Un luogo magico: Il giardino delle rose a Moncalieri

Simboli, segni e allegorie della rosa, la regina dei fiori

A Moncalieri, nello splendido giardino del Castello hanno iniziato a succedersi eventi dedicati ai fiori e non solo.

L’assessorato alla cultura, capitanato dalla dottoressa Laura Pompeo, coadiuvata da un gruppo di professionisti altrettanto determinati nel realizzare progetti in piena armonia con il territorio, ha un programma davvero interessante per questo luogo.

Il giardino delle rose è uno dei luoghi dove avvengono “magie” dall’impronta “sabauda”: di sostanza e senza sprechi.  

Come prima cosa vorrei definire i concetti di “simbolo”, “segno” e “allegoria”.

Simbolo deriva dal greco “sun-ballo” che significa mettere insieme, definendo due metà che accostate formano un unico oggetto, per cui ogni metà diventa un segno di riconoscimento: quando noi vediamo una bilancia sappiamo che il concetto che sta dietro è la Giustizia.

“Il simbolo crea un rapporto tra la sorgente originale dell’uomo e la sua finalità, ossia conduce l’uomo dalla sua origine al suo termine. Questa origine e questo termine sono entrambi divini!” (M.M. Davy)

Il nostro corpo è il simbolo di ciò che ci trascende: un arcobaleno di colori tenuti insieme dallo spirito vitale, un legame con la natura di cui è partecipe.

Diverso è il “segno”: potremmo definirlo come un triangolo bianco con la punta rivolta verso il basso, bordato di rosso, sul lato di un incrocio ci impone lo stop e di dare la precedenza, è una convenzione.

Mentre nel simbolo il significato è già contenuto nella sua immediatezza sensibile, l’“allegoria” appartiene alla sfera del dire e ha bisogna di un riconoscimento linguistico: nella ruota della fortuna dei Tarocchi serpente, gallo e maiale sono le tre forze motrici del vivere terreno. Leone, lupa e lonza danteschi sono: la superbia e la violenza, l'avarizia e la cupidigia, l'avidità o per alcuni la lussuria.

Quindi quando noi vediamo una rosa (espressione della Natura) questa ci parla di femminile, di purezza, di eleganza, di profumo…

Non per nulla Rol amava le rose, tanto che ha dipinto sul retro di un quadro dal titolo “Lo spirito delle rose” questo concetto:

“Ogni cosa ha il proprio spirito che agisce in funzione del Creato. Per chi ne è degno e sa riconoscerlo, lo spirito delle cose ci viene incontro nei momenti del dolore. Più di quanto possano fare gli umani. Di qui la miracolosa magia che ogni cosa porta in se stessa” (G.R. 29/5/1966)

Che significato ha dunque la rosa? Quale è lo spirito della rosa?

La rosa rappresenta, in primo luogo, l’archetipo della Madre Cosmica, significato che in Oriente è indicato dal loto sul quale poggiano bodhisattva, budda e immagini sacre: ricordiamo la danza di Shiva.

In questo senso l’iconografia ecclesiastica ha fatto della rosa, regina dei fiori, il simbolo della Regina Celeste, Maria, della sua verginità e del suo essere tramite privilegiato di salvazione.

La rosa è attributo di molti santi tra cui santa Elisabetta del Portogallo (pace in famiglia e leggenda della trasformazione del pane in rosa davanti al marito Lodovico), santa Rosalia di Palermo (annuncio a re Guglielmo che in casa di Sinibaldo sarebbe nata una rosa senza spine - romitaggio), santa Rosa da Viterbo (pace nella città e aiuto ai poveri), santa Rita (dono di Dio nel mese di maggio, poco prima della sua morte), santa Teresa di Lisieux.

Si dice che i santi e gli yogi abbiano la capacità di far fiorire le rose.

La rosa come simbolo di iniziazione e rigenerazione spirituale è stata usata da moltissime correnti spirituali.

L’innegabile somiglianza con i Mandala della tradizione simbolica tibetana può far pensare che queste grafiche archetipiche facciano parte dell’inconscio collettivo dell’Umanità (Jung).

Dalla corolla di rosa nasce Peyoda Siri, una delle mogli del dio Vishnu.

Martin Lutero volle nel proprio sigillo una rosa bianca a dieci petali con un cuore per indicare che la fede procura gioia, consolazione. Il motto era” Il cuore dei cristiani riposa sulle rose, quando è sotto la croce”.

Anche durante alcuni riti massonici viene usata simbolicamente la rosa sulla tomba del “fratello” che ha lasciato il corpo vengono gettate tre rose le “rose di S. Giovanni” simbolo di Luce Amore Vita.

Nel mondo greco e romano, la rosa era associata alla dea Afrodite, ma anche ad Athena. Venere nasce dalla spuma dell’oceano dove erano stati gettati i genitali di Urano, evirato da Saturno e insieme a lei giunge a riva un cespuglio coperto di spine nel quale gli Dei fanno spuntare gocce di ambrosia (amrita) che diventano candidi boccioli di rose. Prosegue però il mito di Adone e Afrodite: la dea, accorrendo in aiuto dell’amato ferito da un cinghiale inviato da Ares ingelosito si ferisce con dei rovi e il suo sangue fa sbocciare delle rose rosse. Si narra che la dea versò tante lacrime quante furono le gocce di sangue versate da Adone morente: da ogni lacrima nacque una rosa, da ogni goccia di sangue un anemone.

Zeus commosso dal dolore della dea, permette ad Adone di vivere quattro mesi nell'Ade, quattro nel mondo dei vivi, e altri quattro dove avrebbe preferito: per questo la rosa viene considerata simbolo dell'amore che vince la morte e anche di rinascita.

La rosa era inoltre presente nel culto di Dioniso, per la credenza che impedisse agli ebbri di rivelare i propri segreti.

I Romani festeggiavano i Rosalia, giochi floreali presso i luoghi di sepoltura in cui si offrivano ai Mani dei defunti le rose come allegoria dell’immortalità, passaggio ad un’altra vita: rituali cioè legati al culto dei morti, in un periodo compreso tra l'11 maggio e il 15 luglio.

Questa festa delle rose si trasmise nel mondo cristiano, dove la Pentecoste è anche detta "Pasqua delle rose" e veniva celebrata scambiandosi il fiore, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.Vai a: navigazione, cerca

Nell'iconografia della mistica cristiana la rosa, per la bellezza, il profumo, per il mistero della sua forma apprezzata da tempo immemorabile e per il colore per lo più rosso, il simbolo antichissimo dell'amore, indica la coppa che raccolse il sangue di Cristo.

A questa simbologia appartengono sia la coppa del Graal sia la rosa celeste (rosa candida) della Divina Commedia di Dante.

È ricordata anche la rosa mistica delle Litanie della Madonna.

Nel Medioevo la rosa era esclusivamente attributo delle vergini.

Una rosa a cinque petali nel nimbo, sopra il confessionale (chiamata sub rosa), è il segno della discrezione.

Nel Rosone, elemento architettonico in pietra traforata o in vetro colorato delle Chiese cristiane medioevali, sono presenti tutti questi significati: nella sua rappresentazione di ricerca interiore, di viaggio iniziatico, è posizionato nelle Cattedrali medioevali sulla facciata sopra l’ingresso, come punto di raccordo fra il sacro e il profano, ad indicare il punto di partenza della coscienza umana che, entrando nella casa di Dio, volge le spalle al mondo materiale guardando al punto di arrivo, l’altare, dove avverrà il ricongiungimento col Divino.

Non è un caso, quindi che il giardino del Castello di Moncalieri sia dedicato proprio alla rosa, un fiore che raccoglie imponenti simboli lungo i secoli e che quando sfiorisce, petalo dopo petalo ci insegna la caducità della bellezza come rappresentata nella poesia di Pierre de Ronsard “A Helène”:

 

Quando sarete vecchia, alla sera, al lume di candela,
seduta di fianco al fuoco, avvolgendo e filando,
mormorerete le mie poesie, meravigliandovi:
Ronsard mi celebrava al tempo in cui ero bella.

Allora, non avrete serva che ascolti tale novella,
già mezzo addormentata per la fatica,
che al suono di Ronsard non si svegli,
benedicendo il vostro nome di lode immortale.

Io sarò sottoterra, e, fantasma senza ossa,
tra le ombre di mirto prenderò il mio riposo:
voi sarete una vecchia rannicchiata al focolare.

Con rammarico del mio amore e del vostro orgoglioso disprezzo.
Vivete, credetemi, non aspettate a domani:
Cogliete oggi le rose della vita.

 

 

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Articolo pubblicato il 06/04/2023