Dinamiche di coppia. … (1/2)

Quando la coppia scoppia, anche dopo aver tentato in tutti i modi di tenerla insieme.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 72 del 25.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°5.1

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È un dato di fatto, diventato luogo comune e quindi non ci si presta attenzione più di tanto, che le relazioni tra individui siano sempre più complicate e fragili. Per quanto ci si sforzi di trovare un equilibrio tra le parti, sembra sempre che si finisca per rendere le cose ancora più intricate.

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Questa condizione si espande oltre i limiti dei desideri personali coinvolgendo una comunità in aspetti molto più ampi, come quando inconsciamente diciamo al figlio di andare via e crearsi una propria vita indipendente, di trovare una propria dimensione da cui potersi relazionare nuovamente con tutto e tutti senza dipendenze né imposizioni, senza preconcetti, legami, abitudini, aspettative ed altro. Di cercare il modo per stabilire relazioni sufficientemente mature e rispettose della libertà e dignità altrui, chiunque egli sia, quando ciò è possibile. Infatti, il più delle volte le cose ritornano e di solito si ricercano le stesse cose di prima e, non trovandole, si finisce per accentuare ancor più il problema. Man mano che si cerca di stabilire qualcosa di buono, agendo su uno dei poli contrapposti, si fa crescere nel contempo anche l’altro. Così avviene anche nelle relazioni tra due individui dello stesso sesso; le dinamiche di coppia che ci sono tra sessi opposti si accentuano ulteriormente in quanto si tende a forzare una situazione che non è proprio del tutto stabile, è variabile, come in una coppia eterosessuale, al variare delle condizioni al contorno.

 

Le relazioni tra una coppia prima della nascita di un figlio o dopo sono assolutamente diverse per tutta una serie di ragioni, né migliori né peggiori, ma sicuramente diverse. Certe condizioni, come già detto, all’interno di determinati ambienti sono risposte conseguenti al fatto che non ci sia presente una sufficiente rappresentanza equilibrante del sesso opposto. Quindi nei mondi religioso, sportivo e militare accade, molto più spesso di quanto si possa credere, che si sviluppino relazioni sessuali tra appartenenti allo stesso sesso, per adattamento alle necessità del contesto, volenti o nolenti. Non da adesso, ma da sempre, tra gli esseri umani allo stesso modo in cui accade anche tra gli animali. È una legge naturale di adattamento all’ambiente che esiste da sempre e non ha nulla a che vedere con giudizi morali. Non è una scoperta recente né segue una moda di libertà di costumi.

 

Torniamo nuovamente al discorso inerente la relazione di coppia su cui si basa la capacità fondamentale di relazionarsi di ogni essere umano verso ciò che sembra essere esterno a sé. Il problema si rivela quando egli tenta di farlo prima di averlo fatto verso di sé, verso le stesse cose presenti al suo interno, condizione necessaria per conoscerle direttamente prima di poterle “riconoscere” con sufficiente chiarezza in altro al di fuori di sé. Tutto quello con cui non è entrato in relazione dentro di sé e non ha potuto sviluppare e maturare in quell’ambiente, ogni volta che cercherà di farlo verso qualcosa all’esterno, questo qualcosa di esterno lo porrà come davanti ad uno specchio, di fronte a ciò che giace irrisolto al suo interno. Scatenando il solito rituale rivolto ad esso, affermando “tu non capisci”! O “tu non fai quello che dici”. Ovvero richiamando ad una coerenza ciò che ci sta di fronte quando ciò che abbiamo di fronte sta semplicemente rivelandosi specchio della nostra incoerenza verso noi stessi, relativamente a quei punti che non vogliamo conoscere di noi stessi e che vogliamo continuare a tenere nascosti. Potrei dire che questa modalità si produce anche quando noi cerchiamo di uscire dalla nostra ciste e parlare con la vita o con quell’aspetto della vita che possiamo identificare con il divino. Valgono le stesse regole. Per questo si dice che noi così come siamo, qualunque cosa facciamo combiniamo disastri. Con ciò non intendo dare una visione solo negativa dei fatti. Infatti nonostante ciò siamo ancora vivi: quindi vuol dire che qualcosa di positivo controbilancia tale stato di cose parziale e per ciò abbiamo tutte le possibilità di comprendere, proprio grazie ai disastri che facciamo, anche il buono che c’è. Ci troviamo quindi in una specie di scuola “sui generis” in cui le lezioni si presentano nella loro interezza, accessibili da ogni punto di vista. Una scuola pratica in cui vige la regola “dell’imparare facendo”.

 

Quindi per uscire da questa ciste, da questo bozzolo, da questo involucro, quello che va bene per me non andrà mai bene per un altro, a causa delle diverse esperienze sensoriali personali. Non è assolutamente una cosa facile al momento.

 

Diciamo che non è una cosa facile per come noi intendiamo facile una cosa. Perché se dicessi che noi viviamo proprio a causa di quella cosa non facile, sarebbe più semplice capire che viviamo grazie a qualcosa che non conosciamo, viviamo per fare una cosa che non conosciamo e facciamo delle cose credendo che siamo quelle che dobbiamo fare, senza comprendere se siano dettate o meno da quella cosa sconosciuta che sta dentro di noi. Quindi noi viviamo comunque a dispetto di quello che crediamo e facciamo. Il nostro corpo (nella sua interezza) è una cosa fantastica perché nonostante ciò che gli infliggiamo, nonostante e mediante le malattie che mette in atto, quali conseguenti tentativi di ripristino funzionale, riesce a ristabilire sempre uno stato sufficiente al mantenimento della vita.

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 15/06/2023