Eugenio di Savoia e la campagna di Bosnia
Principe Eugenio di Savoia (Palazzo Civico di Torino)

Di Luca Guglielmino

Eugenio di Savoia… chi era costui?

La città di Torino gli ha dedicato un corso, non centrale e non ancora periferico, e una statua di fronte al Palazzo Civico. Intendiamo raccontare un personaggio poco noto in Italia; al contrario, ricordato e celebrato in Austria, Germania, Croazia, Ungheria, Bosnia e Serbia, dove è stimato e riconosciuto come un valoroso e carismatico condottiero anche dagli avversari di un tempo (ad esempio, i 300 anni della battaglia di Zenta e della campagna di Bosnia furono commemorati con incontri e conferenze a Monaco di Baviera, Zagabria e Augusta).

Torniamo nel nostro Piemonte. L’assedio di Torino ha inizio il 14 maggio 1706 e si conclude il 7 settembre dello stesso anno. 44.000 soldati francesi e 10.000 militari sabaudi si fronteggiano in questo breve arco di tempo, che ai torinesi assediati non sarà sembrato così breve. Alcuni storici considerano questo momento, per la sua importanza, l’inizio del Risorgimento ottocentesco italiano.

L’assedio e la battaglia di Torino del 1706 sono un capolavoro militare di due cugini: Eugenio di Savoia e il duca Vittorio Amedeo II.

Il 2 settembre i due cugini Savoia salgono sulla collina di Superga per studiare la tattica di controffensiva e decidono di aggirare il nemico impiegando il grosso dell'esercito ed una parte della cavalleria verso la zona nord-ovest della città, la più vulnerabile, anche se ciò comportava un grosso rischio per la vicinanza delle linee francesi. Quel giorno il duca pronuncia il voto che gli farà erigere la Basilica di Superga. Il 5 settembre è intercettato a Pianezza, dalla cavalleria imperiale, uno dei convogli diretto al campo francese, grazie all’eroismo di Maria Bricca (1). Si trattò di un importantissimo successo strategico da parte del principe Eugenio; i francesi avrebbero combattuto con le munizioni razionate. Il 6 settembre la manovra di aggiramento porta le truppe sabaude a posizionarsi fra i fiumi Dora Riparia e Stura di Lanzo. Lo scontro finale inizia il 7 settembre, quando le forze austro-piemontesi si dispongono sull'intero fronte e respingono ogni tentativo di controffensiva dei franco-ispanici.

Se li guardiamo da vicino, del primo risalta la figura militare, capace di protestare contro l’Imperatore a Vienna a favore del “suo” esercito o per imporre tattiche e strategie. Il secondo era soprattutto un fine politico, “una volpe” nel vero senso del termine (pensiamo al libro che Carlo Trabucco gli ha dedicato, dal titolo La volpe savoiarda e l’assedio di Torino).

Il contributo dell’Impero, e quindi di Eugenio (che si firmava Eugenio von Savoie in omaggio alle sue diverse origini e formazione) alla vittoria del 1706 fu determinante poiché senza il suo aiuto Torino avrebbe resistito poco, prima di una probabile capitolazione di fronte al nemico francese.

il presente lavoro, diviso in capitoli per motivi tecnici e redazionali, vuol essere un piccolo omaggio al condottiero Eugenio: è un atto di gratitudine postuma da parte di un torinese per la vittoria del lontano 7 settembre 1706.

Grazie a questo evento, con il successivo Trattato di Pace di Utrecht del 1713, il Ducato di Savoia diventa Regno di Sicilia (dal 1720 Regno di Sardegna), premesse fondamentali per la successiva unione d’Italia. Il nuovo territorio che riconosceva in Vittorio Amedeo II il suo sovrano, libero da influenze straniere, comprendeva Piemonte, Savoia, Nizza, Liguria, con annesse Lomellina e la Sicilia.

Il dualismo fra i due cugini vive di un confronto tra diversità: da una parte una visione europea dei problemi e della politica passante attraverso le guerre, nel caso di Eugenio; dall’altra  uno sguardo regionale della politica, volta soprattutto a un riordino interno per porre le basi di un nuovo Regno (Vittorio Amedeo II). La vicinanza fra i due, inoltre, dimostra quanto fosse già “europeo” il piccolo Ducato di Savoia, terra di confine contesa fra le grandi potenze dell’epoca dalla quale i nostri duchi riuscivano ad accasare i figli presso tutte le dinastie continentali.

La grande e ufficiale “svolta europea” piemontese avverrà un secolo e mezzo dopo (nel 1855), in occasione della guerra in Crimea, con il Corpo di Spedizione Sardo impegnato in prima linea. Cernaia, La Marmora, Montevecchio e Sebastopoli… sono alcuni nomi affissi a targhe di strade torinesi, che trovano la loro lontana origine in quella breve guerra, al termine della quale il Corpo di Spedizione Sardo viene sciolto, il 20 giugno 1856.

(fine prime parte - continua)

Luca Guglielmino

Note

(1) Un obiettivo del principe Eugenio era liberare il castello di Pianezza dalle truppe francesi. Si sarebbe trattato di un importantissimo successo strategico in quanto i francesi sarebbero poi stati costretti a combattere con le munizioni razionate. Il principe, appreso che Maria Bricca viveva in una casa vicina al castello, che vi aveva lavorato e conosceva un passaggio segreto per accedervi, decise, di concerto con il duca Vittorio Amedeo II, di inviare Leopoldo I di Anhault – Dessau al comando di un numeroso gruppo di Granatieri di Brandeburgo e di soldati sabaudi per prendere la fortezza. Nella notte fra il 5 settembre e il 6 settembre del 1706, guidato da Maria Bricca, il gruppo, passata la Dora Riparia, attraversa il guado nei pressi della Pieve di San Pietro, percorre la galleria, oggi detta di Maria Bricca, sale la scala a chiocciola in pietra situata ancora oggi al termine del passaggio ed irrompe nel salone delle feste. Molti francesi vennero uccisi sul posto, altrettanti presi come prigionieri e anche il bottino fu notevole

 

Bibliografia

Carlo Trabucco – La volpe Savoiarda e l’assedio di Torino – Fògola Editore – Torino - 1978

Carlo Trabucco – Una battaglia e un popolo – Cinque Lune – 1956

 

Si ringrazia il signor Michele Ciciretti, autore delle foto che illustrano questo articolo (e.m.).

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Articolo pubblicato il 07/09/2022