Amare Torino dai particolari

A cura di Luciano Brussino

Prosegue la proposta delle fotografie di Luciano Brussino, con didascalie da lui elaborate, per offrire ai Lettori di Civico20News la possibilità di cogliere dettagli suggestivi della nostra città (m.j.).

Particolare del dipinto di Giuseppe Bertini del 1865. Si può ammirarlo salendo lo scalone che porta al primo piano di Palazzo Reale. Rappresenta l'incontro tra Emanuele Filiberto e Torquato Tasso, l'occasione fu l'ostensione della Sindone del 1578 concessa al cardinale Borromeo in pellegrinaggio votivo quale ringraziamento per la fine della peste a Milano. Un particolare che preme sottolineare è che la nobildonna, con la sua ancella, nel dipinto non è la consorte di Emanuele Filiberto, Margherita di Valois, già deceduta nel 1574.

Emanuele Filiberto, nonostante le numerose avventure, amava solo Margherita, non riuscì a raggiungerla al capezzale prima che morisse, fermato mentre rientrava dalla Francia da atroci coliche che lo colsero sulle Alpi.

Dopo la morte della consorte non volle più sposarsi, si fece costruire uno scapolare d'oro e pietre preziose a forma di margherita, in ricordo della moglie, che indossò fino alla morte, sul quale fece scrivere QUIS DICERE LAUDES (frase tratta da un'egloga di Virgilio) che si può tradurre con "Chi mai potrà tesserne le lodi".

Un particolare della bella statua equestre opera di Davide Calandra, dedicata a Amedeo di Savoia duca d'Aosta. Le curiosità sono due. la prima è il cavallo che poggia sulle sole zampe posteriori, poco usuale tra le statue equestri e la seconda è il nome del cavaliere. Ho contato 22 Amedeo di Savoia nella dinastia, dunque questo è Amedeo Ferdinando Maria di Savoia (1845-1890). Un altro Amedeo di Savoia, il Duca di ferro, per non confondersi, di nomi ne aveva diversi: Amedeo, Umberto, Lorenzo, Marco, Paolo, Isabella, Luigi, Filippo, Maria, Giuseppe, Giovanni. Se vogliamo possiamo ancora aggiungere una ulteriore particolarità, ai due coniugi Amedeo di Savoia e Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna sono stati dedicati due importanti ospedali torinesi che ancora oggi portano il loro nome.

Passeggiando nei giardini di Palazzo Reale vedrete sicuramente persone che per riposarsi un po' si siedono comodamente su questa panchina. Non si dovrebbe fare. Questa "panchina alveare" è un'opera d'arte dell'artista romana di fama internazionale Jessica Carroll che attualmente opera a Torino.     

In via Calandra angolo via Luigi Rolando la bellezza straordinaria degli angeli che sostengono i balconi.

Il palazzo è opera dell’architetto Giuseppe Formento e occupa un intero isolato nei pressi di piazza Cavour (N.d.R.)

Via San Dalmazzo 12, una bella insegna dietro un lampione dal nome "gambero d'oro a tre lanterne".

Chi le riconosce? Finestre del primo ospedale di Torino, in Palazzo dei Cavalieri di via della Basilica, sorto nel 1575, per volontà di Emanuele Filiberto, Gran Maestro dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, che pertanto prese il nome di Mauriziano. Rimase operativo fino al 1885 quando si inaugurò nell'allora Strada di Stupinigi l'ospedale Umberto I in onore del re. Ma ancora oggi tutti lo chiamano Mauriziano.  

Luciano Brussino

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Articolo pubblicato il 15/06/2023