Accadde il 4 agosto 1906: Il naufragio del vapore «Sirio»

La catastrofe marittima sulle coste della Spagna, vista dal quotidiano francese illustrato «Le Petit Journal»

Il Sirio, piroscafo italiano varato nel 1883, naufraga il 4 agosto 1906 di fronte alle coste del Capo Palos a Cartagena, in Spagna, provocando la morte di un numero di persone che oscilla tra 293 e 500, il numero reale non è stato mai stabilito per la presenza a bordo di numerosi clandestini.

Questo naufragio, secondo le informazioni apparse in un primo tempo sui giornali, era da ricondursi al comportamento inappropriato dell’anziano capitano, Giuseppe Piccone, e dell’equipaggio, poi riabilitato da una successiva inchiesta secondo la quale il capitano aveva diretto con buon senso e prudenza le operazioni di salvataggio, mettendosi in salvo per ultimo (*). È stato però accertato come il grave incidente fosse conseguente ad una errata stima della posizione del piroscafo e della distanza dagli scogli.

Il naufragio del Sirio costituisce uno dei più gravi tragedie della marina mercantile italiana, aggravata dal fatto che molti degli annegati erano emigranti italiani, diretti a Buenos Aires in Argentina. Viene quindi associato ad altri tragici eventi, quali l’affondamenti dei bastimenti Utopia, Principessa Mafalda e Orazio. È ampiamente descritto in rete e abbiamo deciso di proporlo ai Lettori di Civico 20 News a seguito del casuale ritrovamento della cronaca di questo avvenimento pubblicata dal giornale francese Le Petit Journal del 19 agosto 1906, cronaca che, pur nella sua brevità, presenta interessanti spunti di riflessione. Leggiamo:

Una catastrofe marittima sulle coste della Spagna

Il naufragio del vapore “Sirio”

Dopo la perdita dell’Hilda, di tragica memoria, nessun sinistro marittimo aveva avuto un così infausto clamore.

Il Sirio, che si è appena perso sugli scogli Hormigas, presso Cartagena, era diretto a Buenos Ayres. Contava a bordo, oltre un certo numero di passeggeri di prima classe, parecchie centinaia di emigranti spagnoli e italiani. La nave, dopo aver urtato una roccia coperta dall’acqua, affondò con grande rapidità. A bordo, dopo aver risentito il primo choc, si produsse un terribile panico; non dominandosi più, molti uomini si disputarono i salvagenti e le scialuppe di salvataggio, col coltello alla mano, senza riguardi per donne e bambini; combatterono gli uni con gli altri con terribile brutalità, tirarono colpi d’arma da fuoco. Numerosi furono i morti e i feriti.

Vi furono episodi terribili e dolorosi.

Una giovane donna, che faceva il viaggio di nozze, ha visto sparire il marito dal suo fianco.

Una famiglia, composta dal padre, la madre e sei bambini, è quasi interamente perita. Solo il padre si è salvato. Ha perso la ragione.

Una signora italiana salvò i suoi tre bambini per mezzo di un asse. Un vecchio che fu salvato perse i suoi tre figli. Un giovane uomo, sposato da un mese, perse sua moglie e sua cognata.

Un italiano, residente a Barcellona, viaggiava con la sua famiglia. Riuscì a salvare tre dei suoi figli e nove passeggeri. Sua figlia di 18 anni riuscì a salvare due bambini i cui genitori sono sconosciuti. Fra gli annegati, vi sono soprattutto bambini e donne.

Il capitano e gli ufficiali del bastimento persero la testa e non ebbero l’energia necessaria per ripristinare l’ordine e organizzare il salvataggio. Ma i pescatori della costa, salvatori volontari accorsi fin dal primo momento, furono sublimi per la loro dedizione.

Il padrone del peschereccio Joven-Miguel ebbe una condotta eroica; piazzò il suo battello contro il Sirio e poté raccogliere 300 naufraghi. Il Sirio affondava a poco a poco e minacciava di inghiottire il Joven-Miguel. L’equipaggio del Joven-Miguel voleva allontanarsi, ma il padrone si oppose, pistola alla mano, dicendo: «Finché ci sarà un naufrago da raccogliere, non ci muoveremo di qui». Tutti i naufraghi raccolti dal Joven-Miguel si ostinavano a rimanere sul ponte a rischio di far colare il battello che mancava di zavorra. Il padrone li obbligò a scendere sottocoperta.

Il peschereccio Vicenta-Licano salvò 200 persone che condusse a Cartagena.

Un vecchio pescatore zoppicante, che manovrava da solo il suo battello, salvò 12 persone.

E in questa spaventosa catastrofe si manifestò una volta di più il nobile sentimento dell’aiuto reciproco, della solidarietà umana.

La parte più interessante di questa cronaca, a nostro avviso, risiede nella descrizione dell’aggressività dimostrata dai naufraghi per accaparrarsi dei mezzi di salvataggio, mettendo mano ai coltelli e senza rispettare donne e bambini. Il giornale francese, pur senza dirlo esplicitamente, attribuisce questo atteggiamento agli emigranti - indicati come spagnoli e italiani - e certo non ai passeggeri di prima classe. Occorre considerare che nel 1906 la Francia non amava troppo l’Italia, alla quale non perdonava l’adesione alla Triplice Alleanza. Non era nemmeno lontano il massacro, avvenuto nelle saline di Aigues-Mortes del 17 agosto 1893, che aveva provocato 17 morti e 150 feriti fra i lavoratori italiani emigrati.

La stessa vignetta che illustra il naufragio, nella sua impostazione, ricorda più una rissa da osteria, dove nella parte centrale predominano volti truci e un gran numero di coltelli. La particolare ottica dell’illustratore appare ancor più evidente nel confronto con le copertine di due giornali illustrati italiani, La Domenica del Corriere e La Tribuna Illustrata. Si può osservare una scena “panoramica”, dove la nave in difficoltà è circondata da scialuppe, con le navi di soccorso sullo sfondo e non si osservano episodi di violenza.

Le due copertine sono presenti nel sito caliceligure.com, al quale rimandiamo per approfondimenti.

La visione francese decisamente poco empatica nei confronti degli emigranti italiani è stata condivisa anche da giornali inglesi, come il Daily Telegraph, che hanno enfatizzato gli episodi violenti con scontri al coltello per accaparrarsi i pochi salvagenti disponibili.

Ci siamo dilungati in questo esame della notizia giornalistica anche perché alla tragedia di Capo Palos di Cartagena è stata dedicata una canzone, col testo ripreso da un foglio volante, Il tragico naufragio della nave Sirio. Se ne trovano numerose versioni su YouTube, tra cui quelle interpretate da Giovanna Marini, Francesco De Gregori, Luciano Ravasio.

Con tutto il rispetto per le vittime della tragedia, il testo è un po’ sgrammaticato e sconclusionato e la melodia lagnosa, ma forniscono all’intellighenzia di sinistra l’occasione per un improponibile paragone tra gli emigranti italiani e i moderni migranti.

(*) Il capitano Giuseppe Piccone aveva 62 anni ed era al comando del Sirio da 27 anni. Rinviato a giudizio, è morto a Genova due mesi dopo il naufragio, profondamente addolorato.

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Articolo pubblicato il 04/08/2023