Una buona lettura per Giorgia: Di Piero Flecchia

Carla Lonzi la politica italiana e il femminile

Nulla descrive la profonda crisi della democrazia rappresentativa in Italia quanto la sempre più bassa percentuale di votanti rispetto agli aventi diritto.

Un astensionismo che procede da due considerazioni di puro buonsenso comune: le differenze di campo non sono così grandi che la vittoria elettorale di una parte cambi il quadro generale del paese; chiunque vinca la posizione del singolo elettore comune: non legato a cricche politiche, non avrà né un miglioramento né un peggioramento.

 

Questo ragionamento sostanzialmente corretto, ha però in ambito politico un effetto disastroso, perché viene meno il momento significativo del voto: quello di controllo e selezione da parte dei cittadini sull'operato della loro classe politica.

 

E una classe politica, se, quando e dove si sottrae al controllo dell'opinione pubblica, tende a chiudersi in oligarchia, ovvero in una consorteria che persegue i propri vantaggi consortili; come ben descrive la gara sempre vincente per la politica italian, tra aumenti degli emolumenti per gli incarichi d'ambito politico e inflazione.

 

Questo meccanismo ha generato quella situazione che un classico del giornalismo italiano degli anni '980 ha icasticamente definito di “casta”.

 

Ma il momento politico separato e delimitabile entro una “casta”, condanna la massa dei cittadini alla subordinazione, alla passività politica, ieri delle monarchie assolute, oggi degli stati totalitari.

 

Qui propagandisticamente una soggettività si dichiara erculeamente disposta - more putiniano o erdogaziano - a farsi carico di tutto il peso della politica, come l'altro ieri in Italia fece il Truce e ieri generosamente per l'erculea impresa tal Ercole che di cognome fa sommessamente Salvini.

 

Anche a dire un garbato - ma fermo NO! - all'offerta salvinifica, gli italiani hanno votato Giorgia Meloni, certi di votare: una donna, una madre, una italiana, che si è però trovata circondata dai tanti vari Salvini e aspiranti tali, decisi a giocare l'audace mossa di far finta di niente e proseguire nel disegno di analfabetizzazione politica del polloppolo italiano.

 

La recente catastrofica alluvione delle Romagne ci racconta dalla sponda interna della porcopollilittica.

 

Qui, mentre urgono interventi di soccorso, le bande dei vari Salvini reclamano un commissario ad acta, riconfermando quanto vero anche per la povera Giorgia: il suo materno buon senso, il detto: dagli amici mi guardi Dio, e soprattutto da parenti vari.

 

Insomma, per por fine alla deriva oligarchica il popolo italiano ha votato Giorgia, che la buona volontà, in quanto mamma e donna, lei ce l'avrebbe, ma attorno ha un inquietante coefficiente di mascolinità becera.

 

Sono eroi la cui sola descrizione veridica adeguata è nel Tassoni della Secchia Rapita: summa esemplarità di conte di Culagna è nelle varie salvinità, per cui se il buonsenso popolare ha giocato la carta Giorgia, lunga è la strada che nostra deve percorrere!

Almeno come variante di possibili orizzonti, ci permettiamo di suggerire alla donna e alla madre Giorgia Meloni la lettura di un dimenticato, ma non inattuale libello, ormai vecchio di mezzo secolo, ancora di stringente attualità: soprattutto per lei Giorgia una buona carta di navigazione, consiglio l'autrice, una donna e una madre come lei.

Dico di tal Carla Lonzi, già raffinata critica d'arte, attenta studiosa di metafisica e politicamente impegnata che - per delusione nella piccizzazione – non è finita a militare in una qualche forma di proto Fratelli d'Italia, ma si è orientata verso la nascita di un movimento di Sorelle d'Italia femministe, che ne fece la leader nel post sessantotto e ben di più.

 

Carla Lonzi (1931 – 1982) ha pubblicato, alla svolta degli anni '970 due testi di una sobrietà limpida di idee e di scrittura, come la phamphelttistica italiana più non aveva conosciuto dai tempi del Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene.

 

Il primo di questi due sulfurei libelli è Sputiamo su Hegel, che la Lonzi afferma di aver scritto, raggiunta la coscienza che le stesse femministe davano più importanza alla lotta di classe che all'oppressione che pativano dal maschilismo, la cui summa è appunto nel divenire hegeliano, dove il patriarcato articola una propria onni avvolgente metafisica del dominio.

 

Solo affrontando la struttura metafisica dell'egemonia patriarcale, per Carla Lonzi è possibile impostare un discorso politico alternativo, un discorso che deve spingersi oltre l'obnubilamento del pensare realizzato attraverso la metafisica hegeliana, arrivando fino al concreto corporale; solo fondato su questo può prendere forma un pensiero politico alternativo all'egemonia patriarcale.

 

Solo uscendo da questa, rompendo soprattutto con l'interpretazione del femminile come pensato e imposto dal pensiero maschile: ed esemplarmente si articola anche in Freud la possibilità di una prospettiva politica alternativa alla politica patriarcale.

 

La cui forma attuale è quella realizzata attraverso una combinazione di monoteismo religioso di finanza e militarismo, gestisti attraverso apparati imperialisti statali.

 

Il testo nel quale Carla Lonzi individua e analizza il momento e il luogo di scardinamento dell'imperialismo patriarcalista è La donna clitoridea e la donna vaginale, il cui titolo esemplarmente sintetizza l'opposizione che determina la subordinazione del femminile al maschile.

 

Insegna Carla Lonzi, il vero luogo originario del piacere femminile è la clitoride, stimolare la quale è la via diretta per l'orgasmo nel corpo femminile.

 

Invece l'orgasmo clitorideo è stato definito dalla psicanalisi effetto d'una situazione di anormalità psichica, perché il vero orgasmo del femminile è vaginale. Carla Lonzi dimostra che l'orgasmo vaginale è il vero luogo mitico della subordinazione del corpo femminile alla fallocrazia.

 

È tecnicamente, come ha dimostrato l'etologia, il ritorno a una metanaturalità quale il corpo femminile della hominina sperimentava prima di realizzare una capacità di orgasmo separata dai cicli di estro naturale, solo durante i quali il maschio aveva accesso, come nelle altre specie, alla femmina hominina.

 

La capacità di orgasmo separata dai cicli di estro, insegna la Lonzi, rompe con l'ordine naturale e avvia il processo di umanizzazione della specie, reso possibile e perfezionato dalla mediazione linguistica, attraverso la quale si realizza quella circolazione dell'informazione che è alla base del passaggio dalla subordinazione alle leggi naturali alla subordinazione, nell'ambito della comunità, alle leggi culturali, a discendere dal tabù dell'incesto.

 

Viene così scardinata la logica del dominio del maschio alfa, istituendo un nuovo sguardo, fondato sul linguaggio, della socializzazione della differenza sessuale, al cui centro c'è la ricerca e lo scambio del piacere.

 

Qui è il vero luogo della creazione della soggettività umana, per cui Carla Lonzi afferma che una società libera, - come confermato anche dalla ricerca antropologica di Margaret Mead - ha il suo fondamento nella possibilità per la/il bambina/o di conoscere sperimentalmente, tra infanzia e adolescenza, la propria sessualità, sola via per costruire una comunità di soggettività libere.

 

Ma questa linea evolutiva per Carla Lonzi è sistematicamente contrastata dalla originaria pulsione fallocratica del maschio, che per interiore struttura psichica naturale è portato, se non educato culturalmente, a sviluppare la pulsione aggressiva.

 

Questa, in natura, porta ai duelli di gerarchia, attraverso i quali le società naturali si danno una gerarchia sotto un alfa dominante.

 

È questa stessa deriva che spinge nell'oggi storico il maschio a costruire culture patriarcali, dove gerarchizzarsi in forme varie di stato militarista, con al centro la guerra come evento chiave: simmetricamente, una politica di pace diventa la via di costruzione di ogni società umana, ma che si realizza soltanto uscendo dalla patriarcalità, intrinsecamente militarista.

 

E per Carla Lonzi il luogo culturale attraverso il quale il patriarcalismo si impone sul femminile, fondando così la propria logica del dominio, è il trasferimento sociale dell'orgasmo femminile dalla clitoride all'utero, ravvisando in quello il piacere che il corpo femminile realizza soltanto a fatica e attraverso il corpo maschile, la forma canonica della soddisfazione.

 

In una società libera andrà oppostamente riconosciuto che il piacere clitorideo è la forma naturale vera e immediata del piacere femminile, mentre la penetrazione maschile è necessaria soltanto per realizzare la funzione procreativa, che va separata culturalmente da quella erotica, con una conseguente rivoluzione degli orizzonti sociali.

 

La presente crisi planetaria della democrazia rappresentativa diventa pienamente comprensibile soltanto a partire dalla constatazione che, pur con tutti i suoi limiti, nelle grandi entità statali tutto è politicamente peggiore della democrazia rappresentativa, la cui presente crisi ha la sua radice nella profondità naturale dell'essere; soprattutto nel genere maschile.

 

Il patriarcalismo preme, per soggettività grottescamente invadenti alla Truce nei vari salvifinicatori che si offrono.

 

Contro questa deriva verso il patriarcalismo, l'elettorato italiano ha puntato sulla carta del femminile, nella persona di Giorgia Meloni: una donna una madre una italiana, ma che soltanto se acquista piena coscienza delle forze con le quali il suo percorso politico deve misurarsi, e che tutte si ricapitolano nella illuminante metafora politica che si compendia nel vocabolo patriarcato, potrà difendere la strategia democratica.

 

È in questo quadro politico che acquista significato la speculazione di Carla Lonzi, che ha il rigoroso pregio di indicare, con il giusto termine di riferimento, la minaccia che incombe sulla nostra democrazia: il patriarcato.

 

Allo stesso tempo propone un orizzonte alternativo, che la specie è tempo recuperi, ad evitare il suicidio atomico, che ormai politiche come l'imperialismo putiniano apertamente evocano, in un ricatto perverso e cinico.

 

Noi italiani abbiamo la gran ventura di poter contemplare un orizzonte politico alternativo al patriarcato: e per nulla utopico e distante, nella esposizione in lingua italiana che Carla Lonzi ci ha lasciato, pagandolo in dolore, in solitudini ed eroico rigoroso coraggio e fisico e intellettuale.

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Articolo pubblicato il 02/06/2023