Il dono di Ugo Dà Como: La Casa del Podestà di Lonato

di Alessandro Mella

Lonato è una graziosa località in provincia di Brescia, poco distante dal Lago di Garda, ricca di reminiscenze storiche e ricordi.

Salendo verso l’alto, verso il borgo, si giunge in una zona collinare ove sorge l’antica “Casa del Podestà” oggi tutelata dalla benemerita “Fondazione Ugo Dà Como”.

La residenza fu edificata verso la metà del XV secolo per ospitare il Podestà che rappresentava l’autorità veneziana nella città. Un via di mezzo tra un sindaco ed un prefetto con grandi responsabilità e grandi poteri.

Con la caduta di Venezia, in seguito al “vento napoleonico”, l’edificio perse la sua utilità politica e passò al demanio austriaco dopo la cessione di quei territori all’Impero d’Austria. L’uso come caserma militare procurò una serie di danni importanti ai decori, strutture e mobili originali che in gran parte andarono dispersi.

Tanto per peggiorare le cose, dopo la cacciata delle milizie asburgiche nel cuore delle guerre risorgimentali, la struttura passò al Comune di Lonato che non ebbe in animo di occuparsene lasciandola alla fatale decadenza strutturale e generale. Ma, per fortuna, come molto in suo tra ottocento e novecento, la casa fu rilevata nel 1906 dal senatore Ugo Dà Como che ne affidò il restauro al celebre architetto Bresciano Antonio Tagliaferri il quale ne trasse un’incantevole casa museo per il suo prestigioso committente. (1)

Il senatore, infatti, era un cultore delle arti e si circondò di opere di primissimo piano.  L’attività culturale e politica gli valse, tra l’altro, numerose onorificenze anche estere i cui attestati sono oggi visibili nel suo studio. Fu, tuttavia, anche un importante bibliofilo così appassionato da dedicare parte del complesso proprio ai volumi che, tra l’altro, lasciò alla pubblica amministrazione al momento della sua scomparsa:

Una biblioteca di 40.000 volumi lasciata dal sen. Dà Como al Comune di Lonato Brescia, sabato sera. Nel trigesimo della morte del senatore Ugo Dà Como, convocati dall’esecutore testamentario ing. Spada, si sono riuniti presso la «Casa del Podestà» situata a mezzacosta della Rocca di Lonato, i designati a comporre il consiglio d’amministrazione dell’Ente che dovrà realizzare la volontà dell’estinto cosi precisata nel testamento olografo: «Intendo che l’Ente abbia per scopo di giovare con le mie raccolte d’arte e di storia, coi libri, gli incunabuli, i codici, i manoscritti, agli studi svegliando nei giovani l’amore alle conoscenze: nello stesso tempo restando, a decoro del comune, un luogo degno d’essere visitato potrà attrarre degli ospiti al paese che mi fu caro. Perciò intendo che la casa detta del Podestà, le annesse biblioteche e i mobili rimangano come ora si trovano, senza cambiamenti che ne pregiudichino l’attuale armonia».

Altre disposizioni riguardano la composizione del consiglio d’amministrazione il quale dovrà anche curare che funzioni la chiesa annessa di S. Antonio «restaurando l’antico ricordo di devozione consolatrice».

Fra i presenti è avvenuto un primo scambio di idee per concretare le norme con cui dare pronta e degna forma alle disposizioni del munifico testatore e provvedere alla gestione e conservazione del patrimonio artistico cospicuo della grandiosa biblioteca che comprende circa quarantamila volumi fra cui centinaia di incunabuli, manoscritti, pergamene di pregio rilevante. (2)

Tuttavia, la sua signora, Maria Glisenti, beneficiò dell’uso della casa fino alla sua scomparsa avvenuta nel turbolento anno 1944. A quella data, malgrado gli stravolgimenti storici, la residenza sembra quasi essersi fermata.

Oggi, per fortuna, è possibile visitarla grazie alle guide che accompagnano i turisti desiderosi di esplorarne le grandi bellezze che iniziano fin dalla Galleria a suo tempo ricavata dalla chiusura di un porticato preesistente ed oggi custode di opere del ‘400 e ‘500 e decorata con magnifici riferimenti araldici.

Passato lo studio del senatore, arricchito di opere d’arte e della documentazione relative alle sue nomine ed onorificenze (tra cui l’Ordine di San Marino, di Isabella la Cattolica di Spagna, della Corona d’Italia e dei Santi Maurizio e Lazzaro), si prosegue per la Sala Rossa, ove si trovano le opere d’arte collezionate già dal padre del Dà Como, ed il Salottino privato.

Seguono la Sala da pranzo antica che rievoca un convivio medievale e la Sala da Pranzo vera e propria.

Numerose sono le sale che si incontrano proseguendo, passando per la Sala dei Peltri, il Tinello e fino alle cucine.

Lasciate le camere da letto e per gli ospiti si prosegue per i vari locali ove si trovano i numerosissimi libri ed in particolare la meravigliosa Sala della Vittoria.

Si consideri che la visita si delinea costantemente tra centinaia di cimeli ed opere d’arte di rara bellezza e magnificenza che, in questo breve articolo, sarebbe impossibile citare senza tediare il lettore.

Tra busti, quadri, dipinti, miniature, vasi da farmacista, oggettistica, antico mobilio coevo alla residenza, fotografie, libri, affreschi e così via.

Passando per il bresciano davvero è doveroso visitare questo magnifico tempio laico di storia e cultura.

Un posto che lascia senza fiato grazie alla ricchezza delle sue collezioni ed all’amorevole cura loro dedicata.

Visitabile anche in settimana il che merita davvero un plauso perché tale fruibilità onora i sacrifici del Dà Como per riallestirla, restituirle bellezza e futuro, ridarle gli antichi splendori.

 

NOTE

1) A riguardo si veda: La Fondazione Ugo Dà Como, Guida illustrata al complesso monumentale, Stefano Lusardi e Roberta Valbusa a cura di, Grafo, Brescia, 2005.

2) La Stampa, 236, Anno LXXV, 4 ottobre 1941, p. 3.

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Articolo pubblicato il 20/04/2022