Matteo Stuardo: Un giovane martire della Libertà italiana

Di Alessandro Mella

Sono innumerevoli le storie che si potrebbero raccontare sull’impegno dei giovani italiani nella guerra di liberazione.

I sacrifici, il coraggio, il martirio eroico di tanti e tanti di questi. Chi caduto in battaglia, chi in prigionia, chi giustiziato da un nemico ormai al disperato ed oscuro crepuscolo.

Questa vicenda, ad esempio, si colloca negli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale quando le armate tedesche, largamente diffuse nel paese, cercavano di risalire la penisola disordinatamente per tentare di raggiungere il Brennero e da quel passo il Reich claudicante.

Matteo Stuardo, detto Lino, era nato il 9 febbraio 1915 a Collegno figlio di Bartolomeo e Maria Bertello e qui esercitava la professione di meccanico. (1)

Al momento della chiamata alle armi fu riformato e questo lo mise al riparo dal rischio di essere richiamato in occasione dell’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale nel giugno 1940.

Nondimeno, di fronte allo sfacelo generale che stava devastando il paese, la coscienza e l’animo del giovane Matteo presero a fremere sempre più. Avrebbe potuto stare a casa, senza pena, in quanto riformato nessuno avrebbe potuto dirgli nulla, nemmeno i tedeschi, nemmeno i militi della Repubblica Sociale Italiana nata dopo il drammatico armistizio dell’8 settembre 1943. E forse nessuno l’avrebbe biasimato avendo preso moglie ed avendo a casa una bimba, la piccola Graziella, da crescere.

Ma a casa non restò, consapevole di come ognuno dovesse fare una scelta e seguirla fino in fondo, si unì alla Resistenza nei quadri della 15ª Brigata Garibaldi SAP “Paolo Arnaud”, era l’ottobre del 1944, scelse come nome di battaglia “Nando”.

Ma la storia, intanto, correva ed i reparti tedeschi della 34ª divisione di fanteria e della 5 divisione di fanteria di montagna della Wehrmacht, congiuntisi a Stupinigi lungo la linea di ritirata da Pinerolo negli ultimi giorni del 1945, entrarono a Grugliasco trovandola in festa nella speranza che la liberazione fosse giunta. (2) Era domenica 30 aprile 1945.

I capi partigiani, avendo percepito la preponderanza delle forze a disposizione del nemico, decisero di lasciar procedere i reparti attraverso la città nella speranza di un passaggio rapido ed indolore. A nemico che fugge, del resto, ponti d’oro.

Tuttavia, i soldati germanici erano tutt’altro che dell’idea di passare senza colpo ferire. Stremati da anni di guerra, dal fronte russo su cui erano stati, dalla disperazione di una guerra perduta, dal convincimento che mai sarebbero tornati a casa, quei militari cedettero ai peggiori istinti immaginabili e presero a macchiarsi di crimini, furti e provocazioni finché, inevitabilmente, si giunse allo scontro a fuoco con i partigiani. Bastò poco perché la scaramuccia diventasse tragedia.

Alla morte di sette loro commilitoni i tedeschi reagirono con forza e presero a cercare vendetta. Spostandosi tra Grugliasco e Collegno uccisero e giustiziarono decine di persone innocenti, vittime della rabbia e del rancore folle di quegli uomini mutati in bestie. I primi tredici furono assassinati domenica 30 aprile gli altri seguirono da lì a poco quando i tedeschi, a Collegno, scoprirono due loro ufficiali morti. Altri cinquantaquattro italiani furono giustiziati poco dopo. Alla barbarie seguì il desiderio di vendetta ed i partigiani fucilarono ventinove soldati italiani della divisione Littorio della Rsi caduti nelle loro mani.

Alla rappresaglia era seguita la rappresaglia. Ancora odio, rancore e sangue.

Tra i poveri martiri uccisi dalla barbarie nazista, tuttavia, c’era anche un giovane partigiano, il nostro Matteo Stuardo, catturato e passato per le armi il 30 aprile 1945 in via Olevano a Grugliasco. (3)

Appena ripartiti i tedeschi, tirato un sospiro di sollievo, pur sconvolti dalla visione impressionante delle sessantotto bare dei martiri, i membri del CLN locale relazionarono su quegli eventi strazianti:

Relazione sui tragici fatti del 30 Aprile 1945. Grugliasco li 1° Maggio 1945. Domenica sera 29 aprile u.s. verso le ore 21.30, irrompeva improvvisamente nell’abitato un reparto di truppe tedesche, che risultava essere l’avanguardia di una colonna motorizzata in ritirata dal Pinerolese. Primo gesto della truppa, che appariva letteralmente abbruttita dall’alcol, fu quello di sparare all’impazzata per le vie del paese. In questa prima sparatoria rimanevano uccisi due giovani in servizio presso la locale S.A.P., i cui cadaveri, resi irriconoscibili per le sevizie subite, venivano reperiti nelle adiacenze del campanile.

Verso mezzanotte arrivava il grosso della colonna che risultava fortemente armata, munita di mezzi corazzati e di artiglierie di ogni calibro.

Nella notte stessa le truppe irrompevano nella Casa del Popolo prelevando tutti quelli che in essa si trovavano. Intanto venivano sistematicamente saccheggiate abitazioni civili e negozi: tutto quanto poteva a loro servire veniva asportato (commestibili vari, vini, liquori, biciclette, capi di vestiario, lenzuola, stoffe nonché cavalli e muli) il resto veniva vandalicamente distrutto.

Furono sottratte anche somme di danaro: alcune famiglie vennero private di tutto il loro avere. Verso le due la soldataglia penetrava nel convento dei Fratelli Maristi ex sede del locale presidio tedesco - e catturava tre giovani del servizio d’ordine che custodivano alcuni materiali che il nemico aveva abbandonato nella fuga.

Il direttore della Casa, frate simpaticamente noto ed apprezzato da tutti per l’illuminata e benefica opera svolta in particolari e delicate situazioni durante il periodo dell’oppressione nazifascista, fu obbligato, armata mano, ad accompagnarli in Municipio dove, non trovando altri, catturarono il Segretario comunale ed il custode che furono condotti in piazza ed ammassati con gli altri in precedenza catturati.

Anche il frate fu messo sotto sorveglianza. Al mattino ebbero inizio le esecuzioni.

Condotti gruppi compatti sui luoghi designati, dopo che gli energumeni si furono sfogatisi loro con torture e sevizie di ogni genere, gli infelici furono abbattuti con raffiche di mitraglia. Venivano pure fucilati altri ostaggi prelevati a Collegno. Niente giustifica questi crimini perché da accurate indagini risulta che nessun colpo è stato sparato dai patrioti e nessun cittadino si rendeva comunque responsabile di atti o provocazioni atti a offrire un pretesto alla rappresaglia.

Un salesiano, cappellano militare, che, trovandosi a Grugliasco, aveva cercato di interporre i suoi buoni uffici per evitare la carneficina, si sentiva rispondere che loro ormai si sentivano condannati a morte e che a loro poco importava che morissero anche dei cittadini di Grugliasco. Il sacerdote veniva quindi legato con gli altri, dileggiato, battuto a sangue e infine passato per le armi.

Occorre aggiungere che al saccheggio delle abitazioni parteciparono anche degli ufficiali. I cadaveri dei nostri Martiri venivano spogliati del danaro e degli oggetti preziosi.

Mentre stiamo stilando la presente relazione si sta procedendo al riconoscimento delle salme che vengono trasportate nel salone municipale fra le lacrime ed il cordoglio di tutta una popolazione terrorizzata. Quattro giovani che le raffiche dei criminali avevano solo ferito sono stati raccolti da pietose persone ed avviate all’ospedale di Rivoli.

Si stanno raccogliendo tutti gli elementi atti ad identificare il reparto a cui appartenevano le belve naziste per potere così raggiungere i criminali responsabili e trascinarli davanti ad una popolazione colpita nei suoi affetti più cari che chiede giustizia.

Giuseppe Dassetto - Partito Liberale

Alberto Gurlino - Partito Socialista

Manfredo Manferdini - Democrazia Cristiana

Giacomo Mossa - Partito d’Azione

Camillo Cenni - Partito Comunista. (4)

Tra quei sessantotto caduti, fucilati dal nemico in fuga, c’era anche il nostro Matteo.

Un giovane che, anche potendolo fare, non si sottrasse al suo dovere. Combatté e si fece onore fino ad immolarsi per quella libertà che oggi ci pare sempre troppo scontata. Un eroe da ricordare ed a cui Grugliasco ha, giustamente, dedicato una via.

Alessandro Mella

NOTE

1) Commissione Regionale Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane, scheda Stuardo, tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) La Stampa, 94, Anno CVII, 30 aprile 1975, p. 4.

3) http://anpigrugliasco.it/elenco-dei-68-martiri/ (Consultato il 15 luglio 2022).

4) Ibid.

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Articolo pubblicato il 10/10/2022