Torino - Bellezza, come contrario di omologazione

Il ricordo di quelle rare volte che ti senti al posto giusto nel momento giusto

Quelle rare volte che ti senti nel posto giusto, nel momento giusto, questo ti capita per una fatalità degli elementi, quando accade bisogna favorirne la sintesi lasciandosi andare, se esci dalle omologazioni e lasci che gli eventi ti pervadano senza opporre resistenza; allora la possibilità che qualcosa accada... aumenta. Siamo bombardati dal modello di bellezza dominante, come facciamo a non capire che siamo noi stessi con la nostra storia, il nostro percorso di vita a darci riferimenti variegati e mutanti, non è accettabile il modello standard, siamo pezzi unici, per natura disposti al cambiamento.

 

I valori estetici che ci vengono propinati sono condizionati all’interno di griglie accademiche e dogmatiche, vivere emozioni con trasporto libero è l’atto sovversivo più bello che possiamo e dobbiamo concederci. Chi ha la facoltà istituzionale per produrre il sollazzo delle moltitudini, è scollato dalla realtà, non si avvede che gli individui sanno discernere, continuano a spalmare a larghe mani spettacoli vetusti, e gli omologati spettatori li ricompensano con sorrisi arti?ciali di circostanza, che tristezza, ma dove vogliono condurci?

 

Una domenica di giugno ero in un “luogo non luogo”, dove è progressivamente montato un evento “improvvisazioni” da subito ti rendi conto dell’alto livello dei protagonisti! Inde?nibile con le sole parole, andrebbero aggiunti con tanta enfasi anche i suoni, i profumi, la manifesta bellezza estetica nonché etica, per una combinazione rarissima si è raggiunta una sintesi alchemica che ha fatto danzare tutti gli elementi in un vortice di sensazioni, le quali hanno sollevato dal peso gravitazionale, tutti noi presenti.

 

Artisti e pubblico, per un tempo non de?nito siamo stati tutti rapiti dal crescente piacere di esserci, godere così tanto quasi da provarne imbarazzo, i linguaggi artistici che si fondono e diventano un tutt’uno. Pur restando unici e distinti, senza ?ato oltre il termine dell’evento, è stato bello tornare a respirare, guardarsi intorno e gioire nel vedere gli occhi colmi di gioia, dei compagni di questo fantastico viaggio. Fosse sufficiente ringraziare per cotanta bellezza, ma risulta difficile, non sai chi, come, applausi abbracci, sguardi, commenti...

 

Lasciata quella bolla e tornati a terra, il desiderio primo è; quando e come sarà in progressione verso l’alto, il prossimo viaggio? Gli artisti si guardano, hanno la consapevolezza di aver infranto il muro del consueto, hanno fatto vibrare il loro corpo nello spazio dando a questo forma, movimento, colore, anche l’aria ha fatto il suo si è resa scrivibìle come un rigo del pentagramma, tra le righe e gli spazi ha favorito le cromatiche evoluzioni dei corpi, la musica che Roberto ha liberato lasciandola andare, bellezza a profusione.

 

Anche essa ha preso a farsi sinuosa si è avvinghiata sui tessuti, corde, trapezio, tappeto, ha anche accarezzato nel profondo gli spettatori. La luce dagli abbaini ha vicariato ai ri?ettori direzionati a mano, queste luci hanno fatto la vera regia di tutto l’evento, con la complicità dell’ombra hanno messo in risalto le forme, le profondità, l’orizzontalità, la verticalità.

 

La luce da sola senza le bellezze delle persone sarebbe poca cosa, come non citare l’emissione di luce di quel sorriso che ci ha coinvolti tutti in grasse risate, si parlo della trapezista che ci ha fatti tornare terreni, ci ha trasportati con la macchina del tempo su quell’isola che non c’è, con quel dono che pochi hanno, farci ridere, scatenare endor?ne bene?che, che dono questa artista, forse neanche consapevole della sua forza. Spazio 10, un “luogo non luogo” consentite a me amante della fotogra?a, una Ghirriana citazione.

 

A tale proposito anche la fotogra?a c’entra, in quanto, scrivere con la luce, io ho avuto il privilegio di esserne coinvolto con un piccolo cammeo, la proiezione sul corpo di mie diapositive su la Eleonora danzante, avrei voluto al tempo stesso illuminarla e fotografarla, ingordigia, bulimia del bello. Ho anche fatto delle foto all’esibizione di Moica sul tessuto e il suo lui Andrea sul palo cinese, il risultato nell’armonia totale... fotogra?e molto belle, io ho fatto quello che dovevo fare con quello che avevo a disposizione, il risultato trascende dai canoni, la facilità con cui si fotografano questi artisti mi mette imbarazzo, è tutto così facile e fatale che il desiderio che non ?nisca mai è tangibile, tuttavia quando tutto termina, hai la gioia incontenibile di dividere le sensazioni con gli altri.

 

Grazie a voi Martina Nova, Ilaria Alachevich, Eva Lunardi, Andrè Caldato, Cristina Geninazzi, Eleonora Aschero, Fabiola Cuomo, Jasmine Fornaciai & Luca Curcio, Roberto Bovolenta e Roberto Vigliotti, che avete messo al centro del vostro progetto di vita l’onestà intellettuale. Per questa scelta giusta, il rigore professionale vi obbliga a pagate un’ ingiusto prezzo esistenziale, ci fate arrivare con il linguaggio della bellezza il vostro messaggio, questo per chi ha la fortuna di incontrarvi, non è solo un privilegio, ma monito che ci sprona alla ri?essione:

 

“dove ci sta portando la nostra miopia?".

 

Gerardo Di Fonzo

 

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Articolo pubblicato il 31/03/2022