Quartieri torinesi del passato: Dora, Po, Moncenisio, Monviso

Il provvedimento venne preso nel 1799 da un prete spretato francese, dotato di pieni poteri, che rimase a Torino per un mese

Quando in rete e nelle pubblicazioni cartacee si parla dei quartieri torinesi, i saggisti più avveduti non mancano di ricordare che in passato Torino è stata suddivisa in quattro quartieri o Sezioni, intitolate a due fiumi (Po e Dora) e due formazioni montuose (Moncenisio e Monviso). Queste quattro Sezioni, oggi accomunate nella dicitura di “Centro Storico”, suddividevano la parte antica di Torino, quella circondata dalle mura che, nel 1790, avevano raggiunto il loro massimo sviluppo.

Questa area cittadina viene oggi indicata come “mandorla” per la sua forma ovalare.

Con l’occupazione francese, le mura sono state abbattute tra il 1800 e il 1802. La “mandorla” continua però a mantenere la sua individualità, perché le mura sono state sostituite da viali alberati (le “allee”) con nomi di santi: viale di San Massimo, di San Maurizio, di Santa Barbara, di San Solutore, di Sant’Avventore. Oggi rimane soltanto il corso San Maurizio, perché San Massimo e Santa Barbara si sono fusi nel corso Regina Margherita, San Solutore è divenuto corso Inghilterra e Sant’Avventore è stato inglobato nel corso Vittorio Emanuele II.

La suddivisione in Sezioni era utilizzata da Polizia, Carabinieri e Guardie Municipali, per l’installazione di commissariati e stazioni; l’amministrazione della Giustizia la impiegava per le Preture, ovvero i tribunali che si occupavano di cause di modesto rilievo. Tutte le statistiche concernenti la vita cittadina erano riferite alle Sezioni. Questo modo di suddividere il tessuto cittadino era ben presente ai torinesi, anche perché le Sezioni coincidevano con i vari momenti dello sviluppo urbano e presentavano caratteristiche loro peculiari.

La Sezione Dora corrisponde a buona parte della Torino Romana e medievale ed è quindi la più vetusta zona cittadina.

La Sezione Po ha come asse di sviluppo la via omonima e la via Giuseppe Verdi, al tempo via della Zecca, per giungere fino all’attuale via Andrea Doria.

La Sezione Monviso ha come asse via Roma e termina in corrispondenza del corso Vittorio Emanuele II.

La Sezione Moncenisio comprende una piccola parte della Torino Romana (il limite è dato dalle vie Botero e Bellezia) e si sviluppa in direzione di Piazza Statuto e Porta Susa, zona che si espanderà notevolmente con il decadere delle servitù militari dell’area della Cittadella e che si unirà con il Borgo San Donato

Con l’abbattimento delle mura la città comincia ad espandersi. Alle quattro Sezioni si aggiungono tre sobborghi (Borghi), presto inglobati nella compagine urbana: Borgo Po, Borgo Dora e Borgo Nuovo.

Borgo Po si concentra sulla destra orografica del Po, intorno alla Chiesa della Gran Madre di Dio. Inizialmente comprende anche gli ultimi due isolati dell’attuale piazza Vittorio Veneto, ma in seguito è limitato alla zona oltre il fiume.

Borgo Dora, o Borgo del Pallone (Balon), ha come asse centrale la via Borgo Dora e, dal 1856, ospita il mercato degli straccivendoli. Vi si concentrano le industrie insalubri e ingombranti edifici pubblici come il Mattatoio e la Polveriera. Così il Ponte Mosca sulla Dora, capolavoro dell’architetto biellese, è l’unico elemento di eleganza in questo quartiere misero, malsano e malfamato.

Borgo Nuovo è sorto nel 1835 nell’area compresa fra il corso Vittorio Emanuele II, il Po, la via Andrea Doria. Ha come asse centrale l’attuale via Giuseppe Mazzini con la parallela via dei Mille ed è ancora separato dalla “mandorla” dai resti di tre bastioni, adattati a giardino pubblico detto perciò dei Ripari, posti lungo la via obliqua Andrea Doria. Oggi è compreso nel “Centro Storico”.

Altri quartieri sono sorti: nel 1846 si è avviata la costruzione del Borgo Vanchiglia. L’anno successivo inizia a sorgere il Borgo San Salvario. Intorno al 1861 il Borgo San Secondo dà inizio all’espansione di Torino verso Sud. Altri quartieri già esistenti, ma lontani dal centro cittadino come San Donato, Pozzo Strada, Regio Parco, la Crocetta, Tetti Varrò (poi Santa Rita) e altri ancora, entrano progressivamente nella compagine urbana, pur mantenendo le loro significative peculiarità.

Oggi alcune targhe viarie ricordano ancora questa suddivisione in Sezioni.

Infatti, nella Torino di metà Ottocento, è stato disposto che ad ogni angolo delle vie, una targa riporti il nome della sezione o del borgo, quello della via, corso o piazza e il nome del santo che contrassegna l’isolato. Una disposizione che agevola notevolmente i forestieri nel circolare per la città, tanto più che le porte delle abitazioni sono già numerate.

Ne riportiamo alcuni esempi, grazie alle foto eseguite dall’amico Manfredo Cicolin.

Le più curiose sono situate in via Fréjus, ai civici 5, 7 e 9, nell’isolato racchiuso tra le vie Cavallermaggiore e Lombriasco, oggi compreso nel quartiere Cenisia.

Le targhe metalliche, con aspetto bronzeo, oltre alla scritta «Via Freius» (con la i e non col j), «Via Cavallermaggiore» e «Via Lombriasco» portano l’indicazione «Sezione Monviso» e di «Santa Valeria». Si tratta di targhe curiose, che hanno l’aspetto di essere state collocate in tempi piuttosto recenti, secondo un modello, se non unico, certo molto raro, e che meriterebbero una migliore manutenzione! Le ha immortalate il nostro collaboratore Luciano Brussino, che le ha già inserite nella sua rubrica “Amare Torino dai particolari”.

Ma quando e come è nata questa suddivisione in Sezioni?

Ce lo spiega la professoressa Rosanna Roccia, in un suo saggio apparso nella corposa Storia di Torino dell’anno 2000. Siamo nell’anno 1799, nel periodo dell’occupazione francese quando il governo provvisorio non è in grado di accontentare le crescenti richieste di denaro e provviste degli occupanti e di frenare l’inflazione galoppante. Subentra un commissario politico e civile straordinario, Joseph-Mathurin Musset, nominato con decreto del Direttorio di Parigi con decreto de 5 ventoso anno VII (23 febbraio 1799). Questi si insedia il 2 aprile 1799 (13 germinale anno VII) e suddivide il territorio del Piemonte in quattro Dipartimenti: Eridano, Sesia, Stura e Dora.

Nello stesso giorno Musset scioglie la Municipalità torinese in carica e ne nomina una nuova, formata da nove persone. Col medesimo criterio di razionalità, il 5 aprile ripartisce Torino, capoluogo del Dipartimento dell’Eridano, in quattro rioni o quartieri, ciascuno con un giudice di pace.

Si direbbe un provvedimento principalmente diretto alla tutela dell’ordine pubblico, visto che il giudice di pace - in passato paragonato al Pretore, figura di giudice abolita nel 1988 - assumeva tre competenze. Come giudice di Polizia, si occupava di reati di minore rilevanza e conduceva l’istruttoria di processi per poi sottoporla ai giudici penali di rango superiore; infine, operava come conciliatore di modeste liti e controversie di carattere civile.

È quindi Joseph-Mathurin Musset l’autore della suddivisione di Torino in quattro Sezioni. Ma chi era questo personaggio?

Nato a Legé, nell’ovest della Francia, nel dipartimento della Loira Atlantica, il 1° luglio 1749, figlio di un chirurgo, divenuto sacerdote, è stato parroco di Falleron, in Vandea. Favorevole alla Rivoluzione, ha prestato giuramento costituzionale. Eletto deputato per la Vandea (1791-1792), ha votato per la condanna a morte di Luigi XVI. Ha svolto diverse missioni in varie regioni della Francia, ha abbandonato lo stato ecclesiale e si è sposato nel 1794 con la figlia di un fabbro.

Seguono altre missioni ed è amministratore della lotteria di Nantes quando è stato nominato commissario politico e civile a Torino. Ma qui non si ferma a lungo.

Dopo la disfatta degli eserciti francesi sull’Adige e davanti all’avanzata del generale russo Aleksandr Suvorov, Musset deve lasciare Torino sul finire di aprile 1799. Al 4 maggio gli subentra il generale còrso Pasquale Antonio Fiorella.

Il nostro prete spretato, già regicida, a Torino è rimasto un mese! Le sue disposizioni gli sono sopravvissute molto a lungo, mentre lui era ben presto dimenticato.

Per completezza di informazione, Musset è poi prefetto della Creuse (1800) e componente dell’Assemblea legislativa per la Vandea (1802-1807). Si ritira dalla vita politica, si trasferisce a Nantes, a Magny-en-Vexin (Seine-et-Oise) e a Hodent. Sul finire del 1815 lascia Parigi per Bruxelles. Proscritto come regicida nel 1816, nel 1819 chiede invano di poter tornare in Francia. Muore a Neufchâteau, in Belgio, l’11 aprile 1831.

Riprendiamo il discorso sulla suddivisione in quattro Sezioni, che abbiamo evocato per chiarire, almeno in parte, questo aspetto poco noto della storia torinese.

Al di fuori del saggio del 2000 prima citato della professoressa Rosanna Roccia, questo aspetto della vita amministrativa torinese, pare non essere stato molto considerato dagli studiosi. La professoressa, infatti, non cita studi precedenti, ma soltanto le disposizioni coeve. La biografia di Musset l’abbiamo ricavata da siti francesi, dove il personaggio viene considerato, anche se con riferimenti molto limitati al suo periodo torinese.

Ci auguriamo in conclusione che qualche autorevole studioso voglia considerare questo aspetto della suddivisione della nostra città fornendoci precise indicazioni sulle varie soluzioni adottate nel corso dei secoli fino a giungere ai nostri giorni.

Fonte.

Rosanna Roccia, L’amministrazione municipale: continuità, subordinazione, resistenze, in Storia di Torino, VI, La Città nel Risorgimento (1798-1864), a cura di Umberto Levra, Einaudi, Torino, 2000, p. 135.

Il ritratto di J.-M. Musset e la sua firma sono tratti dal sito “La Maraîchine Normande”.

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Articolo pubblicato il 22/07/2023