Macron non ha più la maggioranza parlamentare

Crollo dei consensi di Macron e di tutto il sistema liberale francese. Si affermano i partiti antisistema.

La coalizione presidenziale è molto lontana dalla maggioranza assoluta, lo scenario da incubo per Emmanuel Macron si è materializzato al termine delle Legislative che lo avevano visto traballare già al primo turno, dopo lo scossone dato dall’ascesa della Sinistra di Mélenchon. Ora si ritrova incapace di attuare la sua politica, per mancanza di “truppe” sufficienti in Parlamento.

Una settimana fa il primo turno per il rinnovo dell’Assemblea nazionale si era risolto in un testa a testa tra il presidente in carica e il suo antagonista della «Nupes» (la nuova formazione che riunisce sinistra radicale, ecologisti e socialisti): il 25,75 per Macron, il 25,66 per Mélenchon. I due erano divisi solo da 21.400 voti.

Ora che lo spoglio ha confermato il quadro tracciato dai sondaggi demoscopici, governare la Francia sarà un rebus.

I lealisti di Emmanuel Macron sono rimasti scioccati dall'annuncio dei risultati del secondo turno delle elezioni generali, domenica 19 giugno. Mentre il capo dello Stato aveva invitato i francesi a dargli una maggioranza "chiara, solida ed europeista", ora rischia di non avere nessuna di queste tre richieste.

“La République en marche” ha ottenuto solo 224 seggi, secondo le stime dell'istituto di sondaggi Ipsos. Molto lontano dalla maggioranza assoluta, fissata a 289 seggi, che aveva detenuto per cinque anni. Un punteggio molto più basso delle proiezioni, al termine del primo turno, che hanno accreditato il campo Macron con 255-295 seggi e gli hanno fatto sperare di ottenere la maggioranza assoluta, come nel 2017. Alla fine, gli rimarrà solo una piccola maggioranza relativa.

Le sconfitte sono così pesanti che l’attuale esecutivo si ritrova decimato: il presidente dell'Assemblea nazionale, Richard Ferrand, è stato sconfitto nella sua roccaforte del Finistère; così come il capo dei deputati del LRM, Christophe Castaner, nelle Alpi dell'Alta Provenza. Per non parlare delle sconfitte di diversi ministri, che dovranno quindi lasciare il governo, come il ministro della Salute, Brigitte Bourguignon, che perde nel Pas-de-Calais; così come il segretario di Stato per il mare, Justine Benin, in Guadalupa.

Insomma, un’autentica debacle. Per Emmanuel Macron, due mesi dopo la conferma all'Eliseo, è arrivata la più bruciante delle sconfitte.

Ha vinto invece Jean-Luc Mélenchon, il tribuno della gauche che tallona la maggioranza presidenziale. Ha stravinto Marine Le Pen, che senza neppure fare campagna elettorale ha decuplicato il numero dei deputati all'Assemblée Nationale.

A parlare nella serata più difficile dell'era Macron, è stata la premier Elisabeth Borne, che ha pronunciato parole pesanti: "E' una situazione inedita che rappresenta un rischio per il nostro Paese viste le sfide che dobbiamo affrontare, sia sul piano nazionale che internazionale". La Borne ha lanciato un appello all'unità per "costruire una maggioranza d'azione" per il paese, ipotizzando "compromessi" per tenere la rotta.

Questo chiaramente non porterà a governi “rosso-neri”. L’Eliseo non accetterà mai un’alleanza fascio-comunista. Ma sicuramente per “compromessi” la premier Borne intende cedere molto a queste due nuove ed inarrestabili forze politiche. L’Era del centrismo neogollista sembra definitivamente accantonata. Macron era stato l‘ultimo tentativo politico per salvaguardare un sistema istituzionale morente. Sempre meno rappresentante dei cittadini. Gli elettori francesi hanno infine scelto per le novità optando per forze politiche che mettessero in discussione i paradigmi dominanti della democrazia liberale francese.

Il Parlamento francese esce infatti dalle urne con equilibri sconvolti. Emmanuel Macron, con la sua coalizione “Ensemble!”, è lontanissimo dalla maggioranza assoluta necessaria per governare. Per Macron si profila una situazione complicata. La forza più “moderata” con la quale il governo potrebbe negoziare, la destra dei Républicans, dovrebbe prendere fra 60 e 75 seggi; in questo caso per la prima volta meno di quelli dell'estrema destra della Le Pen.

L'Eliseo tende la mano agli altri partiti. La portavoce del governo francese Olivia Grégoire ha detto: "La nostra mano è tesa a tutti quelli che vogliono portare avanti il Paese". Il problema è che le forze che si stanno affermando indendo soppiantare e non governare insieme. La conseguenza più interessante dopo questo risultato sarà vedere il ruolo della Francia in Europa fortemente mutato. Così come risulterà più difficile avere un ruolo nelle trattative sul conflitto russo-ucraino. Senza un esecutivo stabile la Francia perde autorevolezza e considerazione.

Altro dato che emerge da queste legislative è il numero di persone deluse dalla politica e dal sistema di voto.

Come tendenza quasi scontata, infatti, anche queste elezioni sono state caratterizzate da alti livelli di astensionismo, aggravati dal caldo e dall'afa. È tornata infatti a scendere l'affluenza alle urne. Dati molto importanti, che ci comunicano il livello di disaffezione a cui sono giunti i cittadini francesi, emuli identici dei loro “cugini elettori” d’oltralpe.

Ma al netto dei delusi una cosa è certa, l’Europa, dopo questo voto, non sarà più la stessa.

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Articolo pubblicato il 20/06/2022