La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Carabinieri e cavalli imbizzarriti, a Torino

Già in passato abbiamo ricordato come una tematica ricorrente nella iconografia celebrativa dell’Arma dei Carabinieri sia quella del militare che blocca un cavallo imbizzarrito nelle vie cittadine. Abbiamo citato a questo proposito il cameo di Amedeo Nazzari nella scena finale nel film di Mario Soldati Policarpo, ufficiale di scrittura del 1959, quando abbiamo riportato il caso di un militare intervenuto per bloccare un bovino fuori controllo a Limone Piemonte.

Vogliamo ora ricordare come questa eventualità di quadrupedi scatenati - aspetto della vita quotidiana cittadina del passato oggi praticamente scomparso - si sia verificata anche a Torino e come l’intervento di alcuni Carabinieri sia stato opportuno.

Il primo caso si verifica il 26 febbraio 1884, in via Santa Teresa. Lo rievochiamo, in mancanza di informazioni dalla Gazzetta Piemontese, grazie al giornale Il Carabiniere, 24 maggio 1884, dove viene evocato questo probabile dialogo tra due passanti torinesi, uno ben informato dell’incidente che ne informa un secondo del tutto all’oscuro, avvenuto in una delle botteghe della via.

Leggiamo:

- Le bestiacce che sono tutti questi ronzini delle vetture pubbliche! Non passa giorno che non sian causa di qualche spavento!

- Perché? N’è accaduta una delle solite?

- Eh, se vi foste trovato in questa contrada un quarto d’ora avanti, vi assicuro che anche a voi si sarebbe gelato il sangue nelle vene. Figuratevi un cavallo inferocito slanciato a tutta corsa col suo veicolo attaccato! è stato un fuggi fuggi generale, un rifugiarsi di persone nei vestiboli delle case, insomma un istante di timor panico, di confusione indescrivibili!

- Arrivo proprio ora qui in contrada Santa Teresa e vengo piuttosto di lontano; non vi faccia quindi meraviglia se sono all’oscuro di tutto: non vi dispiaccia togliermi di curiosità: che cosa dunque è accaduto?

- Potevano essere le 5 ½ e questa via, frequentata com’è abitualmente, lo era maggiormente pel ritornare dei molti alle proprie case. Ad un tratto si ode un gran rumore, si vede un parapiglia; che è? che non è? Eccoti un cavallo che ha tolto la mano al cocchiere venirti incontro con tale impeto che non sai più da che parte salvarti. Il cocchiere, pallido come la morte, grida, tira le redini con quanto ha di forza, ma sì! va a trattenere quell’animale, se ti basta l’animo! hai caro e grazia se riesci a schivarlo.

- E così nessuno si è fatto coraggio di fermarlo! quante disgrazie si hanno a deplorare?

- Quanto al coraggio ne abbiamo avuto una prova che ci ha fatti rimaner tatti meravigliati. Passavano in quel momento due allievi carabinieri dell’arma a cavallo; uno di questi, certo Corniani Camillo, si avventa con impeto straordinario alle redini del cavallo, che lo trascina per breve tratto, poi le redini si strappano ed esso continua la corsa rapido più che mai; il carabiniere cade a terra e le ruote gli passan sopra. Il compagno corre tosto ad aiutarlo e riesce a condurlo in caserma, ove gli vengono medicate parecchie lesioni, guaribili in otto giorni.

- Bello, stupendo atto di filantropia! Peccato che non abbia ottenuto il suo scopo. Ma nella carrozza vi erano persone?

- Questo è il guaio; ve n’erano: dallo spavento si sono gettate giù dalla vettura ed hanno riportato ferite che dicono non lievi; l’allievo carabiniere però è stato fatto segno alle più spontanee testimonianze di ammirazione.

L’intervento dell’allievo Corniani non è stato fortunato e non sappiamo chi abbia poi fermato il cavallo, ma viene comunque enfatizzato: il Comando della Divisione militare scrive una splendida lettera di elogi a quello della Legione, che la inserisce all’ordine del giorno. Il Bollettino dell’Arma di aprile pubblica questo encomio solenne:

Legione Allievi. - Corniani Camillo, allievo carabiniere a cavallo. Perché, il 26 febbraio 1884 in Torino, dando prova di animo generoso, affrontava coraggiosamente un cavallo, che tolta la mano al guidatore, erasi dato a fuga per le vie della città, trascinando la vettura cui stava attaccato e mettendo così a pericolo le persone, che in essa vettura si trovavano.

Il secondo caso si verifica il 9 agosto 1887, a mezzogiorno, sul corso Vittorio Emanuele II.

Antonio Audagnotti, carrettiere di Orbassano, ha abbandonato le redini sul dorso del suo mulo, attaccato a un carretto scarico. L’animale, quando si sente libero, si lancia in una fuga precipitosa in direzione di piazza Adriano. La fuga desta un parapiglia indescrivibile: negozi e porte delle abitazioni si chiudono frettolosamente, alcuni fuggono, altri, specialmente le donne, strillano.

Un volenteroso operaio, Domenico Pelerino, si lancia per fermarlo afferrandosi ai finimenti del mulo e a una stanga del carro. Ma non ci riesce, anzi l’animale si imbizzarrisce ancora di più. Pelerino rischia di finire sotto le ruote, anche perché sta perdendo le forze.

A questo punto compare il carabiniere Luigi Campaner, inviato in missione a Torino da Alessandria. Il militare si avventa contro il cavallo, lo afferra per le narici, lo scuote con grande energia e così, dopo violenti sforzi, riesce a domarlo e ad arrestarlo.

Il primo a respirare è Pelerino il quale, come dirà più tardi, si sentiva venir meno le forze. Così lui per primo e poi tutti gli astanti ringraziano il carabiniere Campaner come loro salvatore.

Come il precedente, anche questo episodio non è riportato nella cronaca della Gazzetta Piemontese, lo abbiamo ripreso dal giornale Il Carabiniere dell’8 aprile 1888, che così si conclude:

Della bella e generosa azione tenne alto conto il comandante la legione, il quale rimunerò con l’onorifico premio dell’encomio solenne il bravo operante.

Al di là dell’indubbio coraggio dimostrato dai due militari, occorre considerare le notevoli capacità mediatiche dimostrate dall’Arma con la pubblicazione di questo giornale che, con testi coinvolgenti e soprattutto con immagini suggestive, ha saputo creare una vera e propria iconografia celebrativa a conferma di una presunta “superiorità” rispetto ad altre forze armate dello Stato. Lo diciamo senza spirito polemico, in omaggio al detto “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.

Fonte.

Il Carabiniere, 24 maggio 1884, N. 21.

Il Carabiniere, 8 aprile 1888, N. 14.

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Articolo pubblicato il 28/07/2023