"La città dei 100 dossi" e le anacronistiche risposte a una frettolosa “sicurezza stradale”

L’esempio della città di Chieri e dell’azzardo di certe scelte di ipotetica sicurezza, in realtà aspre barriere architettoniche e ostacoli alla viabilità

“Quando la repressione si sostituisce all’educazione un popolo è destinato alla decadenza” (Remy de Gurmont)

Premessa:

Dopo l’esperienza che andremo a valutare poco più avanti, in qualità di giornalista ho effettuato numerose interviste ad autisti di ambulanze e relativo personale medico che opera nelle province di Torino e Cuneo, oltre ad alcuni esperti vigili del fuoco. La domanda ricorrente è stata relativa ad una valutazione degli effetti dei dossi di rallentamento che stanno aumentando in dimensioni e numero anche sulle strade ad alto scorrimento.

L’effetto dei bruschi rialzi è molto dannoso soprattutto per repentini rallentamenti imposti ad ambulanze in emergenza, con drammatiche perdite di tempo e aspre ripercussioni su soggetti afflitti da fratture. Molte interviste hanno riportato racconti raccapriccianti.

Le risposte, unanimi quanto logiche, sono state in sintonia con le raccomandazioni del Ministero della Salute e del Ministero dei Lavori Pubblici, consapevoli delle insidie, così come da circolare 3698 del 2001, sui Piani di Sicurezza della Circolazione Stradale. Allegato 2.

L’argomento era già stato trattato minuziosamente sulle pagine di questo stesso giornale in un imperdibile articolo dell’11 dicembre 2021, dal titolo:

La guerra dei dossi.

Link: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=43345

Un articolo poi sviluppato con la rivista di Firenze “Nuove Direzioni” con un documento molto esplicativo di 17 pagine, quindi ripreso e pubblicato nel 2020 da altre riviste del settore, quali ad esempio: “Dueruote”. Link del redazionale su “Insiemeinazione”, con tutti i riferimenti legislativi: https://www.insiemeinazione.com/PDF/21_12_20_ND70_Guerra_dei_dossi.pdf

La questione città di Chieri, oggi ironicamente definita “dei 100 dossi”.

Era il 2019 e, invalido da oltre trent’anni, anche in qualità di consulente alle barriere architettoniche del Comune di Chieri, dopo la condivisa, dolorante indicazione di una persona oggetto di una complicata operazione chirurgica, chiedevo un incontro con l’assessore alla viabilità Paolo Rainato per segnalare l’effetto di alcuni nuovi e brutali “attraversamenti pedonali” edificati sulle strade del comprensorio comunale.

L’assessore accoglieva l’invito e mostrando molto interesse accettava di sedersi sulla mia carrozzina elettrica, prendendo posto sul retro del furgone con il quale vengo trasportato abitualmente, e da lì ascoltava le spiegazioni in presenza di buche e naturalmente dei nuovi “dossi”.

Evidentemente il giovane assessore, godendo di ottima salute, non ha colto alcun fastidio anche affrontando i dislivelli più acuti. Anzi, forse confuso dall’esperienza o forse dai numerosi incarichi intesi più in stampo repressivo piuttosto che educativo, anziché meditare sulle indicazioni legate a ripercussioni fisiche di persone già duramente provate, è passato alla storia per aver tempestato le strade di Chieri con un innumerevole numero di dislivelli di cemento in ogni tratto disponibile, anche in sprezzante vicinanza dell’ospedale.

Il sospetto che si sia trattato di una scelta dettata da altri interessi, magari populisti, è quanto meno lecito, poiché mentre l’invasione dei dossi sta andando a compimento con rapidità, la condizione degli asfalti che da anni si può rilevare percorrendo molte strade, sia del centro che di accesso all’area urbana, rimane  fatiscente e in alcuni casi anche pericolosa per chi si muove su due ruote.

Fresca notizia sono le dimissioni di Paolo Rainato dai suoi plurimi incarichi gestiti non senza polemiche. La corrispondenza sulla stampa locale e sui sociai è stata variegante e folcloristica, ma senza entrare nel merito politico, l’esempio “città di Chieri” ritorna sul soggetto iniziale.

Stabilito che il danno all’urbe è fatto, già a suo tempo incredulo e ferito da una scelta scellerata che chiunque rischia un giorno di constatare di persona, come molti cittadini, mi auguro che il giovane autoritario si dedichi ad altro e soprattutto, con più proficua umiltà.

Tutte le persone sofferenti, le donne gravide, gli ammortizzatori delle utilitarie ed io che avevo ospitato il giovanotto sul mio furgoncino, illustrando i dolori di origine neurologica e gli effetti degli sbalzi che innescano disriflessia, salutiamo l’uscita di chi non ha mai mostrato un cartesiano dubbio sul proprio operato. Superbia: patrimonio di molti soggetti politici, soprattutto se di secondo piano.

La sicurezza stradale inizia dalla base

In qualità di vittima della strada e testimonial della sicurezza stradale da oltre trent’anni in più province e anche all’estero, ho competenza in materia. Stabilito che l’inesperienza, l’eccessiva velocità, la guida in stato di alterazione e la distrazione sono le principali cause degli incidenti stradali, tutto si svolge su un medesimo terreno, talvolta partecipe e colpevole.

Non voglio soffermarmi sulla triste sorte di una adolescente che, nei pressi di Alba, alcuni anni fa, pilotando il suo motorino dopo un temporale, ha infilato le ruote in una buca profonda e camuffata poiché piena d’acqua, interrompendo la sua vita sbalzata sul muso di un’auto, o del padre di un amico finito in carrozzina poiché, mentre andava in bicicletta è incappato su un isolato cubetto di porfido sradicato da una rotonda. Gli esempi sono tanti.

Altresì, la parola disabilità comprende molte sfumature. Muoversi in carrozzina su un percorso malridotto per molti afflitti da dolori neurologici o ossei è una tortura, ma una buca o un imprevisto dislivello rappresentano un pericolo anche per ciechi, ipovedenti e anziani, talvolta vittime di cadute anche dolorose e sveltamente attribuite alla persona senza approfondire altre cause.

Il compendio di tutte queste informazioni, nate da una amara storia di un paradosso a base di dossi spacciati per attraversamenti pedonali che, nella città di Chieri, può sfoggiare esempi eclatanti persino accanto al cimitero, cosicché si debba saltare anche da morti, intende confluire in un concetto più ampio e collegato a una sequenza di controsensi tra l’aumento della circolazione e l’attenzione al manto stradale.

A partire dal dopoguerra e dalla motorizzazione di massa, l’Italia si è dapprima distinta per il rapido sviluppo di una efficiente rete autostradale, oggi in crisi anche da un punto di vista strutturale. Nel 1960 in Italia circolavano meno di 2 milioni di veicoli, nel 1980 erano quasi 10 milioni, secondo i dati ACEA aggiornati al 2021, in quell’anno sulle nostre strade circolavano 39,8 milioni di veicoli. Se a questa impennata globale si somma l’aumento vertiginoso delle prestazioni dei veicoli, delle loro dimensioni e del chilometraggio annuale, il grafico dell’impatto dell’auto sui luoghi e sulla quotidianità, sale alle stelle.

Ecco dunque un’Italia dapprima cosparsa di una ragnatela stradale sempre più intrecciata e poi obbligata a mettere ordine in un traffico motorizzato che si è impadronito di un territorio in prevalenza collinare e montagnoso, pianeggiante solo al 23,2%, ma non solo. Storicamente i centri urbani italiani sono di origine medievale, quindi scolpiti a dimensione “cavallo e carretto”. Cause ed effetti di una cementificazione che ha cambiato il volto del Bel Paese sacrificato all’aumento della mobilità su ruote, e non solo.

I primi vigili urbani intenti a dirigere il traffico sono stati presto sostituiti dall’era dei semafori, oggi quasi 4000 in Italia, ma insufficienti per addomesticare il crescente traffico pendolare. Dunque i limiti di velocità, entrati in vigore nel 1988 con il celebre “Decreto Ferri” che regolava a 80-90-110 km/h i limiti a seconda delle strade e della tipologia dei mezzi, obbligati a degli adesivi sulla parte posteriore, prontamente prodotti e distribuiti da un’unica azienda, poi caduti nel dimenticatoio. Nel frattempo, con forte ritardo (anche qualitativo) rispetto all’Europa, nel 1989 a Lecco si è inaugurata l’epopea delle nuove rotatorie. Oggi se ne contano oltre 6600 (negli USA ne sono state costruite 300 in 10 anni). Il costo di ogni rotatoria è stabilito da una terna arbitrale a seconda del progetto più consono proposto al Comune da aziende del settore….

Ed eccoci all’era dei dossi, dapprima semplici dissuasori di velocità prefabbricati e quindi, una proliferazione da gustare con una moto da cross effettuata in certi Comuni, quale quello di Chieri, si rimanda alla lettura del Regolamento del Nuovo Codice della Strada DPR 495 del 1992 comma 5. Il risultato è sorprendente, così come l’escamotage dei rialzi per il passaggio pedonale in cemento armato che moltiplicano il pericolo iniziale, tanto che plurime indagini ne hanno sancito l’immenso paradosso.

Un esempio tra tanti.

Gli incubi della strada: rotatorie, dossi, restringimenti

https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/gli-incubi-sulla-strada-rotatorie-e-dossi-pericolosi-1.311481

Paradosso che non si ferma, così che anche i grossi e anacronistici SUV ibridi da 150 kW oggi sono soggetti ai limiti di velocità, ai semafori, ai restringimenti, alle rotonde e ai dossi pure in centro città. Telecamere e autovelox a parte… c’è qualcos’altro che non va. Verso dove stiamo andando, noi razza umana lanciata a tutta velocità verso un pianeta tutto asfaltato? Quale dosso ci frenerà?

 

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Articolo pubblicato il 12/08/2023