Lo sterminio degli insetti, capisaldi della catena alimentare

Il repentino olocausto delle api e di altre forme primarie di vita. In alcuni ambiti si sono ridotti al 30%

Argomento già affrontato su questo giornale nell’Editoriale della domenica del 22 marzo 2022, aggiornato al presente.

Link: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=44224

Lamenti da un dramma ambientale già trattato sulla rubrica Rai "Leonardo", che di recente hanno ritrovato voce sul Tg5 del 27 maggio: gli insetti, artigiani della biodiversità e base della catena alimentare, stanno morendo. I killer siamo noi, ultimo e insaziabile anello della medesima catena alimentare.

Dopo quattro rivoluzioni industriali, l’umanità ha smarrito l’armonia con i ritmi della natura. È un fatto acquisito, si è perso tempo e i danni sono ingenti. Solo ultimamente i leader della Terra paiono discutere di terapie. Non in modo chiaro e convincente.

Ultimo lustro: nuova era della green economy, dell’auto elettrica, dei parchi fotovoltaici, del nucleare 4ªG, del WEF e del Gran Reset. Qualcosa sembra muoversi, garantito da un’informazione tendente al consenso popolare. “Sostenibilità e transizione” rispolverano le stesse regole dello sviluppo neoliberista che saccheggia le risorse della Terra. Non basterà la “decrescita felice” ipotizzata dai leader del “Forum Davos”. Per restaurare il mondo occorre altro.

Ma tutto questo, gli insetti non lo sanno.

Invece, noi sappiamo che l’olocausto degli insetti può portare al collasso gli ecosistemi del Pianeta. Da tempo, gruppi di entomologi e di scienziati più attenti alla biodiversità che all’economia, mettono in guardia verso un altro, tragico risvolto dell’attività umana. Negli ultimi 30 anni la popolazione degli insetti in aree umanizzate è diminuita del 75%.  

Greenpeace ne ha fatto una crociata, nel 2019 il Somerset Wildlife Trust ha avviato un censimento a livello mondiale e nel 2020, su un articolo della rivista Nature Ecology & Evolutione, 70 scienziati hanno indicato le azioni a breve termine atte a preservare l’esistenza degli insetti: contenere i pesticidi e i fertilizzanti sintetici nell’agricoltura industriale; ridurre le emissioni di gas serra nella bassa atmosfera; depurare le acque destinate alle colture; tutelare prati, piante e fiori selvatici; valutare il magnetismo della 5ªG che confonde l’orientamento degli insetti. Occorre metterle in opera.

La medesima rivista segnala che oltre il 40% delle varietà di insetti è in forte declino, 1/3 delle quali è a rischio di estinzione. Tra queste, gli entomologi stanno valutando quali specie di insetti, tra: erbivori, detritivori e impollinatori, sono da tutelare di più per garantire il ciclo degli ecosistemi, poiché gli insetti sono vitali in qualità di “operatori ecologici” e di impollinatori, oltre a essere un nutrimento per altre specie animali, in primis, per gli uccelli.

Una celebre frase di Albert Einstein recita: "se le api dovessero scomparire dalla terra, al genere umano non resterebbero che 4 anni di vita"

Se la strage degli imenotteri, e in particolare delle api, non verrà arrestata, la scomparsa di molti alimenti vegetali si aggiungerà alla recente  guerra del grano. Il rischio è noto, ma la tutela delle api finora non è stato un obiettivo per il “Great Reset”, né per l’agenda ONU 2030 o per il Green New Deal e altre nebulose iniziative "green economy". Gli insetti non producono kilowatt né dollari, sembrano un problema a sé stante. Non è così.

Le ferite del Pianeta andrebbero trattate in unico concerto, invece sembra che “l’affaregas serra sia svincolato dagli altri. Sul riscaldamento globale poi, sono saliti in cattedra scienziati prezzolati dalle lobby del petrolio per attribuire il fenomeno ai soli cicli naturali. Sono stati smentiti, ma hanno procurato danni.  

La Terra, che lo sa, le ha sempre reputate fesserie. Le interferenze umane con i cicli della natura, dallo smog ai rifiuti tossici, alle isole di plastica, sono innumerevoli e attualmente, circa un milione di specie viventi sono a rischio di estinzione. Ogni giorno ne svaniscono 200.

L’incoerenza verso la biodiversità è disarmante. Nel 2019, i rapporti di EKLIPSE (ente finanziato dall’UE dedito ad analisi sull’ecosistema), non hanno provocato ripensamenti sulla nuova rete 5G, malgrado 97 studi sui potenziali effetti delle microonde sull’orientamento di insetti e uccelli. Banchieri e militari se ne fregano degli animaletti.

Eppure, accurati studi, numerosi esperimenti e articoli pubblicati in tutta Europa, da più di un decennio erano concordanti su come i campi magnetici confondano la “bussola magnetica” di insetti e uccelli migratori, e secondo un articolo di “The Telegraph” del 2012, anche disturbare il metabolismo delle piante.

Insetti, uccelli, altre bestie e piante, ormai conoscono le nostre pretese. Esitiamo ad ammetterle noi, esemplari sempre più lontani dai ritmi della natura, dal ronzio delle api e da remote sapienze. Quando frutta e verdura saranno un lusso, sapremo ripristinare la catena alimentare?

La Terra, dilaniata da una nuova guerra, zitta subisce, esausto bancomat di materiali al servizio del progresso e della scienza; cisterna di petrolio e di metano, inquinanti combustibili fossili dei quali siamo in perenne astinenza. Ma i politici, gli imprenditori & i banchieri interessati alle sorti del mondo, e al relativo fondo cassa, il 26 marzo si sono riuniti nel forum di Davos. In agenda: iniziative “popolopiattiste” per rendere più muta, rassegnata e sostenibile la vita sul Pianeta.

Api & pennuti superstiti si chiedono perché tutto questo non sia già stato studiato nell’agenda Onu 2030, mentre, nel frattempo, attendono di collaudare le novità, escogitate per cavare introiti dalle nuove energie pulite.

 

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Articolo pubblicato il 29/05/2022