12 aprile 1869: nasce a Parigi Henri Landru, il “Barbablù di Gambais”

I francesi considerano il suo processo quello più celebre del XX secolo

Ieri, 11 aprile 2022, ho dedicato un articolo a personaggi nati e morti in questa data che presentavano un collegamento con il crimine, reale o letterario. A un giorno di distanza, il 12 aprile 1869 è nato uno dei criminali più celebri nella cultura popolare, Henri Landru soprannominato il “Barbablù di Gambais”, del quale mi sono già occupato in passato nel giorno della sua esecuzione, il 25 febbraio 1922.

La curiosa coincidenza mi ha indotto a proporre ai Lettori di Civico20News una biografia di questo personaggio per sottolinearne i forti legami con cinema e letteratura.

Come si è detto, Henri Landru nasce a Parigi, il 12 aprile 1869.

Nel 1900 viene condannato a due anni di carcere per frode e truffa ai danni di anziane vedove. Nel 1914 tira avanti stentatamente con un commercio di mobili usati: è sposato e padre di quattro figli. Per mantenere la famiglia, escogita un sistema criminale secondo un modus operandi piuttosto noto.

Dal 1915 pubblica annunci sui giornali dove si presentava come un vedovo di agiate condizioni economiche desideroso di trovare una seconda moglie. Quando rispondono donne sole e ricche, sfruttando indubbie qualità ammaliatrici, Landru fa loro intravedere la possibilità di un matrimonio. Poi le invita ad un breve soggiorno in una villa isolata che ha affittato a Gambais, nella regione dell’Île-de-France. Qui le strangola e ne fa sparire i corpi, bruciandoli nella cucina a legna della casa, dopo averli fatti a pezzi per poterli introdurre nel bruciatore di ridotte dimensioni. Sparge la cenere nei campi vicini.

Prima delle uccisioni, l’ammaliatore Landru è riuscito a convincere le donne a firmargli una procura che gli permette di impossessarsi dei loro depositi bancari.

Uno schema relativamente semplice, applicato per dieci signore. L’elenco delle sue vittime, oltre a queste dieci donne, comprende anche il figlio diciassettenne di una di loro:

1) La signora Jeanne-Marie Cuchet (39 anni, vista l'ultima volta nel gennaio 1915);

2) André Cuchet, figlio della sig. Cuchet (17 anni, visto l'ultima volta nel gennaio 1915);

3) Sig.ra Thérèse Laborde-Line (nata il 12 agosto 1868, vista l'ultima volta il 26 giugno 1915);

4) Sig.ra Marie-Angélique Guillin (nata il 15 aprile 1863, vista l'ultima volta il 2 agosto 1915);

5) Sig.ra Berthe-Anna Héon (55 anni, vista l'ultima volta l'8 dicembre 1915);

6) La signora Anne Collomb (44 anni, vista l'ultima volta il 25 dicembre 1915);

7) La signora Andrée-Anne Babelay (19 anni, vista l'ultima volta il 12 aprile 1916);

8) Sig.ra Célestine Buisson (vista l'ultima volta il 19 agosto 1916);

9) La signora Louise-Joséphine Jaume (38 anni, vista l'ultima volta il 25 novembre 1917);

10) La signora Anne-Marie Pascal (33 anni, vista l'ultima volta il 5 aprile 1918);

11) Sig.ra Marie-Thérèse Marchadier (nata il 7 ottobre 1881, vista l'ultima volta nel gennaio 1919).

Va detto che questa ricostruzione è in parte ipotetica perché Landru ha soltanto ammesso di aver truffato le sue vittime, ma ha sempre fermamente negato di averle uccise.

L’ipotesi della cremazione dei corpi è suffragata dal fatto che la villa è piuttosto isolata, ma pur sempre vicina ad altre abitazioni. Coloro che le abitano hanno notato che, con una certa frequenza, dal camino della villa esce fumo di odore cattivo, quando il riscaldamento non è necessario. Insospettiti, si sono più volte rivolti alla polizia, chiedendo che la misteriosa villa venga perquisita.

A seguito delle denunce sporte dai parenti di alcune signore scomparse, Landru viene arrestato il 12 aprile 1919 - curiosa coincidenza! -, nella sua abitazione al 76 di rue de Rochechouart a Parigi, per truffa e appropriazione indebita.

Tra gli oggetti che gli vengono sequestrati compare un taccuino dove sono annotati i nomi delle sue undici vittime. Inizia così quello che i francesi considerano il processo più celebre del XX secolo, per la personalità dell’imputato, ribattezzato il “Barbablù di Gambais”.

La meticolosa perquisizione del giardino della casa di Gambais fa scoprire frammenti di ossa umane e molti denti. L’accusa si trasforma in omicidio delle undici vittime prima elencate.

Il processo, che ha un enorme eco, si apre il 7 novembre 1921 a Versailles, alla Corte d’Assise di Seine-et-Oise. Henri Landru nega gli omicidi, ammette soltanto le truffe. Assume più volte un atteggiamento provocatorio verso i giudici. Arriva ad esclamare: “Fatemi vedere i cadaveri!”. Lo difende valorosamente l’avvocato Vincent de Moro-Giafferi.

Le prove materiali appaiono scarse, ma il taccuino sequestrato a Landru viene ad assumere grande rilievo: l’accusato ha minuziosamente registrato, di suo pugno, le spese del viaggio di andata di ogni vittima, mentre mancano le spese di un loro viaggio di ritorno. Di questo fatto Landru non riesce a fornire una spiegazione che possa appagare la giuria.

La sua condanna a morte è pronunciata il 30 novembre 1921. La domanda di grazia, sottoposta al Presidente della Repubblica francese, viene respinta il 24 febbraio 1922. L’esecuzione della sentenza avviene il 25 febbraio 1922 a Versailles, come già ricordato nel nostro articolo al quale rimandiamo per approfondimenti. Il Museum of Death di Hollywood conserva la sua testa mozzata e mummificata.

Landru viene di solito indicato come un serial killer, ma va detto che alcuni criminologi preferiscono utilizzare nel suo caso la definizione di pluriomicida: gli omicidi da lui perpetrati non assumono natura compulsiva, priva di movente, ma sono finalizzati ad impossessarsi del denaro delle vittime.

Tralasciando questo discorso teorico, ricordiamo che i forti legami di Henri Landru con cinema e letteratura.

Per quanto riguarda la produzione cinematografica, nel 1948, Charlie Chaplin prende ispirazione da questo caso per creare il protagonista di Monsieur Verdoux, presentato come una sorta di vittima. Questa pellicola aggiunge una trama sociale che si ricollega alla crisi economica del 1929.

Il regista W. Lee Wilder dirige nel 1960 Le 10 lune di miele di Barbablù, interpretato da George Sanders.

Landru, di Claude Chabrol, è proiettato per la prima volta il 25 gennaio 1963. La sceneggiatura di Françoise Sagan si basa su documenti originali. Charles Denner interpreta il criminale.

In due film di Totò compaiono riferimenti a Landru.

In Totò e le donne (Steno, Mario Monicelli 1952), il protagonista, per sottrarsi alla asfissiante consorte, si rifugia nella soffitta di casa: qui ha predisposto un altarino, dove tiene acceso un lumino in onore di Landru, che considera uomo che capace di tener testa alle donne. Nella pellicola Totò contro i quattro (Steno 1963), Totò impersona un commissario di polizia che indaga su una villa isolata dove ogni giorno entrano molte ragazze senza mai uscirne: un nuovo caso Landru? Dopo molti esilaranti equivoci, si scopre che si stanno girando delle scene horror di un fotoromanzo.

Invece Quando Alice ruppe lo specchio (1988), ripropone un moderno Landru indebitato che sposa vedove facoltose per poi ucciderle. In Delitto a Porta Romana (1980), il maresciallo Nico Giraldi cita Landru mentre discute con il marito della donna assassinata. Altre citazioni si trovano in L’erba del vicino (Joe Dante 1989) e nel film spagnolo Ballata dell’odio e dell’amore (2010).

Il film per la televisione del 2005, Désiré Landru, diretto da Pierre Boutron, è ispirato alla storia di Henri Landru, il cui secondo nome era appunto Désiré.

Landru è citato nella Recherche (La prigioniera) di Proust; Il meccanico Landru (2010) di Andrea Vitali; L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon e Gli ultimi giorni di Raymond Queneau. È infine intitolata a Landru una scherzosa canzone di Charles Trenet.

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Articolo pubblicato il 12/04/2022