Ucraina: La Nato spaccata fra due volontà

Da diverso tempo si stanno delineando due fronti Atlantici molto differenti. La guerra in Ucraina sembra aver acuito le divisioni pregresse.

Con l’ingresso dei russi a Mariupol, la guerra in Ucraina diventa anche una guerra urbana. La Russia intende completare la presa della città per diversi motivi: collegare via terra le repubbliche autonome del Donbass alla Crimea; sigillare definitivamente il Mar d’Azov; catturare i membri del battaglione Azov per poi esibirli in patria come prova dell’avvenuta denazificazione; terrorizzare il governo ucraino, a partire da Kiev, minacciandola di subire la stessa devastazione.

Tuttavia, questi sono gli obbiettivi tattici che deduciamo dalle fonti occidentali. In realtà occorre rimarcare il fatto che il Cremlino non ha mai parlato di guerra al popolo ucraino, ma semmai al suo governo. Così come non ha mai annunciato ‘guerre lampo’ o invasioni e annessioni dell’Ucraina.

Mosca ha sempre fatto sapere che per denazificare intende soprattutto tutelare le parti russofone del Paese che da più di dieci anni vengono discriminate e vessate dal governo di Kiev.

Scopo primario del Cremlino è quindi quello di tutelare le popolazioni russe all’interno dei vecchi Paesi ex sovietici.

Scopo secondario è quello di aumentare la sua sfera d’influenza, a discapito degli americani, consolidandola all’interno del Mar Nero e arrestando l’avanzata della Nato iniziata in Era post-sovietica. Obbiettivo finale è tagliare fuori dal mar Nero l’Ucraina e le forze europeiste, dividendo il mare a meta; con una sfera d’influenza settentrionale in mano russa, e quella meridionale in mano turca.

Nonostante gli obbiettivi russi siano ampiamente noti, la propaganda occidentale continua con una mielosa retorica basata su presunte stragi russe atte a far sentire in colpa gli “egoisti europei”, rei di finanziare Mosca continuando a comprare idrocarburi russi.

I Paesi UE e Nato, tuttavia, non sono poi così uniti.

Ora è chiaro, a contrapporsi a Vladimir Putin e ad appoggiare il governo di Kiev ci sono almeno due differenti “Alleanze Atlantiche”. Con due diversi obbiettivi, anche se non ufficialmente dichiarati. Da una parte c'è la Nato guidata da Washington e Londra, con dietro i Paesi Baltici e quelli dell'Est Europa, Ungheria esclusa. Quella Nato punta sulla guerra in Ucraina per far fuori Vladimir Putin e il suo modello di Russia, accusata di essere “zarista, ortodossa e neo sovietica”. Dall'altra c'è la componente europea del Patto Atlantico guidata da Germania e Francia, e pronta, pur di mettere fine alle ostilità, ad accettare un compromesso sulla futura neutralità del governo di Kiev.

A evidenziare l'esistenza di una doppia linea all'interno del Patto Atlantico è stata la clamorosa gaffe di Joe Biden pronto ad affermare che Vladimir Putin «non può restare al potere». Ma quella «voce dal sen fuggita» , per quanto rettificata e addolcita dall'Amministrazione Usa, conferma quanto delineatosi già nei primi giorni del conflitto quando sia Washington, sia Londra hanno gettato le basi per una completa e permanente delegittimazione di Vladimir Putin.

Ma le divergenze tra la Nato a trazione europea rappresentata da Macron e quella guidata dalla potenza americana non si fermano alle parole. Lo scetticismo del Segretario di Stato Blinken e dei portavoce del premier inglese Boris Johnson, sulla disponibilità di Mosca a trattare, evidenziano anche l'esistenza di una doppia strategia sui rifornimenti di armi. Una strategia che nelle intenzioni di Washington e Londra, punta - con l'assenso della Polonia e degli altri alleati dell'est Europa - a garantire a Kiev armi sempre più efficaci e potenti, capaci non solo di rallentare l'esercito russo, ma addirittura di sconfiggerlo militarmente. Insomma, mentre Macron invita ad evitare «parole e azioni capaci di portare ad un escalation» e Berlino punta ad «un cessate il fuoco» come «unica e principale priorità»; Londra, Washington e i paesi dell'Est vanno in tutt'altra direzione. E incominciano ad abbozzare una strategia militare simile a quella usata per far cadere Slobodan Milosevic. Prima una campagna militare in grado di mettere la Russia con le spalle al muro e, subito dopo, una rivolta interna in grado di portare alla caduta del «nemico» Vladimir Putin. Questo l’obbiettivo. Sogni, almeno per il momento, lontani dalla realtà.

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Articolo pubblicato il 11/04/2022