Gallipoli - Funambola al nadir

In pochi secondi scende in totale libertà il muro e raggiunge gli amici sugli scogli

In viaggio da Lecce verso Ugento, scelgo di percorrere la litoranea che va fino a Santa Maria di Leuca, quando dalle alture del leccese inizia la discesa verso Gallipoli la vista che ti si para davanti è mozzafiato, lentamente con il viaggio come esperienza riempio e sazio i miei occhi di bellezza a profusione.

 

Quando supero la parte moderna della città arrivo al lungo mare lì davanti al lungo viale il porto con i banchi del pesce, sulla destra il ristorante Marechiaro (quanti ricordi), continuo verso sud e costeggio il lungomare, la linea dell'orizzonte ha una gamma di sfumature di blu cielo/mare di una bellezza imbarazzante, dirigendo lo sguardo a destra bianco calce abbagliante, il borgo marinaro dell’isola di Gallipoli vecchia, nei capelli e sul viso la brezza salmastra del Libeccio.

 

Decido di fare una breve tappa, mi fermo metto la moto sul cavalletto, e dalla borsa estraggo la gloriosa Zenit E (macchina fotografica URSS), mi appoggio alla balaustra per contemplare quanto c’è davanti, quando a un certo punto una ragazzina chiede la mia attenzione e mi fa cenno di spostarmi, avrà avuto 12/13 anni, scaraventa in fondo al muraglione le ciabatte, saranno circa 15 metri.

 

Con fare sicuro in pochi secondi scende in totale libertà il muro e raggiunge gli amici sugli scogli, in quel tratto di mare alle spalle all’ombra delle case ci sono i pescatori che ricuciono le reti per la prossima nottata e in quel piccolo tratto scoglioso pescano i polipi i ragazzi, quando uno riesce a farsi avvolgere il braccio dal polipo emerge e inizia un rito molto scenografico quanto violento, e abitudine sbattere ripetutamente con forza il polpo sulla roccia per renderlo poi più morbido dopo la cottura.

 

Un tratto di costa breve che ti porta fuori verso la periferia marina dove negli anni sono spuntati come funghi alberghi, villaggi, a coprire quella edilizia quasi spontanea di seconde case dei salentini.Il paesaggio ne soffre un po’, devo dire che sono molti anni che non "scendo" al paese e quindi non ho il polso della situazione attuale, è probabile che la devastazione della natura prosegua e che il benessere economico portato dal turismo selvaggio.

 

Comunque dia sollievo economico agli oriundi, non so se era meglio prima, sono però certo che io ho avuto il privilegio di vivere le mie vacanze estive invernali lì per molti anni a seguire i '70 e ne conservo un bel ricordo.

 

Gerry Di Fonzo

 

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Articolo pubblicato il 01/05/2022