Enrico Bettini di Torino, Presidente di A3I , scrive in merito a decreto liberalizzazioni e gli Ingegneri dell’Informazione
Palazzo di Montecitorio

Lettera al Premier Monti ed ai Capigruppo di Camera e Senato

In merito al Decreto liberalizzazioni (num. 01/12) e alla figura professionale dell’Ingegnere dell’Informazione gli obblighi derivati dall’articolo 9 sarebbero incostituzionali.

 

Gli obblighi imposti dall’artico sono quelli del comma 3, ovvero in sintesi:

 

1) Pattuire il compenso al momento del conferimento dell’incarico professionale.

2) Rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico

3) Avere ed indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

4) In ogni caso la misura del compenso va pattuita indicando le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi.

5) L’inottemperanza di quanto sopra costituisce illecito disciplinare del professionista.

 

Tali obblighi infatti, per i professionisti del settore C dell’Ordine degli Ingegneri, sezione A e B, come stabilito dal DPR 328/01, sono in contraddizione con il principio di uguaglianza dei cittadini sancito dall’art. 3 della Costituzione.

 

La professione di Ingegnere dell’Informazione è regolamentata, ma non ha attività “riservate” dalla legge come invece capita, per esempio, a quella degli Ingegneri civili. Pertanto i servizi offerti nel settore ICT, solo per gli ingegneri informatici iscritti all’Ordine, prevedono questi obblighi. Vi sono altri fornitori, visto che non c’è la riserva, e questi non hanno nessun obbligo.

 

Gli obblighi sembrano ovvi e più che leciti, ma possono costituire un grosso limite per i lavori ICT, specialmente quando si ha a che fare con sistemi preesistenti complessi e molto articolati, la cui conoscenza richiede molto tempo e che possono riservare sgradite sorprese.

 

L’obbligo di stipula di un’assicurazione costituisce poi un costo in più che i non iscritti agli Ordini possono anche non sostenere, venendosi così a creare le condizioni per sleale concorrenza.

 

Il presidente di A3I Enrico Bettini di Torino (nella foto), l’Associazione Italiana degli Ingegneri dell’Informazione (www.a3i.it) ha inviato una lettera al Premier Monti ed ai Capigruppo di Camera e Senato facendo presente queste osservazioni.

 

I lavori per cui sono nati gli Ingegneri dell’Informazione, possono essere svolti da tutti, anche senza abilitazione ed anche senza alcun  titolo di studio. Non si capisce quindi perché gli Ingegneri dell’Informazione debbano essere sottoposti ad obblighi, mentre altri no.

 

Le attività degli Ingegneri dell’Informazione, come da articolo 46 del DPR 328/01,  sono le seguenti: “ la pianificazione, la progettazione, lo sviluppo, la direzione lavori, la stima, il collaudo e la gestione di impianti e sistemi elettronici, di automazione e di generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni.”

 

Pertanto sarebbe opportuno che gli Ingegneri dell’Informazione vengano esclusi dagli obblighi dell’articolo 9 del Decreto in oggetto, onde evitare il crearsi di concorrenza sleale per i maggiori costi che graverebbero sugli stessi, oppure che sia assegnata loro la riserva sulle attività, di cui sopra, come richiesto da A3I nella lettera inviata al premier.

 

La richiesta di tale riserva è presente già nella Mozione congressuale formulata dagli Ordini degli Ingegneri d’Italia riuniti in Congresso a Bari dal 7 al 9 settembre 2011 ed impegnati a trattare il tema “più ingegneria nel futuro dell’Italia”. Nello specifico, il Congresso richiese testualmente: “… norme tecniche che sovrintendano alla sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche all’interno della pubblica amministrazione, nonché la definizione delle regole per le aggiudicazioni degli appalti dei servizi informatici, garantendone adeguate distinzioni tra progettazione, implementazione e collaudo ed individuando le specifiche professionalità cui affidare tali prestazioni.".

 

"Esprimiamo inoltre come A3I, viva preoccupazione per gli interessi collettivi di garanzia della qualità di impianti e sistemi informatici laddove gli stessi dovessero essere progettati, collaudati o gestiti, da persone prive di competenza e qualificazione professionale derivanti alla specifica laurea e dal superamento di un apposito esame di stato".

 

Tra gli eventi più disastrosi si segnalano: il furto al Ministero dell’Istruzione del 16 Gennaio 2008; il decesso a Bologna di una ricoverata per un errore del sistema informatico il 30 Settembre 2007; sempre nel 2007 le truffe online negli Usa che costano quasi come una guerra e il cyber attacco all’Estonia o l’esplosione in volo dell’Arianne 5. Tra quelli più recenti si segnalano: l’attacco al sito del Governo www.italia.gov; i furti di identità, particolarmente numerosi in Italia e gli attacchi via web a 15.000 aziende. 

 

Non si capisce quindi perché se, per progettare un edificio, costruirlo e collaudarlo, ci si deve rivolgere per legge ad un Ingegnere civile, la stessa cosa non debba valere per progettare, realizzare, collaudare e gestire un sistema informatico, come per esempio quello di un aeroporto, di un ospedale o di una centrale termica.

 

Ovvero, come mai per i sistemi informatici, cui ormai ci affidiamo in moltissimi campi, non ci si debba rivolgere agli Ingegneri dell’Informazione, ovvero a dei professionisti con un percorso formativo pubblico, garantito dagli esami universitari, dall’Esame di Stato, nonché dal controllo deontologico di un Ordine professionale.

 

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Articolo pubblicato il 20/02/2012