Crisi dei mercati rionali: piazza Borromini
Il mercato di piazza Borromini

Il mercato, come altri sul territorio cittadino, sta patendo l'aumento della grande distribuzione

La situazione dei mercati rionali si fa sempre più preoccupante per gli operatori del settore i quali, vuoi per la crisi economica, vuoi per la concorrenza messa in atto dalla grande distribuzione, vedono ogni giorno di più scendere i profitti mentre gli obblighi di legge restano invariati se non addirittura in aumento.

Piazza Borromini, fino a poco tempo fa florido e ridente nel vocio degli ambulanti, sta vivendo un momento assai particolare con meno gente a comprare sui banchi e tante aree vuote, all'incirca il 30%; un'immagine che fa riflettere sul repertino cambiamento che ha quasi messo in ginocchio l'economia del settore: già, perchè simili situazioni si verificano anche su altre piazze cittadine e non soltanto lì.

Ritornando al mercato di corso Casale, per l'appunto, Daniele Moiso dopo 32 anni di "prima linea" ci ha riferito:

"E' una tradizione che come altre sta subendo gli effetti della globalizzazione; nel caso specifico, il mercato sta patendo l'aumento della grande distribuzione che ci sta penalizzando mettendo a rischio la nostra presenza".

Quindi una situazione preoccupante per un realtà che ha sempre fatto parte del tessuto sociale cittadino:

"Qui viene sempre meno gente a comprare, ma anche meno gente a vendere; c'è anche da parlare del calo di professionalità: adesso chiunque può andare in via Meucci 4 e ritirare la licenza pagando soltanto i bolli di legge. Ma spesso la loro presenza, specie nei piccoli mercati rionali, trova posto a danno della specializzazione che vive sulla tecnica che ci hanno insegnato i nostri vecchi, in particolare l'approccio con il cliente. Grazie alla liberalizzazione delle licenze, e lo riaffermo, è diventata vicina al valore zero".

Abbiamo insistito sulla tradizione storica, su quello che rendeva il mercato luogo d'incontro e di socializzazione:

"Il mercato rionale - ha proseguito Moiso - è una tradizione tipicamente torinese: infatti Torino è la città che ha la maggiore concentrazione di mercati (42) per numero di abitanti".

Una tradizione, ha aggiunto Moiso, che patisce una minore attenzione da parte delle Istituzioni più attente ad altre realtà:

"Dietro la grande distribuzione ci sono sempre i "soliti noti" - ha insistito Moiso - e tanti pezzi grossi della politica che dapprima se la prendevano con il Governo, reo secondo loro, della proliferazione dei centri commerciali quando essi stessi coltivavano il proprio orticello fatto di supermercati".

Una situazione generale, quindi, che non ha un particolare colore politico bensì un unico orientamento e cioè produrre guadagno:

"Noi comunque siamo qui - ha concluso Daniele Moiso -  e ci resteremo per la nostra volontà di continuare, perchè non possiamo permettere che si cancelli un pezzo della storia cittadina per colpa dello Stato padrone che usa anche gli studi di settore per attribuire un reddito che il più delle volte non corrisponde alla realtà".

E' nel contempo emersa una nuova abitudine all'acquisto come ci ha detto Vivian Sellini:

"La gente non compra più a chili come una volta bensì prende lo stretto indispensabile il che rispecchia la situazione ecomomica che stiamo vivendo e gli stipendi che non permettono di fare di più. L'euro, con il cambio che è stato attuato, ha ancor più impoverito le tasche dei cittadini che continuano a percepire stipendi e pensioni "in lire" e devono fare la spesa in euro. Ma l'errore viene dall'alto, da una classe politica che invece di diminuire le tasse per incentivare i consumi le aumenta distruggendo in fatti l'economia. Se io posso portare 20 Kg e me ne caricano 100 non potrò mai farcela; se invece me ne mettono soltanto 10, farò più viaggi ma alla fine riuscirò nell'impresa".

Sellini ha insistito dicendo che è gente che vede soltanto un pò più in là del proprio naso per cui c'è da aspettarsi ben poco.

Il problema, id quod plerumque accidit e cioè ciò che più frequentemente accade, si riflette in maniera ancor più devastante sulle fasce deboli, sugli anziani in particolare:

"Il livello medio basso delle pensioni - ha concluso Sellini - crea situazioni allarmanti: alcuni anziani mi hanno confidato che nelle ultime settimane del mese pranzano e cenano con pane e latte. Se non si prendono provvedimenti seri la situazione già precaria precipiterà; occorre rivedere finanziamenti e sussidi a soggetti che poi sfoggiano macchine di lusso e roulotte costosissime lasciando i nostri anziani solo ansie, preoccupazioni e stato di bisogno. Qualcuno si metta la mano sul cuore: quel qualcuno che guadagna 8, 10, 20.000 euro al mese si metta a girare con umiltà fra la gente per conoscere la vera realtà e non soltanto per raccogliere consensi e voti per andare ad occupare posti istituzionali".

Un altro "veterano" di piazza Borromini è Antonio Sasso il quale ha sostanzialmente confermato le preoccupazioni dei colleghi:

"Il mercato è sempre uguale, siamo solo cambiati noi; ci sono tanti posti vuoti e le nuove presenze sono le assenze. Noi siamo quelli che resistono perchè chi nasce sul mercato ha praticamente un dovere storico nel portare avanti l'attività di famiglia".

Sasso di nome e determinazione che non lesina "sassate" quand'è ora:

"Ci stanno dimenticando: vanno solo avanti i supermercati che di fatto sono gli arrtefici di tanti posti vuoti; oltre tutto sono anni che non vengono assegnati. C'è gente che viene ogni mattina a sorteggiare per poterci essere però non le viene concesso ed è una cosa che non va assolutamente bene".

Alla domanda se avessero intrapreso un qualcosa in Comune per ovviare a questi scompensi, Antonio Sasso ha replicato:

"Ogni volta che veniamo convocati, ci dicono di esporre le nostre problematiche che rimangono poi sempre le stesse senza che nessuno intervenga. Abbiamo anche chiesto specificatamente di assegnare i posti vuoti che così offrono uno spettacolo desolante e sconfortante".

E lo dimostra anche lo scarso vocio fra i banchi, quello tipico del mercato: si respira un'atmosfera particolare assai diversa da quella di una volta; Sasso ha aggiunto:

"Qui sono rimasti gli anziani che hanno ancora voglia di venire in piazza anche per scambiare due parole in un ambiente quasi familiare mentre i giovani si stupiscono di come viene proposta la merce, come fossimo gente fuori dal comune".

Fuori dal Comune, abbiamo chiosato noi, in quanto poco ascoltati dall'istituzione cittadina:

"Il Comune si ricorda di noi solo con le tasse fisse da pagare: un posto da 4 metri per 2,50 costa dai 4.000 ai 4.500 euro. E bisogna stare attenti a rispettare le delimitazioni altrimenti sono multe salatissime. E pensare che l'allacciamento della luce del mio banco è ancora volante perchè il quadro d'attacco è dall'altra parte della corsia di vendita attaccato al palo dell'illuminazione pubblica. Oltre questo noi, che vendiamo alimentari, dovremmo avere l'allacciamento dell'acqua corrente e lo scarico delle fognature, ma non è mai stato fatto e tutte le volte che viene l'Usl c'è sempre da litigare: è il Comune che deve provvedere, noi già paghiamo il posteggio per avere anche i servizi. Probabilmente al Comune il mercato non interessa più; lo si vede anche dal servizio igienico che non si dovrebbe chiamare tale visto le condizioni in cui è lasciato. Ogni volta che dobbiamo andare in bagno ci tocca prendere un caffè in quanto è imbarazzante entrare in un locale pubblico solo per usufruire del servizio igienico. Se poi si hanno dei problemi, diventa anche dispendioso e poi ne va della salute".

Elsa Casazza, figlia d'arte, continua la tradizione di famiglia che si tramanda nel tempo; esprimendo il sentimento interiore sull'attuale andamento del mercato rionale ha esordito dicendo:

"La situazione è brutta e crea sconforto; fare il mercato vuol dire alzarsi presto per preparare il banco, allestirlo nella maniera più accattivante per non lavorare giacchè la frequenza si è giorno per giorno assottigliata; ci sentiamo anche trascurati dall'Amministrazione comunale che chiede ed in cambio dà ben poco. E' proprio la volontà nel proseguire il cammino intrapreso dalle famiglie  che ci dà lo sprone; la situazione è sempre più dura ed i portafogli della gente sempre meno gonfi. La crisi ha portato un calo preoccupante dei consumi; se a questo aggiungiamo la concorrenza spietata dei supermercati abbiamo un quadro desolante anche perchè loro sono agevolati in tutto e per tutto al contrario di noi che non possiamo nemmeno permetterci un lavorante. Comunque noi del mercato stiamo vivendo un momento particolare in cui vengono lasciate tante cose belle a beneficio di tante cose brutte. Continuerò comunque nella mia attività perchè il mercato di via Borromini non deve morire; faremo di tutto affinchè ritorni all'antico splendore, alla sua funzione sociale oltre a quella storico commerciale".

Il nostro incontro con gli ambulanti di piazza Borromini si è chiuso con le impressioni intense di Elza Casazza, operatrice del mercato che fa parte di quello "zoccolo duro" che vuole fortemente questo tassello insostituibile nel mosaico mercatale cittadino.   

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Articolo pubblicato il 21/03/2012