Approvato il piano sociosanitario regionale
L'Aula del Consiglio regionale del Piemonte

Il piano introduce un’unica rete ospedaliera funzionalmente integrata

Dopo 11 sedute, l’Aula del Consiglio regionale ha licenziato il testo unificato delle due proposte di deliberazione in cui si sostanzia il Piano sociosanitario con  33 voti favorevoli, 16 contrari, 5 astenuti (Udc e Idv). Il confronto fra maggioranza e opposizione ha portato all’approvazione di circa 190 emendamenti.

 

Il piano introduce un’unica rete ospedaliera funzionalmente integrata con diversificazione dei presidi secondo l’intensità delle cure e la complessità delle prestazioni, allo scopo di migliorare la qualità dei servizi e razionalizzare la spesa sanitaria.

 

A questo fine vengono inoltre centralizzate alcune funzioni non sanitarie di supporto gestite a livello sovrazonale da sei società consortili denominate federazioni. Il Piano definisce la distribuzione delle aziende sanitarie afferenti a ciascuna federazione.

 

E’ infine istituita la nuova azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino, che comprende l’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni Battista, l’azienda ospedaliera CTO/Maria Adelaide e l’azienda ospedaliera OIRM/S.Anna.

 

“È un provvedimento ragionato che ha avuto un iter positivo anche grazie alle consultazioni fatte sul territorio, con critiche costruttive -  ha affermato il capogruppo del Pdl Luca Pedrale - ma il punto centrale sono le federazioni: le economie di scala generate permetteranno di investire risorse nel migliorare la qualità dei servizi sanitari e assistenziali”.

 

“Con le federazioni riteniamo che i costi anziché diminuire possano aumentare e riteniamo che le economie di scala si potevano ottenere senza l’istituzione di nuovi soggetti”, ha commentato la capogruppo di Sel Monica Cerutti.

 

“Fare un piano sanitario perfetto al primo colpo è impossibile, andando avanti negli anni vedremo come migliorarlo. Da una posizione totalmente contraria dell’inizio, il nostro voto sarà di costruttiva astensione, con senso di responsabilità”, ha precisato il presidente Udc Giovanni Negro.

 

“Questo piano non è una rivoluzione. L’ha detto lo stesso capogruppo della maggioranza - ha dichiarato Aldo Reschigna, capogruppo del Pd - della grande rivoluzione rimane solo la gerarchizzazione degli ospedali, la costituzione di più aziende, più società, e più posti di natura politica”.

 

“Ci sono stati 190 emendamenti dell’opposizione approvati dall’assessore, questi sono fatti. Dobbiamo riuscire a  maturare politicamente, avere una visione collettiva e superare i campanilismi. Mettere in rete gli ospedali significa evitare sperperi e doppioni. Oggi concludiamo un percorso legislativo, ma inizia la strada più difficile, quella di portare a frutto questa riforma per tutti i piemontesi”, ha commentato il capogruppo della Lega Nord Mario Carossa.

 

“Il piano rappresenta una parte importante del nostro programma di governo e siamo contenti che il dibattito sia stato costruttivo - ha concluso il presidente della Giunta regionale Roberto Cota - e i nostri obiettivi nella messa in rete degli ospedali sono stati quelli di dare appropriatezza alle cure, di offrire alla sanità carattere di sostenibilità rispetto alle risorse a disposizione. Inoltre, con la messa in rete degli ospedali rispondiamo alle caratteristiche del nostro territorio”.

 

Sono intervenuti anche Eleonora Artesio (Fds), Davide Bono (5Stelle) e Andrea Stara (Insieme per Bresso).

 

Sul tema sanitario sono stati anche votati quattro ordini del giorno. Due i documenti presentati come primo firmatario dal consigliere Idv Luigi Cursio: respinto il documento sulla riforma Gelmini e i riflessi sulla sanità regionale. Approvato invece all’unanimità quello sul fondo sanitario integrativo territoriale.

 

Respinti infine l’ordine del giorno, primo firmatario Andrea Buquicchio (Idv), sulla prevenzione nel Piano di riqualificazione e riorganizzazione del sistema sanitario regionale e il documento, prima firmataria Gianna Pentenero (Pd) sui pagamenti dovuti da Regione e aziende sanitarie locali nei confronti degli enti gestori delle funzioni socioassistenziali.

 

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Articolo pubblicato il 04/04/2012