La crociata spuntata di Elly Schlein e dei compagni di Soumahoro sul salario minimo

Giorgia Meloni apre al confronto e mette in pista il Cnel

Da qualche mese l’ineffabile segretaria del PD Elly Schlein ed il problematico Giuseppe Conte hanno sbandierato l’unità delle opposizioni contro il governo, per aver presentato la proposta di istituire il cd salario minimo a  9 euro l’ora per tutte le categorie di lavoratori.

D’un tratto si è tornati indietro di oltre quarant’anni, quando la CGIL di Luciano Lama sbandierava il principio della variabile indipendente del salario rispetto alle realtà produttive.

Di acqua ne è passata sotto quei ponti, ma la sinistra libertaria di Fratoianni & Conte, seguita a ruota dalla passionaria dalle molteplici nazionalità, non solo non se né accorta che la materia è da sempre appannaggio delle forze sociali, ma ha ritenuto di aver colpito il punto dolens del governo, che sino ai giorni scorsi si era opposto ad ogni incontro, adducendo le ormai note motivazioni di politica economica ed oltretutto perchè la proposta pervenuta era molto generica.

Nove euro lordi o in busta paga. Elemento unico, o parziale. ove sono previsti, altri istituti facenti parte della retribuzione?

L’avvocaticchio foggiano evidentemente non è formato in materia.

Poi, nonostante il parere di economisti i e quelli profferiti sottovoce, da qualche sindacalista, Giuseppe Conte seguito dallo sconclusionato Fratoianni e con distinguo sempre più marcatidi Calenda, non voleva capire che la politica politicante, per entrare in contrasto con i principi di politica economica, deve partire dai dati reali ed accettare le regole dell’economia, conseguenze incluse.

Il presidente del Consiglio a vacanza parlamentari avviate, a sorpresa, ha indetto un conforto con le opposizioni per venerdì scorso a Palazzo Chigi e qui, disorientando i suoi interlocutori, ha proposto al tavolo un metodo id lavoro che riteniamo razionale e potenzialmente vincente.

Si è ribadito che il salario minimo a 9 euro come è proposto dai partiti del centrosinistra porta con sé più di un punto debole. Il primo, e forse più immediato, è che un livello troppo elevato potrebbe «aumentare il lavoro irregolare, in particolare nei settori dove attualmente i minimi tabellari sono molto inferiori alla soglia proposta dal disegno di legge», ha fatto notare un recente studio della Cgia di Mestre.

I settori dove si registrano i salari più bassi in Italia sono l'agricoltura, il lavoro domestico (che però dovrebbe essere escluso dalla norma) e alcuni comparti dei servizi, già di per sé contraddistinti da un elevato livello di lavoro irregolare. È ipotizzabile, quindi, che l'intervento per legge possa portare alcuni imprenditori a preferire il lavoro in nero spingendo nell'irregolarità anche tanti lavoratori che attualmente non lo sono.

C'è, poi, un altro aspetto: la proposta dei 9 euro - riferita ai minimi tabellari - è un valore relativamente alto se rapportato alle retribuzioni italiane, che sarebbe pari al 75-80% del valore mediano. Un dato nettamente superiore anche a quanto raccomandato dall'Unione europea, per la quale il salario minimo dovrebbe collocarsi tra il 50 e il 60% dello stipendio mediano. Qualcuno potrebbe obiettare che uno stipendio più alto è sempre preferibile e, a livello individuale, indubbiamente lo è.

A livello sistemico, però, pare evidente che se il costo del lavoro lievitasse troppo, allora le aziende potrebbero per riflesso ridurre la loro domanda di lavoratori. Il che si tradurrebbe in un maggiore livello di disoccupazione o comunque di lavoro sottopagato e illegale.

Lo stesso governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, aveva parlato dell'importanza dell'introduzione di un giusto livello per un salario minimo legale, che se fissato a un livello troppo alto potrebbe «portare a effetti negativi». E, sotto questo punto di vista, con un salario minimo a 9 euro all'ora l'Italia lo avrebbe a uno dei livelli più alti al mondo, non in valore assoluto, se rapportato al valore mediano degli stipendi. Insomma, c'è tutto per lasciare spazio a un pesante effetto boomerang.

C'è però almeno un altro aspetto: l'indicazione dell'Ue sull'introduzione di una paga minima oraria, riguarda solo quei Paesi dove la copertura della contrattazione collettiva non raggiunge l'80 per cento.

Secondo l'ultima ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil, i lavoratori coperti dai 207 contratti collettivi nazionali confederati sono circa il 97% del totale dei dipendenti. Insomma, l'Italia è ben oltre gli obiettivi comunitari e non sarebbe in alcun modo obbligata ad adottarlo.

Secondo le tesi di alcuni esperti (condivise dal governo), in un Paese dove la contrattazione collettiva è così diffusa il salario base potrebbe danneggiare la contrattazione collettiva e i sindacati, decidendo di fatto le retribuzioni. Per trovare una soluzione che rimandi alle realtà contrattuali ed alle forze sociali, nel corso dell'incontro di venerdì a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio ha proposto alle opposizioni di avviare un confronto con il coinvolgimento del Cnel, ovvero del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

"Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del lavoro povero, non solo sul salario minimo", ha spiegato Meloni. Il coordinamento di un lavoro più approfondito che in autunno potrebbe prendere vita ed essere messo nero su bianco.

Per Meloni un metodo preciso e una tabella di marcia certa sono ingredienti necessari per "arrivare prima della legge di Bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali". Un testo che dal suo punto di vista dovrà essere "efficace, basato su dati reali" e ovviamente in grado di rispondere "a chi cerca un lavoro e a chi ce l'ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa".

Gli occhi del governo sono puntati verso la manovra di fine anno. Taglio delle tasse, più soldi in busta paga e salari più alti: si vuole intervenire per sostenere ulteriormente gli italiani.

Calenda ha colto al volo la novità, per smarcarsi dagli scomodi compagni di merenda ed ha apprezzato la ratio della proposta del governo.

L’opposizione massimalista resta ancorata alla sua battaglia di immagine e di contenuto, tanto che darà avvio alla preannunciata raccolta di firme a sostegno della propria ipotesi di salario minimo.

Il governo trarrà vantaggio dall’aver aperto con l’opposizione un confronto irrituale sia nella forma “extraparlamentare”, sia nella sostanza, non presentandosi con una propria proposta già definita e in grado di essere votata in Parlamento dalla propria maggioranza, dimostrando così di essere aperto alle “buone idee” e non arroccato su posizioni di principio.

Mai come in questa occasione l’estraneità tra partiti e corpi intermedi era stata così palese. La politica, neppure quella che in passato vantava e in parte continua ad avere una consuetudine con i sindacati, ha avuto rapporti espliciti di condivisione delle proprie proposte con le forze sociali che, dal canto loro, si sono ben guardate dal sostenerne alcuna.

La Presidente del Consiglio, rimettendo in gioco le forze sociali attraverso il coinvolgimento del Cnel ha, potenzialmente, messo in moto una macchina che sarà difficile arrestare e che sfida tutti non solo a restare ancorati alla realtà, ma addirittura a tornare a ricostruire le appartenenze e le vicinanze con il mondo della produzione e del lavoro.

L’incontro, con buona pace dei rosiconi è andato oltre le più rosee aspettative. Il metodo di lavoro farà la differenza e rimarrà il vulnus tra questa opposizione che nei fatti si spacca ed il paese reale.

 

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Articolo pubblicato il 14/08/2023