La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Sassi contro la forza pubblica, al Regio Parco

Lunedì 15 ottobre 1883, intorno alle ore 5 del pomeriggio, al Regio Parco scoppia una rissa fra numerosi giovinastri per questioni di donne.

Alcune guardie rurali (*) accorrono per calmare gli animi surriscaldati, ma, come sempre succede in questi casi, i giovani smettono di bisticciare fra loro e si coalizzano per aggredirli.

Le guardie ricevono ogni sorta di ingiurie e prepotenze mentre qualcuno dei barabba ha già estratto il coltello dalla tasca. La situazione minaccia di mettersi al peggio, quando in aiuto giungono il vice-brigadiere Pietro Ferrero e il carabiniere Angelo Codeluppi, appartenenti alla stazione di Borgo Dora incaricati di pattugliare il Regio Parco. I due militari, accortisi della rissa, in breve piombano in mezzo al capannello di scapigliati e, con l’aiuto delle guardie, ne arrestano subito due.

Intanto l’appuntato Massobrio delle guardie rurali sta correndo un serio pericolo. È rimasto ad affrontare da solo lo scatenato Gabriele Cavallo, armato di coltello. Il vice-brigadiere Ferrero accorre in suo aiuto e deve sguainare la sciabola, perché il facinoroso gli tiene testa con audacia. Il sottufficiale, per difendersi, ferisce lievemente Cavallo alla fronte e lo arresta.

Dopo, il sottufficiale tenta con buone parole, invano, di persuadere gli altri giovinastri a calmarsi.

- Noi ci scioglieremo quando voi lascerete libero il nostro compagno Cavallo, gli ribattono, sempre più scalmanati e furibondi.  

- Ma badate quel che fate, ragazzi; voi terminerete col compromettervi e con l’andare in prigione anche voi.

Il vice-brigadiere ha un bel dire, le sue parole sono come benzina gettata nel fuoco. Giungono intanto due soldati del 26° Reggimento Fanteria, i quali con la massima disponibilità danno man forte alle forze dell’ordine. Così vengono arrestati altri due giovinastri.

Finalmente arrivano a rinforzo alcune Guardie di Pubblica Sicurezza. Gli arrestati sono Cavallo Gabriele, bracciante di 24 anni; G. Oreste, contadino di 21anni; M. Luigi, di 21 anni e M. Vincenzo, di 20 anni; del quinto la Gazzetta Piemontese non fornisce le generalità. Vengono fatti salire su un omnibus, ovvero un carrozzone trainato da cavalli, e così condotti nelle carceri della Questura.

Gli altri partecipanti alla rissa, che di fronte all’atteggiamento risoluto di Carabinieri, Guardie e militari sono fuggiti disperdendosi, tornano ad affacciarsi alla scena. Da lontano, iniziano a lanciar sassi contro gli agenti della forza pubblica. Anche se qualcuno viene colpito e un soldato del 26° fanteria riporta una leggera ferita alla testa, il trasporto degli arrestati può avvenire senza ulteriori inconvenienti.

Questa la conclusione del giornale Il Carabiniere del 9 febbraio 1884 nel descrivere l’episodio: «Sia lode al vice-brigadiere Ferrero ed al carabiniere Codeluppi, che col loro contegno risoluto ed energico, non facendosi imporre punto da un numero quintuplo di ribelli, seppero mantener forza alla legge: ben dovuto fu l’encomio solenne tributato loro all’ordine del giorno dal comando della legione».

Una conclusione condivisibile nell’ottica dell’Arma dei Carabinieri. Noi che apprendiamo di questo episodio a quasi un secolo e mezzo di distanza, restiamo colpiti non tanto per la sua location in un’area che oggi ricolleghiamo ad attività culturali, quanto per la realtà turpe e sordida che evoca.

Occorre infatti ricordare che i teppisti partecipanti allo scontro sono dei barabba che si accapigliano per questioni di donne, ovvero per squallide faccende di protettori e prostitute e non per storie d’amore nello stile sentimentale di Addio Giovinezza, elemento che blocca ogni simpatia postuma nei loro confronti.

(*) Le Guardie rurali (o campestri) dal 1849 affiancavano le Guardie Municipali per far osservare i regolamenti di Polizia rurale e indagare su reati contro la proprietà nelle campagne. Erano anche incaricate della tutela di strade, viali e passeggi nonché del patrimonio rurale cittadino.

Fonte.

Sassi contro la forza pubblica. Gazzetta Piemontese, 16 ottobre 1883.

Il Carabiniere, 9 febbraio 1884, N. 6.

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Articolo pubblicato il 11/08/2023