Umani o esseri umani? ... (2/3)

Non basta avere una determinata forma che assomiglia a qualcosa per essere veramente quel qualcosa.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 72 del 25.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°4.2

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Forma e sostanza sono un’unica cosa, ma non è detto che sia ancora così per tutto, umani compresi. Come tali, infatti, ci riteniamo sufficientemente adatti al nostro ruolo perché abbiamo una determinata forma che sembrerebbe confermarlo, ma, come possiamo facilmente constatare ad ogni istante, il nostro agire mette in evidenza che siamo ancora ben lungi da esserlo.

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Torniamo alla nostra coppia, femminile e maschile.

 

Una domanda. Quindi il rapporto tra maschio e femmina di altre specie sarebbe “abbastanza naturale?!”

 

No, anche tra altre specie animali vi sono comportamenti similmente distorti. Per esempio anche nelle scimmie, tra le quali il rapporto dominante può svolgersi alla luce del sole secondo certi schemi comportamentali accettati dal branco; ma se tra scimmie si intende avere altri tipi di rapporti, diciamo così, non ufficiali, ciò avviene di nascosto, ponendovi tutte le attenzioni che il caso richiede per non subirne conseguenze. Esattamente come avviene nella specie umana. Adottano gli stessi criteri. Avendo scoperto quali sono le leggi che governano le gerarchie e i rapporti di forza esistenti al loro interno, trovano il modo di eluderli a proprio favore, mettendo in atto strattagemmi per conseguire un obiettivo che altrimenti resterebbe precluso. Il loro desiderio è altro e cercano comunque di soddisfarlo. Vale per tutti, anche per le coppie monogame, per esempio i pinguini, perché in quel caso ci sono altri meccanismi che si inseriscono su un altro tipo di desiderio, diventando preponderanti senza farli diventare realtà conclamata in modo evidente, come invece accade negli esseri umani o in altre specie animali. Solo perché tutti noi stiamo vivendo all’interno di quella ciste planetaria. Se ci riferissimo ad una natura ancora originale, allora vedremmo queste relazioni svolgersi in maniera differente. Ruoli e funzioni sarebbero in qualche modo predeterminati e accettati per scelta cosciente, anche se diversamente cosciente da come la intendiamo in questo momento e per come è residente in noi.

 

Quindi l’essere umano non è l’unico che attua tutti questi … (parola mancante non distinguibile nella registrazione – si suppone - strattagemmi).

 

Assolutamente no! Perfino le piante lo fanno, ibridandosi. È una legge naturale di sopravvivenza in cui il desiderio è capace di esprimersi attraverso vie metaboliche diverse. Quindi noi stabiliamo delle relazione che devono essere mantenute all’interno di una gerarchia di valori prestabilita, ma praticamente agiamo in modo assurdo e non coerente con quanto noi stessi abbiamo stabilito. E questo genera un malessere profondo anche quando non è evidente o conclamato o percepito. Infatti ogni tanto qualcuno mi fa rilevare che sto dicendo a tutti in ogni occasione “non sposatevi”, mentre io lo sono da quasi 50 anni. Non stona allora la mia affermazione? Certamente! Ma per comprendere il senso delle cose occorre farne l’esperienza. Ciò non significa che una persona sia buona o cattiva, giusta o sbagliata, ma può esserlo la nostra idea della relazione con essa. Specialmente se basata su valori di riferimento stabiliti da altri e accettati senza conoscerne le reali implicazioni e senso.

 

Tutto ciò costituisce un presupposto di osservazione e valutazione errata di una persona che, pur essendo sempre stata eguale a se stessa, è stata erroneamente individuata attraverso un meccanismo di percezione distorto da tali presupposti distorti. Per cui occorre tempo per comprendere come stanno veramente le cose, come e cosa sono gli umani e perché fanno certe cose. E smettere di proiettare sulle persone valori di cui esse non sono portatrici se non nel nostro immaginario. Così come facciamo con i nostri figli o le persone più vicine a noi. Come quando mandiamo nostro figlio a nuotare in piscina con la speranza che diventi il nuovo campione olimpico.

 

Quindi è facile capire che nelle dinamiche di scambi di questo genere, costrette all’interno delle pareti domestiche in tempi e modi forzatamente condivisi, perfino sedere a tavola per consumare un pasto di cibo uguale per tutti può diventare oggetto di confronto o scontro, poiché sicuramente quel cibo e quella situazione sarà migliore per alcuni e peggiore per altri tra coloro che vi sono “costretti” ogni volta, ogni giorno. Per tutti sarà sempre e comunque un compromesso, mai la condizione migliore in assoluto. Figuratevi cosa ciò può comportare se protratto per una intera vita di coppia: una continua distruzione interiore in grado di minare alle basi anche la più solida relazione, seppure non intenzionalmente. Come tante altre condizioni simili che concorrono alla quotidianità, accumulandosi fino a far scoppiare il bubbone che hanno alimentato per così tanto tempo senza volerlo. Tutto ciò lo sto evidenziando non per creare disperazione ma per far comprendere che non ci sono soluzioni diverse da quelle già in atto, anche se non riusciamo ad afferrarne il senso. Ovvero esse sono il compromesso necessario per poter mantenere in piedi questa condizione distorta, altrimenti crollerebbe tutto senza altra alternativa al suo posto. In una condizione non distorta potrei mangiare qualsiasi cosa ovunque la trovassi senza pretendere che qualcuno l’abbia preparata apposta per me o che qualcuno la mangi insieme a me proprio a quell’ora e in quel modo, essendo diversi, avendo esigenze diverse ed uno scopo diverso. Anche se tutto alla fine ritornerà all’origine.  … (segue parte 3/3)

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 11/06/2023