primavera a ridosso dell’estate imminente.

Il passo è sicuramente un luogo suggestivo anche dal punto di vista paesaggistico e merita senz’altro una gita di giornata approfittando, magari, di una giornata di bel tempo.

Occasione preziosa per visitare anche l’antico e vicino giardino botanico Chanousia od il grazioso lago alpino Verney.

Alessandro Mella

NOTE

1) Stuore del padre Gio Stefano Menochio della Compagnia di Giesù, Tomo Primo, Centuria III, Venezia, 1724, p. 3.

2) La Svizzera pittoresca e suoi dintorni, A. Martin, Tipografia della Minerva Ticinese, Mendrisio, 1836, p. 255.

3) Storia d’Italia dai tempi più antichi fino all’invasione dei Longobardi, Volume II, Atto Vannucci, Poligrafia Italiana, Firenze, 1852, pp. 251-252.

4) Storia del Consolato e dell’Impero, Volume I, Adolfo Thiers, Fontana e Le Monnier Editori, Firenze, 1845, p. 228.

5) La Stampa, 93, Anno LXIX, 3 aprile 1945, p. 1.

6) Ibid., 80, Anno LXI, 3 aprile 1937, p. 2.

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 30/08/2023