“Con Monti partenza a razzo”

Dal Prof. Giancarlo Pavetto un'attenta e critica analisi: "L’imperativo categorico per certi giornali è quello di rasserenare l’italico lettore"

Un particolare aspetto dell’attuale fase governativa, non proprio democratica, è rappresentata dal consenso quasi incondizionato attribuito ad ogni atto del governo Monti dai più diffusi giornali italiani, con in prima linea quelli confindustriali.

Per Repubblica, Il Corriere , La Stampa, il Sole 24 ore e per i loro direttori, l’avvicendarsi di titoli quali “Male l’Italia bene Monti” o “Italia declassata, senza Monti peggio,” per giungere a quelli comparsi nei giorni scorsi su La Stampa “L’Italia ha fatto progressi impressionanti” e “Con Monti partenza a razzo” non sono casuali, né dettati da improvvisa esaltazione.

L’imperativo categorico per questi giornali è quello di rasserenare l’italico lettore (che ha appena preso atto che le uniche cose che stanno progredendo in modo impressionante sono il prezzo della benzina e le tasse) e di convincerlo che il nostro paese con Mario Monti ha un grande avvenire, e che forse toccherà all’Italia salvare l’Europa.

Ma questa improvvisa esplosione di entusiasmo mass-mediatico per il messia bocconiano appare sospetta e stridente con la reale condizione del paese di questi ultimi mesi. Non è facile pertanto evitare il sospetto che questa sintonia tra i giornali sopra citati, sia il frutto di una manovra maturata nel corso di lunghi anni.

Fin dai tempi di Giovanni Agnelli, alle riunioni delle società semisegrete nelle quali Monti aveva importanti ruoli direttivi, quali la Trilateral Commission (solo nel novembre 2011 ha lasciato la carica di Presidente del gruppo europeo a Vladimir Dlouhi) ed il Club Bilderberg, venivano invitati, anche se solo in qualità di semplici uditori, importanti giornalisti italiani.

Particolare curioso della loro partecipazione era il divieto più assoluto di divulgare ciò che avevano ascoltato.

Ed il particolare ancora più curioso ed intrigante è stato il fatto che i giornalisti hanno sempre osservato con rigore tale divieto.

Perché? Quali segreti dovevano nascondere agli italiani?

A partire dai primi anni 90, sempre su invito, si sono avvicendati, alle riunioni annuali del club Bilderberg e della Trilateral, giornalisti ed editori tra i quali Ugo Stille, Barbara Spinelli, Sergio Romano, Valter Veltroni, in qualità di editore de L’Unità, Gianni Riotta, Carlo Rossella, Rodolfo De Benedetti, Luigi Caracciolo, Marta Dassù, Ferruccio De Bortoli, Franco Venturini ed infine, non solo in qualità di editore de La Stampa, ma anche come socio effettivo, John Elkann.

Ad eccezione di Rossella, che fu invitato ai tempi in cui scriveva per La Stampa di Agnelli, tutti gli operatori dell’informazione sopra elencati sono oggi raccolti nelle testate che ogni giorno incensano Mario Monti ed il suo governo.

Si tratta di un ulteriore importante indizio che avvalora la teoria che l’OPERAZIONE MONTI abbia avuto il suo inizio negli anni novanta e che Napolitano non sia stato l’ideatore ma soltanto l’esecutore ultimo, consapevole o no, di un disegno maturato in passato da quei “poteri forti” di cui l’attuale premier è parte integrante e direttiva.

Un disegno che è stato espresso con chiarezza da Brzezinski, uno dei fondatori della Trilateral, in un suo libro del 1971.

“ La Nazione-Stato, come unità fondamentale della vita dell’uomo organizzata, ha cessato di essere la principale forza creativa. Le banche internazionali e le corporazioni transnazionali sono ora attori e pianificatori nei termini in cui un tempo erano attribuiti i concetti politici di Stato-Nazione.”

Un chiaro superamento quindi dell’entità di Stato e di quello di Nazione, sostituiti da una “governance” (termine molto amato da Mario Monti) gestita da organizzazioni internazionali.

Un disegno che si è materializzato negli anni, conferendo all’Unione Europea, gestita da uomini nominati dalla Trilateral e dal Bilderberg, il compito di esautorare a poco a poco i singoli stati, manovrando lo spread ed il mercato borsistico e seminando il terrore con il fantasma del “default”.

La campana è già suonata per due stati, Italia e Grecia, che sono già nelle mani dei commissari del nuovo ordine mondiale.

Presto sarà il turno di altri e già si comincia a parlare della Spagna che ha cambiato governo su indicazione degli elettori, ma ha rifiutato per ora di affidare il suo destino ad un uomo nominato dai “poteri forti.”

Il disegno prevede che alla stessa sorte vadano incontro a poco a poco gli altri popoli del vecchio continente. Non sarà più necessario consultare i cittadini, e non si dovrà più votare per il parlamento, per il premier e per il presidente della repubblica.

Come già oggi in Italia.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 08/03/2012