Il Duomo di Torino, dedicato a San Giovanni Battista
I fuochi di Saint-Jean in Bretagna (Le Petit Journal 1-07-1893)

Si festeggia il 24 giugno il Patrono della città, voluto da una Regina longobarda

Qualche giorno fa, come ogni anno, il 24 giugno la città di Torino ha rinnovato i festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista, suo Patrono. Giovanni Battista è l’unico Santo - oltre Maria, Madre di Gesù - di cui si celebra il giorno della nascita (24 giugno).

Perché questo santo vigila sulla nostra città, probabilmente dall’anno 602? La consacrazione al Battista dell’edificio di culto che diventerà l’attuale Duomo risale ai Longobardi e al loro Re Agilulfo (sovrano dal 591 al 615), la cui moglie, Teodolinda, fa proclamare San Giovanni Battista quale Patrono del Regno longobardo, con un graduale passaggio dalla fede pagana e poi ariana a favore di quella cristiana. Al periodo delle dispute fra arianesimo e cristianesimo si colloca la cacciata del Vescovo Ursicino (1) (proprio in Duomo si può vedere la sua lastra sepolcrale, databile al 609/610, proveniente dalla scomparsa basilica dedicata a San Solutore).

I Ducati longobardi, all’interno di una monarchia per nulla accentratrice, in Piemonte erano quattro: Asti, Ivrea, San Giulio d’Orta e Torino. Torino e il Piemonte hanno fondamenta longobarde, poi dimenticate. Un solo esempio: nell’Editto di Rotari del 643, una raccolta di norme consuetudinarie, troviamo la prima menzione documentata di un vocabolo che diventerà popolare nella nostra regione, la masca, termine usato nella lingua piemontese per designare la strega.

Il Duomo di Torino che vediamo oggi è stato edificato alla fine del XV secolo ed è l'unico edificio religioso in stile rinascimentale in città. Dal 1578 ospita la Santa Sindone, qui trasferita da Chambéry per volontà dei Duchi di Savoia. L'area sacra, anticamente, era costituita da tre chiese paleocristiane, probabilmente edificate al posto e sulle fondamenta di edifici pubblici o templi pagani preesistenti, dedicate a San Salvatore, a Santa Maria di Dompno e a San Giovanni Battista. Le tre chiese vengono abbattute tra il 1490 e il 1492; il campanile, o torre campanaria, costruito precedentemente e terminato nel 1469, opera voluta dal vescovo Giovanni di Compeys e dedicato a Sant'Andrea, non viene toccato dai lavori, e rimane ancor oggi visibile a fianco del Duomo con i suoi primi 48 metri di altezza. La costruzione, voluta dai Savoia e dal vescovo, Domenico Della Rovere, viene affidata ad Amedeo de Francisco da Settignano, detto anche "Meo del Caprino", che vi lavora fino alla morte nel 1501. I lavori termineranno nel 1505; il 21 settembre si celebra la consacrazione, con una messa solenne tenuta dall'arcivescovo titolare di Laodicea di Siria, Baldassarre Bernezzo, in sostituzione del nuovo vescovo della città, Giovanni Ludovico Della Rovere, che si trova a Roma a difendersi dall'abate di Santa Maria di Pulcherada che minaccia di staccarsi dalla Diocesi di Torino.

Dopo l’arrivo della Sindone nella nuova capitale sabauda, si pone il problema di ingrandire il Duomo, con una cappella dedicata al Sacro Lino. Il primo progetto risale al 1649, quando Bernardino Quadri, in seguito a screzi con Francesco Borromini nel cantiere della Basilica di San Giovanni in Laterano, si trasferisce a Torino, alla corte di Carlo Emanuele II. L'idea del Quadri si basa sulla correzione del precedente progetto di Carlo di Castellamonte, che prevedeva una cappella ovale posta alle spalle del coro dell'edificio, per erigere un ambiente a pianta circolare, ma il progetto dell'architetto luganese non soddisfa i committenti. Nel 1667 viene chiamato all'opera Guarino Guarini, attivo dal 1666 nella Real Chiesa di San Lorenzo. La cupola, i cui lavori durarono ventotto anni, viene terminata nel 1694.

Il campanile visibile oggi risente di alcune modifiche del 1720 specie nell'altezza, affidate da Vittorio Amedeo II all'architetto Filippo Juvarra, che lo innalza di 12 metri, in stile barocco, portando la torre ad un'altezza complessiva di metri 60.

Per volere di Re Carlo Alberto l’edificio sacro si impreziosisce di una copia su tavola dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, realizzata da Luigi Cagna nel 1835 e ancorata alla controfacciata della chiesa.

La cappella della Sindone è stata gravemente danneggiata, nella notte tra l'11 e il 12 aprile 1997, da un furioso incendio che ha distrutto gran parte dell'opera guariniana; in quella drammatica notte, la Sindone viene portata in salvo dai Vigili del Fuoco. L’incendio ha imposto il restauro della facciata e degli interni, sotto la supervisione dell'architetto Maurizio Momo; nello stesso tempo è stata realizzata la nuova teca della Sindone in cui il Sacro Lino è conservato disteso e in atmosfera controllata. Sotto il Duomo il restauro ha riportato allo stato primitivo la chiesa sotterranea, di pari dimensioni, dove è stato realizzato il Museo Diocesano di Torino.

Fra le tante opere d’arte presenti in Duomo, presso l'altare della seconda cappella destra si può ammirare il polittico dei santi Crispino e Crispiniano, già attribuita a Defendente Ferrari ed ora accertata come lavoro di Giovanni Martino Spanzotti, al quale è attribuita le tela del Battesimo di Gesù, che si trova in sagrestia, dove vi è anche il sepolcro del vescovo Claudio di Seyssel, risalente al 1526, opera dello scultore Matteo Sanmicheli. Troviamo, inoltre, le tele della Madonna con quattro santi (terza cappella destra, 1655), la pala con Santa Barbara e San Girolamo (quarta cappella destra) e della Madonna con i santi Ippolito e Cassiano (quinta cappella destra, 1656), di Bartolomeo Caravoglia; opere di Pierre Legros sono le statue marmoree di Santa Cristina e di Santa Teresa, destinate in un primo tempo alla facciata della chiesa di santa Cristina e poi sistemate qui.

All’interno della festa di San Giovanni Battista, si svolge il rituale del falò. I festeggiamenti per il santo patrono, in origine legati a riti pagani precedenti al cristianesimo ed associati al solstizio d'estate, vengono arricchiti durante l'Alto Medioevo e caratterizzati da danze, canti, banchetti e varie celebrazioni, specialmente nell'area intorno all'attuale Piazza Castello. Nel retaggio pagano erano comprese credenze magiche propiziatorie, come bruciare le vecchie erbe nel falò, raccogliere nuove erbe (soprattutto la melissa e l’iperico) per l’anno a venire, comprare l’aglio come portafortuna, raccogliere felci a mezzanotte e conservarle in casa come auspicio di bene e fortuna. Durante i giorni precedenti il giorno del santo patrono si svolgevano danze di gruppo e venivano allestite aree mercatali e fiere, ed anche una "corsa dei buoi" in Borgo Dora. La sera del 23 giugno, infine, veniva accatastata una alta piramide di legname, con un palo verticale al centro, all'inizio di via Dora Grossa (attuale via Garibaldi), accesa dal figlio più giovane del regnante (figura poi sostituita dal Sindaco della città). La tradizione della caduta del palo, una volta bruciato, veniva intesa come un cattivo auspicio se il fuoco fosse caduto verso il Palazzo Reale, sede del potere dinastico sabaudo (2).

Note

(1) Ursicino (529 – Torino, 20 ottobre 609) è stato vescovo di Torino dal 562 alla morte. Scavi condotti nel 1843 nei pressi del duomo di Torino hanno portato alla scoperta della sua tomba e del relativo epitaffio, che recita:

«Hic sacerdos episcopavit annos XLVII | complevit omnes dies suos annos plus minus LXXX. | Depositio sancte memorie Ursicini episcopi | sub die tertiodecimo kalendas novembres indictione tertiadecima.» (Savio, Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, p. 298).

Nel buio del periodo longobardo, non sono noti altri vescovi di Torino per diversi decenni fino a Rustico, documentato nel 680.

(2) La notte di San Giovanni, fra il 23 e il 24 giugno, precede la ricorrenza della natività di San Giovanni Battista. A questa notte sono legate innumerevoli credenze, usanze, riti e superstizioni diffuse sia in Italia che nell'Europa settentrionale. Questa notte è conosciuta anche come notte delle streghe in quanto le viene associato il raduno delle streghe per il loro sabba annuale. Alla notte di San Giovanni sono ispirate tre celebri opere: Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e l'omonima opera musicale di Felix Mendelssohn che ne rappresenta le musiche di scena; Una notte sul Monte Calvo di Musorgskij.

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Articolo pubblicato il 27/06/2023