Il Governo approva lo Stato di emergenza per i migranti: durerà 6 mesi e varrà su tutto il territorio nazionale. Rimpatri ed espulsioni più veloci

Il Def, 3 miliardi di deficit per il taglio del cuneo. Le stime programmatiche: Pil 2023 all'1%, all'1,5% nel 2024, 1,3% nel 2025

Una seduta del consiglio dei ministri ricca di contenuti si è tenuta ieri pomeriggio a Roma.

Su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo.

Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di sei mesi.

"Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli - ha detto Musumeci - della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell'Unione europea".  

Con lo stato di emergenza si potranno realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard.

Così fonti di governo al termine del Consiglio dei ministri, sottolineando che inoltre saranno coinvolte la Protezione Civile e la Croce Rossa italiana con il loro bagaglio di esperienze e dotazioni.

Allo stesso tempo, sottolineano le stesse fonti, si potranno aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione.

Dovrebbe essere l'attuale capo del dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del Viminale, prefetto Valerio Valenti, il nome più accreditato per il ruolo di commissario straordinario per l'emergenza migranti.

Il piatto forte della riunione del CdM, come da previsioni è stato riservato all’Economia

ll Def del 2023 approvato in Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti "tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l'allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l'affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale. In questo contesto”, aggiunge una nota ministeriale “l'economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità".

"A fronte di una stima di deficit tendenziale per l'anno in corso pari al 4,35% del Pil, il mantenimento dell'obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull'anno in corso", ( il c,d, cuneo fiscale) afferma il Mef.

"Ciò sosterrà il potere d'acquisto delle famiglie" e allo stesso tempo, spiega il ministero, "contribuirà alla moderazione della crescita salariale" contro "una pericolosa spirale salari-prezzi".

Nello scenario tendenziale a legislazione vigente contenuto nel Def, il Pil è previsto crescere dello 0,9% nel 2023 (all'1% nel quadro programmatico), fa sapere il Mef in una nota.

Il Pil tendenziale per il 2024 è all'1,4% (1,5% programmatico) dell'1,3% nel 2025 e dell'1,1% nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). Lo fa sapere il Mef in una nota. Il dato relativo al 2023, si precisa, è rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6%.

Nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Dpb di novembre. Lo evidenzia il Mef nella nota sul Def approvato in cdm. "Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico - evidenzia il Mef - continuerà progressivamente nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. Tuttavia - precisa - non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il superbonus non avesse avuto gli impatti sui saldi finora registrati".

"Il Def punta a ridurre gradualmente, ma in misura rilevante e sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della PA in rapporto al Pil. Coerentemente con questo obiettivo, il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre".

Lo fa sapere il Mef in una nota sul Def, indicando gli obiettivi sul deficit contenuti nel Def: "4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3,0 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026".

Per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr".

Lo evidenzia il Ministero dell'Economia e delle Finanze nella nota sul Def approvato in cdm, confermando comunque che "il governo è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr". Secondo il Mef, "è necessario, infatti, investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche. È questo un tema che deve essere affrontato non solo in Italia, ma anche in Europa".

Al termine del consiglio dei ministri, la premier Giorgia Meloni dichiara: ”Il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. 
Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa. Abbiamo, inoltre, deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi”.

Il governo ha altresì approvato disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici.

Alcuni esponenti ella sinistra hanno già contestato il provvedimento dimenticando faziosamente che i beni artistici sono della collettività e del Paese e tralasciando volutamente di considerare gli ingenti costi a carico dei contribuenti per il ripristino, sempre che ciò sia possibile.

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 12/04/2023