La Francia va al ballottaggio. Macron (27,4%) Le Pen (25,4%)

Alle elezioni presidenziali i votanti sono in calo, il verdetto finale è fissato al 24 aprile

La Francia va al ballottaggio. Macron (27,4%) Le Pen (25,4%)

Alle elezioni presidenziali i votanti sono in calo, il verdetto finale è fissato al 24 aprile

Il dato più inquietante emerso dalla giornata elettorale in Francia, registra un calo significativo dei votanti, rispetto alle precedenti elezioni del 2017. L'astensione alle presidenziali - secondo l'istituto Ipsos per la tv pubblica francese - è stata del 26,2%. Al primo turno di 5 anni fa, l'astensione fu del 22,2% al primo turno ma nel 2002, anno del record di non votanti, salì al 28,4%, una cifra record. 

Nel corso della notte scorsa, le ultime proiezioni di voto, con l’87% delle schede scrutinate, davano un vantaggio di circa due punti a favore di Macron, scostandosi rispetto a qualche sondaggio delle ore precedenti:

Emmanuel Macron (27,4%) - Marine Le Pen (25,4%)

I primi commenti dei due protagonisti del ballottaggio "Potete contare su di me per attuare il nostro programma di apertura" e di "indipendenza francese ed europea": lo ha detto Emmanuel Macron, rivolgendosi ai militanti alla Porte de Versailles di Parigi, dopo la qualificazione al ballottaggio  contro la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen. "Nulla è acquisito, il dibattito che avremo nei prossimi quindici giorni è decisivo per la Francia e per l'Europa”, conclude il presidente.

"In gioco il 24 aprile non c'è un semplice voto di circostanza, ma una scelta di società e direi anche di civiltà": lo ha detto la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen, esultando per la qualificazione al ballottaggio contro Emmanuel Macron. Quindi l'appello a tutti i francesi "di ogni sensibilità" e "a tutti coloro che non hanno votato per Macron" ad "unirsi a questo grande Rassemblement National e popolare".

I risultati conseguiti dagli altri candidati, come da previsione, seguono un considerevole distacco:

Jean-Luc Mélenchon : 20 %
Éric Zemmour : 7 %
?Yannick Jadot : 5 %
Valérie Pécresse : 4,5 %
Fabien Roussel : 2,5 %
?Jean Lassalle : 2,5 %
Anne Hidalgo : 2 %
?Nicolas Dupont-Aignan : 2 %
Philippe Poutou : 1 %
Nathalie Arthaud : 0,5 %

Sulle percentuali acquisite dai due principali sfidanti, si sprecheranno i commenti, ma, a risultato caldo, è indubbio che c’è stato un travaso di voti e la scarsa affidabilità degli altri concorrenti, ha finito per beneficiare sia Macron che Marine Le Pen.

Macron è al momento il primo miracolato. Nel corso degli ultimi anni, i sondaggi lo davano per sconfitto, spazzato via dagli scandali ed infortuni in cui era incorso, ma lui ha saputo imboccare la via del galleggiamento, se non della vittoria. Questo potremo scoprirlo il 24 aprile.

Nel quinquennio presidenziale si è imbattuto nelle rumorose proteste dei gilet gialli, nei due anni da incubo covid è rimasto ostaggio delle direttive europee piene di contraddizioni ed ha pure dedicato espressioni sprezzanti verso i non vaccinati, ma c’è di più.

E’ finito dentro  a scandali non di poco conto, dal finto poliziotto e assistente Alexandre Benalla, alla papessa del gossip Mimi Marchand che nonostante i trascorsi loschi, è stata ammessa all’Eliseo capitanando la strategia di comunicazione.

Nonostante le molteplici tempeste, Macron riesce a terminare il suo mandato a testa alta. La guerra in Ucraina gli ha dato una mano? Forse.

Il presidente francese, pur essendo di natura un tecnocrate e per scelta, legato a filo doppio con il governo burocratico dell’UE, ha subito fiutato l’inconsistenza politica di Ursula von der Leyen, a torto omaggiata e non dileggiata dai media, per ragioni sessuali.

Si è sdoganato da Nato e Ue ed ha aperto sin dalle avvisaglie belliche, un canale diplomatico con Putin per scongiurare quello che purtroppo sta avvenendo sotto gli occhi di un Biden guerrafondaio e calcolatore, nell’assenza totale dell’Unione europea che in caso di estensione del conflitto, sarebbe la prima entità territoriale a subire le conseguenze.

L’impegno nucleare portato avanti da Macron in Francia, mette -per ora – al riparo i suoi abitanti dalle bollette impazzite conseguenti alla decretata crisi energetica, al contrario dell’Italia succube delle scelte suicide dei grillini e dei politicanti della vista corta. Gli impegni internazionali di questo cruciale e concitato periodo, hanno permesso a Macron, assente giustificato agli occhi dell’opinione pubblica, di dribblare, i noiosi confronti diretti con gli altri candidati. Ma nei prossimi giorni lo vedremo impegnato in confronti incessanti con Marine Le Pen.

Analoghe opportunità positive, le ha sapute cogliere Marine Le Pen, partita male in questa nuova maratona presidenziale perché all’avvio, aveva trovato un nuovo rivale: Eric Zemmour, editorialista di estrema destra, esaltato da CNews, la tv di Bolloré, e propugnatore di principi populisti misti a un fondo di razzismo che si basa sui sentimenti percepiti nella Francia rurale e nella  popolazione indifesa delle banlieu, ove gli immigrati sono considerati rivali nella corsa all’impiego e agli aiuti sociali.

Eppure il « rivale » Zemmour, con le sue idee estreme e il suo malcelato odio per gli immigrati ha fatto passare Marine Le Pen per una moderata, e ha sdoganato così in maniera più o meno definitiva il Rassemblement National dal peso del suo passato  frontista.

Zemmour non ha rubato voti alla Le Pen, Anzi, nuove preferenze  al Rassemblement National sono arrivate dagli ex-republicani, gli ex-sarkozisti e ex-fillonisti, non convinti dal ruolo di Valerie Pecresse ai comandi.

Così i francesi, dimostrando maggiori maturità rispetto agli italiani, abbindolati da grillini e faccendieri, respingono l’assalto di fatue chimere e si dividono nell’affidare il Paese ancora una volta al neo-liberismo di Macron o alla destra lepenista di Marien Le Pen.

La sera del 24 aprile, conosceremo il verdetto.

 

 

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Articolo pubblicato il 11/04/2022