Alfa Teatro - Da venerdì 16 marzo Marco Grilli ripropone "La fattoria degli animali"
La platea dell'Alfa Teatro

16/17 marzo ore 21 - domenica 18 ore 16,30 in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri

Orwell 2001

Il socialismo sovietico è nudo e tutto il capitale ideale della rivoluzione è stato imboscato da una banda di assassini. Poteva suonare così lo slogan che Orwell teneva sul tavolo quando cominciò a comporre La fattoria degli animali. E Orwell non era un libellista qualsiasi, era uno che ci aveva creduto, aveva combattuto per l’ideale e pagato di persona. Acqua passata, verrebbe da dire. Invece i conti aperti da Orwell non sono ancora stati chiusi. La qualità della scrittura, temprata forse anche dalla bruciante sconfitta personale, salva il libro dall’occasione che lo ha generato, e lo proietta nel paesaggio globalizzato contemporaneo, attraversato da bande armate che fanno regolare man bassa delle buone intenzioni sollevate qua e là da qualche sopravvissuta utopia. Quando Orwell cercò di pubblicarlo la materia scottava così tanto che l’editore scomodò il grande T. S. Eliot incaricandolo di spiegare all’autore le ragioni di opportunità che consigliavano il rifiuto a mettere in piazza una critica così acuta e così ben scritta del modello stalinista. Oggi non si vede critica al modello sociale in grado di suscitare tanto interesse. Eppure è una delle poche cose di cui dovremmo occuparci. E se la denuncia del fallimento dell’utopia rivoluzionaria sollevata da Orwell suonava intempestiva nel 1944, a guerra ancora aperta, in questo guerreggiato dopoguerra contemporaneo la stessa questione sembra ignorata e rimossa in modo troppo unanime per non generare sospetti. Oggi che il Grande Fratello ha generato il fratellino.

                                                                                                                              Silvio Castiglioni

Una trascrizione per la scena

Uno studio radiofonico. Qualche anno fa.

Un passato non remoto (un altro fantascientifico 1984?) ed un’arte non remota, la radio, per raccontare una storia e per registrare una trasmissione.

Poi l’imprevisto, l’equivoco e, per i grotteschi disegni della sorte, si confondono i destini: può così capitare che un ragazzo delle pulizie, patito di radio, oggetti e rumori, diventi attore e interprete de La Fattoria degli animali, visionaria profezia che George Orwell fece del socialismo e della globalizzazione durante la seconda guerra mondiale.

Strana profezia davvero... quasi comica ma sinistra, buffa ed inquietante, derisoria ma già piena di sangue. Eppure dal respiro enorme, dolcissimo e terribile.

Raccontarla, anche ai ragazzi, un’autentica scommessa. E trasformare il racconto di una sconfitta in un gioco che superi la paura verso l’amore, che opponga sogni e lealtà alla violenza ed al potere, e soprattutto che non rinunci ad immaginare mondi migliori, smascherando inganno e sopraffazione.

                                                                        Francesco Niccolini 

A mani nude

Nei giochi infantili siamo stati tutti creatori e animatori di mondi. Mondi fantastici, a volte terribili e paurosi, e sempre più veri del vero. Ci si divideva in cento personaggi, e ancora non bastava. E’ proprio quello il lavoro del burattinaio. Ogni burattinaio conserva nella sua baracca l’assoluta concentrazione del bambino al centro del suo mondo fantasticato, che lo vede impegnato come attore, tecnico, uomo delle pulizie, rumorista, animatore, spettatore, critico, musicista… Proprio come il protagonista del nostro spettacolo che possiamo considerare come un burattinaio al quale però è stata tolta la baracca che di solito lo nasconde ai nostri sguardi. Così possiamo vederlo lavorare, e soprattutto vedere come se la cava a mani nude, senza i burattini! Anche quelli infatti sono praticamente spariti! Perché La fattoria degli animali non è una favoletta, è una cosa seria! Immagino che il risultato sarà anche divertente, come possono esserlo le cose serie. Dolce e amaro. E il nostro protagonista? Per lui, per Marco Grilli che interpreta i cento personaggi di questo allegro naufragio, credo sia un ritorno sui suoi passi adolescenti per scrutare la gran mappa del mondo e cercare di capirci qualcosa. 

                                                                                                                               Marco Grilli

 

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Articolo pubblicato il 14/03/2012