Milano. All'Assemblea annuale di Assolombarda. Il "governo dei migliori" non piace più.

Le aspettative di crescita si riducono ulteriormente con il perdurare della guerra; critiche alla gestione dell'economia.

Gli esponenti del Governo presenti  a Milano all’Assemblea annuale di Assolombarda hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco, ma certamente non possono dirsi soddisfatti.

Dopo lo sfacelo prodotto dai due governi Conte, gli industriali milanesi erano quelli che più avevano spinto, un anno e mezzo fa, per l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi. Ora si ritrovano a capeggiare la rivolta del mondo produttivo, con tanti motivi di insoddisfazione. Hanno finalmente capito che “il governo dei migliori” era solo una tremenda illusione.

I lombardi non sono affatto contenti dell’operato dell’esecutivo e non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di farlo sapere. Il presidente Assolombarda, Alessandro Spada ed il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, hanno picchiato duro contro le politiche del governo Draghi, paventando il rischio che la ripresa post-Covid non ci sia e che il conflitto russo-ucraino dia il colpo di grazia definitivo all’economia italiana.

Le argomentazioni di Spada sono drammatiche, perchè in Lombardia, entro fine luglio, a causa dei rincari energetici e delle incertezze generali, un’azienda su 4 rischia di fallire.

In più, se non dovessero intervenire repentini cambi di passo, entro fine anno un’azienda lombarda su due potrebbe dover chiudere i battenti.

Non osiamo immaginare i rischi che si correrebbero in altre regioni, se, consideriamo che la Lombardia è la locomotiva d’Italia e che se si ferma la Lombardia, il Paese rallenta in maniera irreparabile.

Le cifre peraltro sono eloquenti: prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, l’Italia sperava in una crescita del 4% del Pil nel 2022, ora farebbe i salti di gioia se riuscisse ad arrivare al 2%.

Ma al di là della congiuntura internazionale, quali sono le criticità espresse dagli industriali?

«Gli interessi di breve termine - lamenta il presidente Assolombarda - hanno prevalso sullo sguardo di lungo periodo; la politica si è ridotta a puro consenso ed è caduta ostaggio dei comitati del “No”, lasciando campo libero a una burocrazia che sembra costruita con il solo scopo di frenare ogni spinta. Eppure, è dimostrato che l’Italia riesce a concludere le opere necessarie quando la politica vuole raggiungere il risultato: penso al gasdotto Tap, o al ponte Morandi, per citare esempi recenti. È dunque ora che essa torni a compiere quelle scelte strategiche che le competono e ad assumersi pienamente le responsabilità. Ascoltando tutti, certamente, ma senza paralizzarsi di fronte ai vari ‘no nucleare’, ‘no rigassificatori’, ‘no termovalorizzatori’. Così non si va da nessuna parte. Tengo a sottolineare, prosegue Spada, che il problema dell’energia tocca, in modo particolare, la Lombardia. Consumiamo oltre il 25% dell’energia elettrica nazionale e circa il 20% del gas naturale. Qui, del resto, c’è il cuore dell’industria italiana e ci sono, inevitabilmente, i maggiori consumi di energia. La nostra regione, in virtù di questo profilo economico, ha esigenze specifiche. Eppure, oggi, il prezzo unico è quasi 5 volte quello di inizio 2020».

Ma a riprova del fatto che le esigenze del territorio sono ormai prevalenti sugli schieramenti politici, almeno a Milano, il sindaco Giuseppe Sala e il governatore lombardo Attilio Fontana hanno parlato la stessa lingua e si sono ritrovati d’accordo tra di loro e con gli industriali sulla rivendicazione del “modello lombardo” e sulla necessità che il governo non pensi soltanto alle regioni del sud ma prenda atto delle eccellenze territoriali lombarde.

«Va ridotto il costo della spesa energetica - ha aggiunto Spada - quindi su questo punto chiediamo al Governo di estendere subito anche alle imprese del nostro territorio il credito d’imposta per gli investimenti di efficientamento energetico, oggi esclusivamente a favore del Mezzogiorno».

Il Presidente Assolombarda ha infine auspicato che il tema dell’autonomia regionale differenziata, ultimamente accantonato, possa tornare tra le priorità dell’agenda politica nazionale. E Fontana, probabilmente, si prepara a ricandidarsi alla Regione puntando proprio sulla valorizzazione degli elementi di specificità lombardi.

Il sindaco Sala è tornato a parlare di “gabbie salariali”, ricordando che un impiegato pubblico al nord vive molto peggio che al sud, perché «la vita costa molto di più a Milano che in Calabria».

L’inflazione, secondo Sala, è superiore all’8%, percentuale ufficialmente dichiarata. Peraltro l’Italia ha il terzo più elevato tasso di disoccupazione in Europa: oltre l’8,3% contro una media nell’Eurozona del 6,8%.

Ha rivolto pesanti critiche all’esecutivo anche il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha attaccato ancora una volta la politica dei bonus e degli aiuti a pioggia, che non creano sviluppo ma solo nuove povertà.

«Il ministro del lavoro - ha detto Bonomi - è preoccupato di cercare lavoro ai navigator, che sono nati proprio per cercare lavoro agli altri».

Secondo il numero uno di Viale dell’Astronomia, sono ormai indispensabili riforme strutturali, anziché palliativi che rimandano solo la risoluzione dei problemi senza minimamente affrontarne le cause.

Non sappiamo cosa potrà succedere  perché il coro dei politicanti romani, ormai conosce il linguaggio dei sussidi ed è tutto rivolto ad alimentare la spugna arida del mezzogiorno d’Italia, ove le ricadute del reddito  di cittadinanza e del bonus per l’edilizia, sono divenuti appannaggio della malavita organizzata.

Almeno nella regione simbolo dell’Italia che produce, si invoca il federalismo e l’autonomia. Il Piemonte dal quale è partita l’industrializzazione e il modello dell’operatività, si accontenta di amministratori evanescenti e lottizzatori che anche di fronte alle promesse mancate del governo, dimostrano il loro distacco dalle realtà, con vile e devota rassegnazione, senza l’ascolto ed il confronto solerte con chi produce beni e alimenta l’occupazione.

Forse le problematiche vitali per la sopravvivenza e lo sviluppo di Torino e del Piemonte, sono troppo difficili per i limiti della loro comprensione.                                     

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/06/2022