Giochi di carte - Un discorso sempre aperto

A cura di Luciano Brussino (prima parte)

Scrivendo queste brevi note mi sono subito reso conto che occorre chiarire un primo punto fondamentale: la preposizione semplice cambia la storia.

Sì, perché è importante tenere ben distinti i giochi “di” carte dai giochi “con” le carte. I giochi “con” le carte al momento li lasciamo ai super esperti di giochi di ruolo, fantasy, da tavolo in generale.

Occupiamoci del “di” che appare subito come un oceano infinito da navigare.

Dunque, per entrare nell’argomento giochi di carte è inevitabile fare un po’ di storia.

Quale è stato il primo gioco di carte?

Innanzitutto, i super esperti ci dicono che la prima carte da gioco risale al X secolo. E da dove proviene? Forse dall’antica Persia ma forse dall’ India o dalla Cina e pare che proprio in queste regioni lontane si giocasse il GANJIFA, che sempre secondo gli studiosi di queste cose, è da considerare il gioco di carte più antico al mondo.

Passano circa 400 anni e arriviamo al periodo tra il 1390 e il 1410. Viene fatto risalire a quegli anni quello che è considerato - sempre da quei famosi esperti di cui sopra - il più antico mazzo di carte ritrovato in Europa. Chissà perché è chiamato “Italia 2” ma è gelosamente custodito nel museo Fournier di Alava in Spagna. 

Ritrovamento di mazzi di carte antichi a parte, in quegli anni si giocava già alla grande.

Nel 1377 abbiamo la prima menzione di carte “francesi” in Europa. Alla corte napoletana dobbiamo spettare la metà del secolo XVI per sentir parlare di carte “napoletane” anche se in molti sostengono che le “napoletane” furono le prime a diffondersi in Europa.

Da questo punto in poi parleremo per semplicità di comprensione solo di carte “francesi” o “napoletane”, ma non si deve dimenticare che in Italia esistono innumerevoli tipologie di mazzi di carte che differiscono unicamente per la diversità “stilistica” nel disegno delle carte e alcune sono delle vere opere d’arte.

Citiamo le più famose: Toscane, Trevisane, Siciliane, Romagnole, Piacentine, Bergamasche, Lombarde, Piemontesi, Marchigiane, Sarde, Triestine. Le Salisburghesi (o Salzburger), unico mazzo regionale a semi tedeschi (cuori, ghiande, foglie e campane) utilizzato in Italia in Alto Adige, in Tirolo e Ladinia.

Come tutti sappiamo i “semi” delle napoletane e delle francesi differiscono molto: Denari-coppe-spade e bastoni contro picche-quadri-cuori e fiori.

Si possono trovare nel web dotti studi (storico-sociologici?) che hanno voluto vedere nei semi delle carte napoletane la rappresentazione delle varie classi sociali medievali e così si sono venuti a creare dei parallelismi con le carte francesi.

Coppe -il Clero, poi diventato Cuori, Denari - i Mercanti, trasformatosi in Quadri, Spade - Nobili o Picche e infine Bastoni - Contadini oppure Fiori.

Una ultima considerazione, che sicuramente i praticanti i giochi di carte conoscono, è che saper giocare ad un gioco in un certo paese in Italia non vuole assolutamente dire saperlo giocare in tutta Italia.

Noi continuiamo ad essere il paese dei campanili e ogni regione, ogni comune può adottare personalissime varianti al gioco.

Una piccola disamina, data la incredibile vastità dei giochi in essere, rimanendo solo tra i giochi più “popolari” ci dice che la regina dei giochi di carte più diffusi in Italia è senza ombra di dubbio la “Scopa”. Pare si giocasse fin dal XV secolo a Napoli, nel porto, appannaggio di biscazzieri, scaricatori, gente di malaffare. Oggi è il gioco più in uso tra persone di una certa età e con totale monopolio nelle bocciofile e nei centri per anziani. Il suo nome potrebbe derivare dal fatto che vince chi fa più carte, in pratica chi pulisce il tavolo o lo “scopa”.

Per chi aveva già una certa età è impossibile non ricordare la partita a scopa del presidente Pertini, in coppia con Zoff, contro Causio- Bearzot in aereo tornando dalla Spagna dopo la vittoria del mondiale di calcio del 1982.

La Briscola è un altro gioco di antica memoria nelle campagne italiane, giocato ormai quasi esclusivamente nei bar dei paesi e non propriamente da giovani è comunque così popolare che nel tempo ha dato origine a numerose varianti a seconda delle zone in cui si gioca.

Per giocare a briscola ci si serve di un mazzo di 40 carte con i valori Asso, 2, 3, 4, 5, 6, 7, Fante, Cavallo (Regina), Re, di semi italiani o francesi. Si può giocare in due, in quattro a coppie di due, in tre eliminando il 2 di coppe o fiori, secondo il mazzo usato oppure in sei, tre contro tre, eliminando tutti e quattro i 2.

Il “Sette e mezzo”, questo è un altro popolare gioco di carte italiano, stranamente annoverato fra i giochi d’azzardo. Per giocare si adotta un mazzo di quaranta carte da gioco che possono essere regionali italiane o francesi (da queste ultime vanno tolti gli 8, i 9 e i 10). Nel mazzo ci sono, quattro carte di semi diversi per ciascun valore compreso fra asso e sette più dodici figure.

Il Tressette (scritto a volte anche come Tresette, o Tre sette) è un gioco di carte italiano, probabilmente di origine romana. Anche questo gioco come si diceva non ha regole univoche in quanto conta numerose varianti a seconda delle località in cui viene giocato.

I puristi del gioco sostengono con calore che Scopa, Scopone, Briscola, Tressette, Bestia, Settemmezzo e Assopigliatutto dovrebbero essere giocati esclusivamente con le carte napoletane.

Luciano Brussino (continua)

Fonte delle immagini: Pixabay.

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Articolo pubblicato il 30/07/2023