Crisi De Tomaso, approvato un ordine del giorno in Consiglio regionale
La De Tomaso Deauville

L’azienda De Tomaso nel 2009 era subentrata nello stabilimento produttivo Pininfarina di Grugliasco

Il futuro dell’azienda automobilistica De Tomaso e dei suoi lavoratori è stato il tema affrontato dal Consiglio regionale nella seduta straordinaria dell’11 aprile.

 

L’azienda De Tomaso nel 2009 era subentrata nello stabilimento produttivo Pininfarina di Grugliasco - acquistato per 15 milioni dalla Sit, controllata da Finpiemonte  - allo scopo di avviare un innovativo rilancio industriale che salvaguardasse la continuità occupazionale.

 

La produzione non è in realtà mai stata avviata e, a fronte della morosità della De Tomaso rispetto al contratto di locazione, la Sit a febbraio ha avviato le procedure di sfratto, benché disponibile a un piano di rateizzazione e rientro delle quote non versate.

 

“In questo anno e mezzo - ha illustrato l'Assessore al Lavoro Claudia Porchietto - ci siamo impegnati per salvaguardare i quasi mille lavoratori della De Tomaso partecipando a vari incontri con la proprietà e con il Ministero dello Sviluppo economico”,

 

 Porchietto ha proseguito illustrando:

 

“Nel dicembre scorso era stata chiesta la cassa integrazione per ristrutturazione per 24 mesi, non concessa dal Ministero perché il piano industriale non trovava ancora copertura finanziaria. Dopo vari incontri con la proprietà che dichiarava l’esistenza di un investitore cinese, a oggi non è stato presentato nessun documento che attesti la consistenza patrimoniale e finanziaria dell’investitore né l’avvenuto investimento. Per questo motivo il Ministero del Lavoro ha definito con decreto del 4 aprile la cassa integrazione non più per ristrutturazione ma per crisi, con disponibilità a riaprire il tavolo di valutazione del piano industriale se l’azienda produrrà la documentazione sul finanziamento. La Regione ha continuato a valutare le opportunità possibili per i lavoratori della De Tomaso ma non possiamo sostenere l’azienda se il piano industriale non è coperto a livello finanziario. Sarà necessario confrontarci con il soggetto che, stando alle dichiarazioni della famiglia finora proprietaria, detiene l’80% delle quote aziendali. Sulle possibilità di investimenti stranieri sul territorio, la Regione dà massima disponibilità al dialogo ma qualsiasi conclusione risulta ancora prematura”.

 

“Siamo all’epilogo di una storia grottesca, in cui Regione e sindacato si sono fidati di persone inaffidabili -  ha affermato il capogruppo Idv Andrea Buquicchio - c’è una grande responsabilità della dirigenza societaria ma anche della classe dirigente”.

 

“La De Tomaso non presentava un piano industriale credibile e questa esperienza è una somma di errori di tecnici e politici sui quali auspico che la magistratura possa fare indagini”, ha commentato il consigliere Stefano Lepri (Pd)

 

“Il progetto c’era e fu ritenuto attendibile da vari esperti e così c’erano i fondi della Regione per la ricerca applicativa - ha dichiarato Mercedes Bresso, presidente di Uniti per Bresso - ma sono invece venuti a mancare i capitali e le condizioni del mercato sono cambiate. Ma malgrado le difficoltà nessuno può esimersi da tentare una ipotesi di soluzione che dia una risposta produttiva. Non è detto che non esistano altro produttori disponibili a rilanciare ’azienda su basi concrete”.

 

“Non basta accompagnare o solidarizzare, vi chiedo di formulare ipotesi di intervento industriale” ha proseguito la capogruppo Fds Eleonora Artesio -  poichè il settore automotive può salvarsi solo investendo in ricerca e innovazione”.

 

Il presidente del Pdl Luca Pedrale ha dichiarato preoccupazione per la situazione confidando:

 

“Gli assessori Porchietto e Giordano seguono con attenzione le vicende nelle prossime settimane e informeranno in tempo reale il Consiglio regionale. Se emergessero nuovi partner e attori sarebbe una buona notizia, sicuramente attori più seri di quelli visti finora”.

 

“Ho sempre detto che è sbagliato dare investimenti a fondo perduto, ma se vengono dati per progetti di ricerca diventano utili e permettono di fare un salto di qualità” è intervenuto il capogruppo della Lega Mario Carossa.

 

 

L’assessore Porchietto ha infine precisato che le politiche industriali si fanno nel medio-lungo termine:

 

"Per questo l’attuale Giunta ha deliberato un provvedimento sull’acquisto dei rami d’azienda in crisi, perché crede nel futuro delle piccole e medie imprese piemontesi. Non riesco invece a capire le decisioni dell’allora assessore Bairati sull’acquisto dell’immobile industriale di Grugliasco, che prevedeva un cambio di destinazione d’uso in residenziale dopo 6 anni”.

 

Al termine del dibattito sono stati votati due ordini del giorno. Approvato all’unanimità il documento presentato dal presidente Idv, Andrea Buquicchio, che impegna il Presidente della Giunta regionale e gli assessori competenti affinché, attraverso la presentazione dei documenti ufficiali, si faccia chiarezza su tutte le responsabilità, valutando l'eventualità di un esposto presso la Procura della Repubblica per presunte irregolarità.

 

Respinto invece con 14 voti favorevoli, 24 astenuti e 3 non votanti un ordine del giorno sullo stesso tema di cui era primo firmatario il consigliere Mario Laus (Pd).

 

Durante il confronto sono intervenuti anche i consiglieri Monica Cerutti (Sel), Giovanni Negro (Udc), Nino Boeti (Pd) e Michele Giovine (Pensionati).

 

 

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Articolo pubblicato il 11/04/2012