Adriana Cicognani

Un dolce fluttuare nell'infinito

Adriana Cicognani, triestina di nascita, studia a Venezia, diplomandosi presso il Liceo artistico, quindi prosegue gli studi all'Accademia di Belle Arti, dove si diploma in scenografia. 
Venezia diventa il laboratorio artistico, il crogiuolo alchemico nel quale prendono vita le prime intuizioni del suo magico percorso. 
La laguna, i colori, le linee geometriche, tutto origina in quel “brodo primordiale” che la Serenissima si alimenta costantemente con le energie scaturite negli angoli di un passato sempre più vivo e presente.
Non è sicuramente un caso che i suoi colori prediletti siano il nero, il rosso, il bianco, il giallo e l'oro.
Si tratta di un linguaggio simbolico noto agli studiosi di Alchimia, che prevede il necessario passaggio evolutivo attraverso le fasi della Nigredo, Albedo, Citrinitas e Rubedo. Un viaggio forse doloroso ma necessario al raggiungimento di quella Verità che si manifesta nel Vello d'Oro, nel Sacro Graal e nella Pietra Filosofale.
Adriana dialoga con l'arte e attraverso l'arte.
Il suo è il linguaggio della grafica, del disegno e della poesia. 
La necessità di esprimere concetti metafisici, manifestazioni di una trascendenza intima e celata nella memoria, diventa, per Adriana Cicognani, imprescindibile necessità esistenziale.
La sua arte non chiede di essere compresa dalla comune razionalità limitata dall'imperante pensiero dualistico, la sua arte celebra se stessa nella Sephira della Bellezza, Kether, la sesta Manifestazione del Glifo della Kabbala.
I dipinti di Adriana, indipendentemente dalla tecnica utilizzata, sono veicoli atti a compiere viaggi nei labirinti dell'immaginazione, alimentati da quel lobo destro del cervello che ormai tendiamo ad utilizzare sempre di meno.
I luoghi reali cedono il passo alle emozioni, le emozioni allargano la Consapevolezza dell'Anima fino a tradurla in immagini nuove, archetipi di un mondo che trascende la tridimensionalità materica per proiettarsi in dimensioni altre.
In molti recenti lavori, Adriana, propone alcune forme simboliche legate ad antiche tradizioni orientali che raccontano la molteplicità dei percorsi animici, considerandoli, al pari dei sentieri cabalistici, Cammini sapienziali dedicati a coloro che hanno ricevuto un'Iniziazione.
I Lavori di Adriana meritano grande attenzione: come Esseri magici accompagnano l'osservatore, concedendogli il privilegio di percorrere qualche tratto di strada verso la conoscenza di se stesso. 

Partendo dalla Nigredo, diventa necessario spostarsi dolorosamente verso l'alto, seguendo quello stesso percorso che Dante vuole compiere introducendosi nelle viscere della dimensione infernale, visitando l'interiora terrae, per poi trasformarsi alchemicamente attraverso la metafora dei tre colori delle facce di Lucifero: Nera , tra Bianco e il Giallo e Rossa.  
Basilio Valentino nella sua rappresentazione del VITRIOL ci racconta che se si esegue un radicale cambiamento, nel caso di Dante e Virgilio un ribaltamento, sarà possibile ritrovare la strada verso la Vera Luce, che nei versi del Poeta si concretizza nella Natural Burella.
Adriana padroneggia anche il linguaggio della poesia, integrando i concetti visivi delle sue opere pittoriche.Tornando al tema della Necessità si evince l'importanza di quella dimensione artistica che, come nel caso di Adriana, diventa parte integrante di un cammino personale svincolato dalle regole e dai limiti di natura accademica. Proprio quelle regole, faticosamente assimilate, vengono registrate per essere prima comprese e poi trascese, offrendoci un risultato originale e indubbiamente unico.
La Necessità è forza imprescindibile che induce l'artista triestina ad incanalare le proprie energie trasformandole in un linguaggio che utilizza le forme ei colori con la stessa padronanza della parola scritta e del linguaggio poetico.
Gli interessi personali di Adriana, che diventano intimi approfondimenti verso le Discipline di quell'esoterismo che è ricerca di Luce e di Verità, abbracciano la Kabbalah ebraica, le Discipline orientali, l'Orfismo greco, lo Zen giapponese, e la conducono a realizzare importanti mostre personali come: Evocazione della poetessa Nelly Sachs (1989), Stanze cabalistiche (1993), Gli Arcani della Fenice (1994), Eros d'Autore (1999), Angeli e demoni (2000).
Adriana integra la penna, che esprime la poesia, con il pennello dei suoi Lavori pittorici, rendendo questo connubio un matrimonio alchemico imprescindibile e unico nel proprio genere:


Il Silenzio
Maestro, 
da qui chiudiamo il pensiero alle parole
affinché ai bordi del dicibile
coagulino alte mura

dove il riflesso rallenti nella stasi,
in cui tutto accade
ciò che è “impossibile”.

Memoria Causale

Movimenti
Di attese fissate
Nel pensarsi incontro

E sottrazioni di rimando

Veicoli di attenzioni in transito
Ai bordi del possibile

Cerchiature di “intorni”,
epifanie del ritrovarsi
da memoria a MEMORIA
e in Altro Tempo.

Adriana Cicognani (STANZE – 2006)


“La reincarnazione e il mondo dell'occulto sono i temi proposti dalla pittrice triestina Adriana Cicognani…
…Attraverso una tecnica ricercata e delicatamente materica, fatta di carta, sabbia, plastiche e spray su tela, di chine, tempere, polveri metalliche e cere per le opere su carta, la Cicognani trae ispirazione dalla vastissima iconografia dei Tarocchi per delle libere interpretazioni degli Arcani Maggiori, che nella pratica cartomantica si manifesta, a differenza degli Arcani Minori, ad archetipi di significato generale….”.
 
Marianna Accerboni (Arcani della Fenice – 1994) 



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Articolo pubblicato il 09/06/2023