La casa e gli anni pinerolesi di Silvio Pellico

di Alessandro Mella

Passeggiando per il centro storico di Pinerolo, giunti nei pressi del Duomo, i turisti attenti potranno notare, alzando lo sguardo, una lapide posta molti anni fa a memoria di un illustre ospite che visse in città per qualche tempo.

Si tratta del celeberrimo Silvio Pellico da Saluzzo, patriota e figura straordinaria del nostro Risorgimento nazionale che, da bambino, giunse a Pinerolo con i genitori Onorato e Margherita Tournier ed il fratello maggiore.

La famiglia Pellico si stabilì in piazza San Donato nel 1792 quando il padre rilevò una drogheria e farmacia collocata proprio sotto i portici della piazza:

A Pinerolo la famiglia Pellico aveva messo su un negozio di drogherie, del cui spaccio viveva abbastanza agiatamente. Ma oramai essendo scoppiata furiosa la Rivoluzione francese, tutto in Italia ribolliva d’armi e d’armati, e perciò i Pellico lasciarono Pinerolo nel 1799 e si recarono a Torino. (…) Onorato Pellico, come si legge nei registri della popolazione, che si conservano nell’archivio comunale, venuto a Pinerolo prese a pigione la casa Majneri, in piazza S. Donato, al n. 211 di mappa, d'allora. Casa ora di proprietà del sig. Marcellino, chimico-farmacista. Su di essa si spera che presto il Municipio apporrà una lapide a ricordo di Silvio Pellico. (1)

Fu proprio qui che Silvio prese la prima comunione e la cresima prima di lasciare la città in seguito agli smottamenti prodotti nella società dal vento francese che seguì le violenze ed i traumi della rivoluzione:

Il 17 giugno 1793 Onorato Pellico ottenne dal magistrato del protomedicato dell’Università di Torino il permesso di “esercitare l’arte di droghiere in tutti gli stati di S.M.” e si trasferì a Pinerolo, piazza militare già dominata dalla Francia per tener sotto scacco lo Stato sabaudo, e vi aprì una rivendita di generi coloniali, inizialmente più solida della precedente. Da lì nel 1799 traslocò a Torino, che passava rapidamente dalla Corona sabauda alla Repubblica subalpina, dall’occupazione degli austro-russi al ritorno dei francesi vittoriosi a Marengo (giugno 1800) agli ordini di Napoleone Bonaparte primo console. (2)

Gli anni pinerolesi furono cari al nostro illustre scrittore tanto che volle ricordarli nella Tancreda e nella Rosilde con queste parole: «A me ritornin l’ore di miei gioie infantili o di Saluzzo nell’amato che prima aere spirai, o sui fragranti colli onde di fiori e lini d’acque Pinerolo è lieta».

La targa sollecitata dall’articolo del 1899 venne ma molti anni dopo quando il regime fascista sentì la necessità di appropriarsi di tutti i miti risorgimentali e patriottici per piegarli alla propria utilità propagandistica:

I goliardi hanno voluto che la cerimonia coincidesse con la commemorazione di Silvio Pellico, i1 quale trascorse, da giovinetto, alcuni anni nella nostra città. La duplice cerimonia ha assunto un carattere di particolare importanza per la partecipazione di numerose personalità e delle rappresentanze di tutte le organizzazioni del Regime e degli Istituti di istruzione della città.

Hanno parlato alle camicie nere universitarie e al popolo il Segretario Politico del Fascio e il Segretario politico del Guf di Torino, Pallotta, il quale ultimo ha rievocato la figura di Silvio Pellico, mettendone in rilievo l'alto sentimento di amor patrio e la figura di poeta e di scrittore.

Un lungo corteo si è quindi portato in piazza del Duomo ove a cura del municipio è stata offerta una targa marmorea sula casa ove dimorò per cinque anni i1 Pellico con la famiglia. Il Podestà Armandis ha preso in consegna la lapide con brevi parole. (3)

Per fortuna l’insegna sopravvisse alle distruzioni prodotte sui simboli ed opere del regime dopo il suo tracollo nel luglio 1943 e nell’aprile 1945. La casa pinerolese del Pellico, comunque, fece ancora parlare di sé anche nel dopoguerra:

La casa pinerolese del Pellico ospiterà la famiglia dei prezzi. Per l'esordio della cittadina a «Campanile sera»

DAL NOSTRO INVIATO Pinerolo, lunedì mattina. Sarà la parte vecchia di Pinerolo a fare da sfondo a «Campanile Sera».

È uno scenario pittoresco, con le viuzze strette, non selciate, che si inerpicano sui fianchi del colle di S. Maurizio; i portici bassi e tortuosi; le case silenziose ma piene di ricordi della quieta vita provinciale.

La scelta di piazza del Duomo sembra ormai definitiva. Il palco per il portavoce e gli esperti sarà eretto sul lato della piazza che fronteggia la cattedrale di S. Donato. Sul lato destro, per chi guarda la chiesa, sorge un palazzotto a tre piani, con un lungo balcone in ferro battuto che lo distingue dagli altri vecchi edifici della strada. Qui Silvio Pellico trascorse gli anni della fanciullezza. Il padre gestiva la «Farmacia Chimica» che si trova ancora nel portico che corre sotto la casa.

I miti dell'era televisiva hanno scarso rispetto per il passato ed è assai probabile che le severe stanze che videro i giochi e i primi studi dello scrittore compaiano sugli schermi, giovedì sera. Qualcuno, infatti, ha proposto che il gioco dei prezzi si svolga nel salotto del primo piano, che si affaccia proprio sulla piazza della cattedrale.

L'attuale proprietaria del palazzo non sembra di parere contrario.

Con la partenza della telesquadra che ha girato il film che aprirà la trasmissione, l'atmosfera in città si è fatta ancor più tranquilla. Gli organizzatori sono in attesa di conoscere quale sarà la prova sportiva di giovedì. Sino ad ora, la tv non ha comunicato nulla.

«Può essere un buon segno» si dice in città. «Questo significa che non dovremo inviare nessuno ad Orbetello, e che saranno gli avversari a doversi cimentare sul nostro terreno».

Anche la preparazione dei tre «pulsantisti» non viene certo condotta con ritmo affannoso.

Gianni Di Maggio, l'esperto per l'attualità, non ha chiesto permessi all'azienda in cui lavora. «Preferisco non pensare a giovedì: voglio stare tranquillo e sereno». Ieri non era neppure a Pinerolo.

È redattore sportivo di un settimanale cittadino ed ha seguito in Francia la squadra locale di calcio che ha giocato in notturna a Nizza.

La riserva, il conte Augusto Buffa di Perrero, è un appassionato di ippica e in questi giorni passa le sue ore al campo «Tancredi di Savoiroux». Solo l'esperto per le materie culturali, il dott. Elvio Fassone, sembra non smentire la sua fama di primo della classe.

Amici e parenti lo hanno sommerso di enciclopedie, manuali, tavole sinottiche, che il giovane laureato non farebbe neppure in tempo a sfogliare. «Ripasserò qualcosa, ma ritengo che una preparazione affrettata non serva a nulla. Cercherò invece di approfondire, per quel poco che mi sarà possibile, gli argomenti che conosco meglio, musica sinfonica e lirica». (4)

Oggi la residenza dei Pellico si affaccia ancora sulla piazza e chi, passeggiando, volesse alzare la testa in alto potrà scorgere ancora la targa che ricorda quel particolare ed importante frammento di storia. Della nostra storia patria.

Alessandro Mella

NOTE

1)         La Lanterna Letteraria (Supplemento alla Lanterna Pinerolese), 46, Anno XVIII, 25 novembre 1899, p. 2.

2)         Le mie prigioni – Memorie di Silvio Pellico da Saluzzo, Aldo A. Mola a cura di, Bastogi Edizioni, Roma, p. 8.

3)         La Stampa della Sera, 293, Anno LXVI, 9 dicembre 1932, p. 2.

4)         La Stampa, 221, Anno XCIII, 18 settembre 1961, p. 10.

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Articolo pubblicato il 30/03/2022