Torino. Il 25 aprile di Lo Russo

Cosa si aspettano i torinesi dal “suo” primo maggio?

La ricorrenza del 25 aprile, dovrebbe far riflettere gli italiani di ogni età, ma nel corso degli anni, ha sempre risentito di sbandate antistoriche, dovute ai contesti politici del momento, conditi da interpretazioni un po’ grossolane ed accomodanti, se non faziose.

Quest’anno, il menù era succoso. E’ in atto una guerra e le interpretazioni tra chi siano oggi gli emuli  o gli eredi dei nostri partigiani si sono sprecate e, a seconda delle zone d’Italia, è scoppiata la diatriba tra chi opta per gli Ucraini e chi per i Russi.

In seno all’Anpi, ancor di più, se ci riferiamo al presidente Nazionale Pagliarulo filo russo, mentre Nino Boeti presidente torinese, sostiene apertamente che la Russia sia l’aggressore e l’Ucraina il Paese aggredito.

A scanso di equivoci, per dar dignità alla Storia, non possiamo che concordare con la lucida analisi svolta nei giorni scorsi, dal Presidente del Centro Pannunzio, lo storico Pier Franco Quaglieni che dopo aver dissertato sulle posizioni espresse nel corso degli anni,  da illustri colleghi, da Romeo  a De Felice, per citare i più consoni al contendere del momento, sostiene: “Oggi mancano intellettuali come Bobbio e Pavone e viene dato spazio  quasi solo ai propagandisti interessati che mancano della cultura sufficiente ad articolare un discorso storico, che non può essere inficiato dalla drammatica contingenza della guerra in atto. Sostenere che i partigiani italiani vanno assimilati agli Ucraini o sostenere l’esatto contrario è una corbelleria perché i contesti ed i tempi della storia non si misurano sugli orologi e sulle carte geografiche del presente”.

Con tale premesse che magistralmente fan luce sulle dispute da vaudeville che si sono consumate su piazze e giornali, va evidenziato il messaggio  diffuso dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, quando in veste ufficiale ha presenziato all’omaggio  della Città alle tombe dei caduti della guerra di liberazione al cimitero monumentale.

“L'importanza di scegliere da che parte stare” era l’apertura del messaggio.

"Il 25 Aprile, 77 anni dopo, assume un valore ancora più importante in un momento di difficoltà per l’Unione Europea: tocca a noi decidere con chiarezza da che parte stare" è il commento del sindaco.

Il primo cittadino esorta poi i concittadini a non avere esitazioni sulla via da prendere: "Stare dalla parte della libertà e della democrazia. Esattamente come scelsero di stare da questa parte le donne e gli uomini che persero la vita per rendere l’Italia un paese libero e democratico".

Ha voluto volare alto, Lo Russo, esprimendo il concetto di libertà avulso dai parallelismi usati da molti altri esponenti politici.

Ma, proprio facendo riferimento alle polemiche che hanno attraversato l’Anpi ed alle prese di posizione emerse nelle piazze di  Torino, di aperta adesione alle tesi della Russia e non dell’Ucraina, nonostante le posizioni del presidente Boeti, ci  è parso disdicevole che il nostro primo cittadino, sulla sua persona, associasse l’istituzionale fascia tricolore al fazzoletto divisorio  dell’Anpi.

L’opposizione al fascismo e la resistenza Italiana annoverano personaggi che pur non aderendo al bolscevismo delle brigate Garibaldi di obbedienza staliniana, compirono una scelta di Libertà, anche pagata con la vita.

Da Martini Mauri, a Renato Martorelli, a Giorgio Catti, sino ad Edgardo Sogno, tanto per citare nomi noti. Esponenti e sostenitori di quel pluralismo che traeva  origini dalle ideologie e dal pensiero politico prefascista, che attestò l’opposizione al regime sin dopo la promulgazione della Legge Acerbo che poneva fine al diritto d alla libertà di voto, sanciti dallo Statuto Albertino.

Lo Russo si è ancora una volta dimostrato un uomo di parte e questa scivolata non gli fa di certo onore.

Domani è il Primo Maggio. La ricorrenza di tutti i lavoratori, che ha origini centenarie e non soltanto di quelli che si fregiano di sigle sindacali o corporative.

Il diritto al lavoro significa  implicitamente  libertà dal bisogno e dalla dipendenza e viene difeso e sostenuto dalla nostra costituzione.

La piaga della disoccupazione, del lavoro precario e sottopagato e purtroppo anche dei diritti negati, rappresentano un vulnus cocente anche  nella nostra città. Per coloro che hanno vissuto gli anni dell’industrializzazione, mai si sarebbe pensato che Torino potesse perdere il vanto ed il ruolo di capitale dell’Industria e del lavoro.

Anche a causa delle scelte sbagliate e deprecabili di chi per anni ha governato la città e la regione, ci troviamo in uno stadio di declino, speriamo non irreversibile.

Il sindaco Lo Russo è stato ufficialmente invitato, con l’arcivescovo Nosiglia, a salire sul palco a conclusione della manifestazione organizzata  per oggi dalla CGIL, CISL e Uil e le organizzazioni sindacali nutrono aspettative dalla sua presenza e sul suo messaggio:  "Dopo parecchi anni tornerà anche il sindaco a parlare in piazza", sottolinea la segretaria della CGIL , Enrica Valfrè, che concluderà gli interventi in piazza San Carlo a nome di Cgil, Cisl e Uil.

“I sindacati non si fanno illusioni sul ruolo, limitato, che può avere il Comune, ma gli chiedono di vigilare dove può”.

Nella società civile coesistono molteplice sensibilità di pensiero. Ci auguriamo che Lo Russo, in quel contesto, sappia ergersi a sindaco di tutti i torinesi ed esprima messaggi concreti. Senza lasciarsi fuorviare da facili atteggiamenti demagogici, fregiandosi di simboli di parte e recitando un copione che non si addice ad un esponente istituzionale che rispetti la democrazia, il pluralismo e la dignità dei suoi concittadini.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 30/04/2022