Maria Maddalena, venti secoli di misteri

Il suo legame con Torino nella memoria del 22 luglio

Una figura emerge dal profondo della nostra storia: quella di una donna misteriosa e a lungo travisata. Myriam in ebraico, Maryam in aramaico, Maria in greco. Si distingue da tutte le altre donne che portano questo nome assai diffuso grazie al nome del luogo nel quale sarebbe nata: lei è Maria Maddalena, da San Tommaso d'Aquino definita "apostola degli apostoli".

Màgdala, in Galilea, era un piccolo centro sulle sponde del lago di Tiberiade. Una torre romana identificava la cittadina e in ebraico Màgdala (migdol) significa torre.

Maria Maddalena è protagonista di eventi nel racconto della vita e della morte di Gesù: la morte in croce, la sepoltura, la resurrezione. Discepola della prima ora, ha seguito, con altre donne, Gesù dalla Galilea fino al Golgota. Secondo i Vangeli è la prima persona a vedere la tomba vuota dove il Messia è stato deposto; l’unica a vedere due angeli; la prima a vedere Cristo risorto e a parlare con lui: in poche parole, la prima testimone di un fatto inaudito; sulla sua parola poggia la fede dei primi cristiani. 

La sua figura è molto presente anche nei Vangeli apocrifi e in quelli gnostici. In questa donna si sono riunite e confuse nei secoli altre figure femminili (simbolo di peccato e pentimento, di fedeltà e sofferenza, di ossessione ed amore, di fecondità e di sapienza, di carnalità e di santità), creando una trama narrativa che attraverso l’arte ne ha fatto un “oscuro oggetto del desiderio”. E come in un gioco di sovraimpressioni e di figure interscambiabili, i significati assunti lungo i secoli rende complessa la ricostruzione della lunga galleria di immagini che l’hanno rappresentata e resa una figura mitica, alla ricerca della sua identità. Il 3 giugno 2016, per volere di Papa Francesco, la memoria di Santa Maria Maddalena è stata elevata al grado liturgico di festa: tale scelta, operata durante il Giubileo della Misericordia, vuole esaltare "la rilevanza di questa donna, che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata" (Monsignor Arthur Roche, Segretario e poi Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti).

Chi era davvero la Maddalena? A lei l’arte, la letteratura, la saggistica e il cinema hanno dedicato infinite opere; come in uno specchio, ogni epoca l’ha guardata, interrogandosi e senza trovare risposte definitive. Il suo mistero rimane uno dei più affascinanti della storia.

Ai Musei San Domenico di Forlì si è da poco conclusa una grande mostra dal titolo Maria Maddalena. Il mistero e l’immagine. Nel grande complesso fondato da San Domenico, il cui restauro si è concluso nel 2012 per dedicarlo ad area espositiva, hanno trovato posto opere dal III al XX secolo. Pittura, scultura, e grafica: Della Robbia, Masaccio, Bellini, Allori, Tiziano, Jacopo Robusti (Tintoretto), Artemisia Gentileschi, Hayez, Domenico Morelli sono soltanto alcuni nomi di artisti che hanno reso omaggio, a tinte forti o delicate, ciascuno con la sua sensibilità e il passo della sua epoca, a questa donna.

Maria Maddalena è quasi sempre rappresentata con i folti capelli rossi, sciolti e lunghi, in riferimento all’episodio nel quale ha bagnato di lacrime i piedi di Gesù e poi li asciugò proprio con i suoi lunghi capelli. A volte ha in mano, o per terra ai suoi piedi, un teschio, attributo dell’eremita che medita sulla vita e sulla morte; viene spesso dipinta con un abito rosso, in memoria del periodo in cui peccava; inginocchiata ai piedi della Croce con la Madonna a sinistra e lei, da sola, a destra, con lo sguardo verso l’alto in segno di penitenza e ricerca del divino. L’iconografia classica raffigura Maria Maddalena con in mano il vaso di prezioso unguento (mirofora) con il quale ha profumato i piedi di Gesù. Presso i Greci, sul finire del IV secolo, si festeggiava la domenica delle mirofore (le portatrici dei profumi per il corpo di Cristo), quindici giorni dopo la Pasqua. Dai sinassari bizantini risulta che si celebrava la festa di Maria Maddalena il 22 luglio; in Occidente occorre attendere l’VIII secolo per veder comparire nel martirologio di Beda il Venerabile la festa di Maria Maddalena, sempre il 22 luglio.

La diffusione del culto è dovuta ai Frati Predicatori (i Domenicani la considerano una delle loro patrone). Una tradizione riportata nella Legenda Aurea composta dal Vescovo di Genova, il domenicano e beato Jacopo da Varagine (1228-1298), racconta che la Maddalena, con i fratelli Lazzaro (che divenne il primo Vescovo di Marsiglia, il suo corpo è venerato nella cattedrale di quella città) e Marta, e con altri discepoli di Gesù, tra cui Massimino (primo Vescovo di Aix-en-Provence) e il cieco-nato miracolato da Gesù (il cui cranio si trova sopra l’altare della navata di sinistra della basilica di Saint-Maximin-la-Sainte-Baum), parte dalla Palestina verso l’anno 45 per approdare con una imbarcazione a Saintes Maries de la Mer, dopo un viaggio turbolento.

A Torino, il rilievo collinare più elevato è dedicato a lei, il Colle della Maddalena (Bric della Maddalena). A partire dall’arrivo dei Domenicani in città (XIII secolo) il Bric è stato dedicato a lei.

Sulla scomparsa piazzetta di San Martiniano, nel 1500 si stabilisce una Casa di Convertite che nel 1584 fa costruire una chiesetta dedicata a Maria Maddalena. La Casa, che all’origine ha il compito della redenzione delle donne perdute, si trasforma poi in un convento femminile. Nel 1680 le suore si trasferiscono in un altro monastero e cedono la loro sede ai frati della Buona Morte che demoliscono la chiesetta e la sostituiscono con una più ampia e rivolta verso via Santa Teresa, l’attuale chiesa di San Giuseppe.

Un dipinto con la Maddalena si trovava nella chiesa del SS. Redentore, in strada Val San Martino 7, ora in uso alla comunità ortodossa (Parrocchia di San Massimo). Il dipinto non è più all’interno della chiesa, ha seguito il trasloco delle Suore del Buon Pastore.

A Palazzo Madama si conserva una tela di Defendente Ferrari (“Lo sbarco di Maria Maddalena a Marsiglia”, del 1505), proveniente dalla collezione di Leone Fontana, donata dai figli nel 1909 con altre opere d’arte, restaurata nel 2009 in occasione del centenario della donazione.

Una grande storia si disvela in via Cottolengo 22, dove si accede al monastero di Santa Maria Maddalena, nato il 14 settembre 1833 seguendo una ispirazione della Marchesa di Barolo. Le origini di una Congregazione intitolata a Santa Maria Maddalena affondano le loro radici nel “Rifugio per donne pericolanti o cadute” fondato nel 1823 dalla stessa Giulia Colbert, che intendeva creare un ambiente familiare per ragazze a rischio ed ex carcerate, per inserirle in un lavoro dignitoso. Per l’avvio e la direzione del Rifugio si avvale delle Suore di San Giuseppe, chiamate a Torino nel 1820 per aprire la prima scuola elementare femminile per bambine povere. Nel 1843 la Marchesa, rimasta vedova, fa costruire un edificio accanto al monastero, per accogliervi un maggior numero di ragazze. Nasce così l’opera delle Maddalenine, le prime quaranta vengono mantenute gratuitamente con il ricavato dell’attività delle suore e le elargizioni della Marchesa. Dopo il Concilio Vaticano II, nel 1979, la Congregazione assume l’attuale denominazione: Figlie di Gesù Buon Pastore.

Il complesso ospita, in una sala al suo interno, un piccolo museo dedicato alla Marchesa dei poveri, ricavato in una parte che era destinata alla clausura: è stato aperto nel 1994 e presenta molti ricordi della Marchesa. Vi sono esposti disegni e vestiti, il suo erbario medicinale e altri oggetti a lei appartenuti, oltre a immagini, scritti e fotografie che illustrano la sua immensa attività sociale e caritativa. Nella piccola chiesa, sopra l’altare, è collocato un dipinto con la Maddalena inginocchiata ai piedi di Gesù Risorto. In un corridoio è stata murata la lapide sepolcrale della Marchesa, tolta dal Cimitero Generale quando la sua salma fu trasportata nella nuova chiesa di Santa Giulia, da lei voluta per aiutare spiritualmente un quartiere allora molto degradato. Oggi una parte dell’edificio accoglie donne in difficoltà; in un’altra ala sono ospitate studentesse universitarie.

Nel cuore della Torino “bianca”, fra il Cottolengo e Valdocco, quel che rimane di questa opera ci ricorda, nel nome di Maria Maddalena, l’impronta sociale della città ottocentesca, animata da grandi figure laiche e religiose che ne hanno favorito il progresso sociale.

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Articolo pubblicato il 22/07/2022