Pausa da militanza
L'Aula del Parlamento

Dopo avere collezionato qualche delusione si può anche dire stop e stare a guardare la politica ed i politici da lontano

 

Dopo avere collezionato qualche delusione si può anche dire stop e stare a guardare la politica ed i politici da lontano. Una situazione privilegiata che consente di osservare il presente con maggior distacco e oggettività.

Ed ecco cosa vedo. Anzi, cosa sento. Sì perché è il linguaggio di molti leader politici, vissuto ed analizzato al netto dei pregiudizi derivanti dalle appartenenze, che rivela l'assoluta inconsistenza della nostra classe dirigente.

Un misto di arroganza, ignoranza, demagogia, incoerenza ed opportunismo. Partire dallo slogan "Roma ladrona", espressione comunque efficace e vero capolavoro del marketing politico, alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno interessato proprio la Lega, che i malfattori se li è ritrovati in casa, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

Anche perchè il peggio è altrove e lo si rinviene nelle derive populiste, nelle frasi ad effetto urlate al solo scopo di raccattare qualche voto facendo leva su eventi, meglio se tragici, e situazioni contingenti.

E così l'On. Di Pietro, populista d'eccellenza, è subito pronto  a soffiare  sul malcontento derivante dalla crisi economica ed apostrofa come "ladro" e "latitante" l'attuale Governo,  affermando che il Presidente del Consiglio Monti ha sulla coscienza i suicidi delle vittime della crisi economica.

Dimenticando che, indipendentemente dal giudizio che ognuno può esprimere sull'attuale esecutivo e sull'efficacia delle misure da questi adottate, certamente la crisi economica non può essere imputata ad un governo in carica da poche settimane e che maggiore responsabilità ha certamente la classe politica che lo stesso capo dell'IDV incarna.

Ed ancora l' On. Di Pietro, il cui grado di coerenza è sotto lo zero, chiede ora la sospensione dei lavori per la realizzazione della TAV, affermando che l'opera è stata concepita da oltre trent'anni, dimenticando che lui stesso nel dicembre 2008 (poco più di tre anni addietro e non trenta), quando era    ministro dei lavori pubblici e delle infrastrutture, esultava per lo stanziamento dei finanziamenti necessari alla realizzazione  dell'opera.

Un cambio di rotta dettato solo da opportunità politica.  

E poi ci sono i filosofi dei mali d'Italia, gli imbonitori ed i venditori di fumo. Fra costoro certamente Nichi Vendola, il grande fotografo dei guasti della società capitalistica. Un piacere ascoltarlo. Ma quasi mai il Governatore suggerisce provvedimenti concreti, misure in grado di risolvere i problemi sui quali   tanto ama discorrere ed intrattenere.

E' il Nichi di lotta e di governo. Pronto a correre ai cancelli di Mirafiori per  cavalcare la protesta di un sindacato (minoritario), incurante delle nefaste  ricadute sullo stabilimento e sulla città della eventuale bocciatura (scongiurata) del referendum e del conseguente ritiro degli investimenti da parte della FIAT.

Pronto peró, il leader di SEL, ad accogliere nella sua regione gli inceneritori targati Marcegaglia, tradendo palesemente la propria vecchia vocazione ambientalista.

Meritano un capitolo a parte poi i modi disinvolti e le acrobazie verbali  utilizzati per giustificare situazioni di palese illiceità. Così, il segretario provinciale di Rifondazione Comunista ha recentemente censurato il sindaco del comune di Giaglione, del suo stesso partito, che aveva chiesto l'abbattimento di una tettoia abusiva  di un presidio No Tav.

Il manufatto è sicuramente abusivo ed il sindaco intendeva semplicemente far rispettare la legge ma secondo il suo partito occorre avere rispetto per luoghi che, al pari dei centri sociali, "svolgono una funzione di aggregazione sociale e politica rispetto ad un percorso di occupazione che può anche assumere aspetti non legali".

La legalità e lo stato di diritto espressamente sacrificati sull'altare di un interesse maggiore: il proprio. Un ragionamento capzioso e pericoloso perchè può essere utilizzato per giustificare qualsiasi strappo alla legalità.

Poi vi sono le uscite improvvide e le frasi semplicemente infelici, come quella del sottosegretario Michel Martone, che ha definito "sfigati" coloro che a ventotto anni non sono ancora laureati, o quella del “posto fisso monotono”   di montiana coniazione.

Espressioni che infastidiscono perchè dette da persone  provenienti da famiglie altolocate  e sono indicative di una certa lontananza dal comune sentire e dalle condizioni del Paese reale.

Ma il campionario delle frasi dal sen fuggite sono infinite:  Egidio Enrico Pedrina dell'associazione ex parlamentari (ex deputato Margherita, Misto, Idv), per esempio,  ha dichiarato di fare parte di una categoria disagiata, aggiungendo che "è più facile che nel mondo del lavoro si reinserisca un carcerato che un parlamentare;  l'ex ministro Brunetta, rivolgendosi ai precari si è sentito in dovere di dire “Voi non lavorate, siete dei cretini!”.

Ed ancora: “Per quanto non piaccia alla Procura di Cosenza e al Ministro Pisanu, oggi la sovversione non è un diritto, è un dovere“ (Francesco Caruso); "le idee dell’attentatore di Oslo? Sono profondamente sane e ormai patrimonio comune degli europei" (On Mario Borghezio).  

Parole in libertà, insomma, ma anche iniziative ed atteggiamenti distanti e distinti dagli interessi collettivi.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/04/2012