Giuseppe Castriota: Un leone tra le sabbie infuocate

Di Alessandro Mella

Molte sono le storie che l’oblio ha rapito, sparso al vento ingeneroso dei tempi, strappato alla memoria umana ed a quella della collettività.

Vicende umane condizionate dai grandi eventi che travolgevano le persone segnandone l’avvenire.

Nei primi anni del ‘900 il Regno d’Italia, per molte ragioni sia interne che diplomatiche e geopolitiche, aveva ripreso a guardare verso l’Africa dopo le cocenti sconfitte etiopi che avevano segnato la fine della stagione politica di Crispi. In questo contesto il nostro paese mosse guerra all’Impero Turco per la sovranità sulla Tripolitania e sulla Cirenaica odierne Libia. Fu un conflitto, quello del 1911-1912, tutt’altro che semplice cui seguirono anni di instabilità politica e sociale a causa delle comprensibili rivendicazioni indipendentiste delle popolazioni locali assoggettate.

In questo ambito si distinse un giovane ufficiale d’artiglieria che, proiettato in quel contesto difficile, cercò di fare del suo meglio in un ambito per niente semplice ed ancora oggi difficile da giudicare, inquadrare e capire.

Giuseppe Castriota nacque a Collepasso, nel leccese, il 26 febbraio del 1893 probabilmente da una famiglia di origine albanese come sembra suggerire il cognome tipico di quelle terre e riconducibile agli esuli al seguito del celebre eroe nazionale dell’Albania.

Soldato mobilitato con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, assegnato all’arma dell’artiglieria, venne nominato aspirante ufficiale nel 1917 ed assegnato al “deposito scuola bombardieri”. (1)

Nel terribile conflitto il nostro Giuseppe si portò bene e questo gli valse, molti anni dopo quando fu istituito, nel 1968, l’Ordine di Vittorio Veneto nella classe unica di cavaliere. (2)

Con il termine della guerra egli ebbe la possibilità di transitare dai quadri di complemento a quelli del servizio permanente iniziando così una stabile carriera militare. Maturando anzianità di servizio fin dal 7 giugno 1920 quando divenne quindi ufficiale effettivo d’artiglieria. (3)

Tuttavia, la vita di caserma dovette forse sembrargli un poco stantia e poiché gli ufficiali assegnati in ambito coloniale maturavano l’anzianità con tempi doppi, e quindi si avvicinavano più rapidamente alla promozione, avanzò domanda di trasferimento al Regio Corpo Truppe Coloniali Cirenaica cui fu assegnato dal 27 maggio 1922. (4)

Giunse in Libia in un periodo assai turbolento e qui fu assegnato ai reparti di artiglieria annessi al RCTC (Regi corpi truppe coloniali) trovandosi pienamente travolto dalle operazioni messe in atto dalle forze armate per reagire alla diffusa ribellione dei locali.

Le batterie, infatti, furono impiegate a protezione e supporto dei reparti impiegati allo scopo e non mancarono, al nostro, momenti difficili.

Situazioni che gli valsero, tuttavia, il riconoscimento delle autorità militari con una croce al merito di guerra assegnatagli nel 1926:

CASTRIOTA Giuseppe, da Collepasso (Lecce), tenente 3 batteria libica. Attaccato di sorpresa sul fianco, in terreno difficile, da arabi ribelli mentre accorreva verso reparti impegnati, mercé il suo valoroso contegno ed il suo accorgimento riuscì a retrocedere in posizione migliore e ad aprire fuoco efficace contro l’avversario. Om Ginabi, 31 luglio 1924. (5)

A distanza di qualche tempo, nel 1928, al nostro ufficiale fu riconosciuta anche una medaglia di bronzo al valore militare:

CASTRIOTA Giuseppe, da Collepasso (Lecce), tenente 3 batteria libica. Partecipava per due anni alle operazioni di grande polizia coloniale in Cirenaica, dando preclare prove di coraggio personale e di avveduta azione di comando, concorrendo efficacemente, col tempestivo intervento dei suoi pezzi alla buona riuscita delle azioni. Bir Garbàa, 20 luglio 1923; Maraua, 16 marzo 1924; Beliuse, 15-17 aprile 1924; Buerat e Ras Giulaz, 19 aprile 1924. (6)

La cosiddetta “pacificazione della Libia” ebbe lunga durata (andò ben oltre la presenza del Castriota che rientrò in ambito metropolitano già nel 1925-1926 circa) e fu periodo anche di episodi orribili e di rara violenza. La reciproca ferocia sfociò spesso in repressioni durissime.

Quanti drammi? Quanti orrori dovevano aver colto i suoi occhi tra le sabbie infuocate ove aveva, comunque, dovuto fare del suo meglio per proteggere i commilitoni?

Forse molti, abbastanza da procurargli, dopo due anni, il rientro in patria assegnato prima all’Artiglieria pesante campale poi al I Centro contraerei.

Passarono gli anni e per fortuna il nostro non dovette più trovarsi in prima linea e poté proseguire una dignitosa e serena carriera nel Regio Esercito Italiano. Nel 1938 fu insignito dell’Ordine della Corona d’Italia, nel grado di cavaliere, quando aveva raggiunto, frattanto, il grado di capitano. (7)

E con il tempo che correva venne il momento di congedarsi con il grado di colonnello mentre la Storia si portava via un’epoca, un mondo, un bagaglio di ricordi. Sposatosi tanti anni prima, messa su famiglia, da tempo si era trasferito nel torinese quando, il 29 gennaio 1981, egli chiuse per l’ultima volta gli occhi da soldato valoroso con cui aveva potuto vedere luoghi esotici, lontani e magnifici, guastati solo dalla furia dell’umanità. (8)

Alessandro Mella

NOTE

1) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 61, 10 agosto 1917, p. 5169.

2) L’Ordine di Vittorio Veneto è stato istituito con Legge 18 marzo 1968, n. 263, (abrogata dal Decreto Legislativo del 15 marzo 2010, n. 66), per “esprimere la gratitudine della Nazione” a quanti, avendo combattuto per almeno sei mesi durante la prima guerra mondiale o precedenti conflitti, avessero conseguito la croce al merito di guerra. Capo dell’Ordine, comprendente una sola classe di Cavalieri, è il Presidente della Repubblica; un Generale di Corpo d’Armata ne presiede il Consiglio, che provvede al vaglio delle domande avanzate dagli interessati. All’onorificenza, concessa con Decreto del Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa, corrisponde un esiguo assegno annuo, in favore di quei decorati che non godano di un reddito superiore al minimo imponibile. (https://www.quirinale.it/page/vittorioveneto consultato il 29 gennaio 2023).

3) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 265, 12 novembre 1921, p. 1594.

4) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 8, 9 febbraio 1923, p. 310.

5) Ibid., Dispensa 16, 19 marzo 1926, p. 845.

6) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.

7) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 80, 7 aprile 1938, p. 20.

8) La Stampa, 30, Anno CXIII, 31 gennaio 1981, p. 10.

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Articolo pubblicato il 21/08/2023