Amedeo di Savoia, Valdese, Oftalmico tre gloriosi ospedali nel mirino della riforma sanitaria.
L'ospedale Amedeo di Savoia

La relazione dell'Ing. Paolo Monferino, assessore regionale alla sanità, si è fatta più specifica e puntuale.

La sanità piemontese, considerata tra le migliori d’Italia in termini di qualità di servizi, è in crisi.

Nel 2002 il costo sanitario si aggirava intorno ai 6 miliardi di euro oggi, a tutto il 2010, la spesa complessiva è arrivata a sfiorare i 9 miliardi: un costo insostenibile!

Lo Stato centrale, maggior finanziatore di tale oneroso fabbisogno sanitario, per colpa della crisi, ha e avrà sempre meno risorse.

 

Il nostro Paese non cresce più, anzi stiamo perdendo ricchezza mentre i costi continuano a salire. Questo vuol dire che, nel giro di 4/5 anni senza un cambiamento radicale, la nuova generazione è destinata a perdere tutti i servizi che lo stato sociale, bene o male, ha sempre elargito ai suoi cittadini.

 

Ed è appunto su questi cambiamenti che la relazione dell'Ing.Paolo Monferino, assessore regionale alla sanità, si è fatta più specifica e puntuale.

 

Proviamo quindi a relazionare su quanto detto riguardo ai tre ospedali, cari ai torinesi, Amedeo di Savoia, Valdese, Oftalmico presi di mira dalla riforma.

 

Amedeo di Savoia.

Il motivo principale che spinge verso la sua chiusura è la struttura ormai obsoleta, totalmente fuori norma (se Guarignello, dice il Dott. Monferino, facesse un controllo il giorno dopo lo farebbe chiudere d’ufficio).

 

Il costo della sua riqualificazione, con tutti gli impianti di sicurezza, è di circa 63 milioni di euro; una spesa certamente non fattibile per salvare una struttura fatiscente, posta in una zona a rischio di esondazioni.

 

Ma chiudere l’Amedeo di Savoia non significa chiudere l’infettivologia, che è un’eccellenza nella nostra Regione ed è considerata anche una delle migliori a livello nazionale. Si vuole semplicemente spostarla in un’altra struttura  per cui sono al vaglio quattro possibili soluzioni: una è il Mauriziano, l’altra il San Luigi, la terza l’hopital du Piemont di Settimo, mentre il Richelmy dentro il Maria Vittoria è la quarta. Si hanno quindi diverse possibili soluzioni al problema Amedeo di Savoia.

Un problema più grosso è invece quello del Valdese e dell’ Oftalmico.

 

Il Valdese.

 

E’ un ospedale molto ben strutturato: con 150 posti letto. L’attività di senologia è ottima e vanta 600/650 trattamenti all’anno, ma a pochi km troviamo il S.Anna in cui si trattano circa 700 pazienti e le Molinette con il suo carico di 800 interventi annui.

 

L’idea è quella di concentrare tutte e tre le attività in una grossa e modernissima Breast Unit (cioè unità di senologia) all’interno della Città della salute. Il Valdese potrebbe essere così trasformato in un centro di riabilitazione certamente utilissimo.

 

Infatti dei buoni centri di riabilitazione abbatterebbero i tempi di degenza negli altri ospedali riducendo i costi e le liste d’attesa.

 

Ecco l’importanza di una struttura come il Valdese che, trovandosi in mezzo tra le Molinette e il Mauriziano, contribuirebbe validamente svuotare presto e bene tali ospedali.

 

 

L’Oftalmico.

Nell’attuale piano sanitario è prevista la sua chiusura per vari motivi: struttura anch’essa obsoleta e non a norma, difficoltà di parcheggio ma, soprattutto il suo essere monospecialistico.

Oggi, infatti, non ha più senso avere ospedali di questo tipo poiché la metà  degli interventi agli occhi richiedono cure in altri reparti come ad esempio la neurochirurgia e la chirurgia maxillo-faciale, che non si trovano in questa struttura.

 

Questo significa dispendio di tempo e denaro per il trasporto dei pazienti da un ospedale all’altro.

La soluzione è dunque quella di costruire, all’interno della Città della salute, un istituto oftalmologico circondato dai servizi e dalle strutture ad esso necessari.

 

 

 

 

 Sono questi in breve i tagli al tessuto sanitario presentati dall'Ing. Paolo Monferino. Tagli certamente dolorosi per i torinesi abituati ai propri ospedali in cui hanno trovato per tanti anni cure e guarigioni e anche per il personale costretto a trasferimenti non sempre facili.

 

Speriamo che tale sacrificio valga la pena!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2012