Cuore contro acciaio – Il sacrificio di Aldo De Maria

di Alessandro Mella

Il periodo che andò dall’armistizio dell’8 settembre 1943 ai giorni che segnarono la fine della guerra nella tarda primavera del 1945 è ricco di vicende, aneddoti e storie spesso diverse tra loro eppure tutte da ricordare.

La contrapposizione tra chi cercava una nuova vita in libertà nelle file della Resistenza e chi, per storia personale o attaccamento ideologico, si era aggrappato disperatamente al crepuscolo della Repubblica Sociale Italiana, lasciò una scia di sangue impressionante in tutto il paese. Spesso versato da eroi coraggiosi e dalle più nobili speranze. Un eroismo che, talvolta, vide anche molti cuori italiani porsi di fronte alla prepotenza delle forze armate tedesche e del lungo e minaccioso braccio armato del nazismo.

È questa la storia di un giovane che visse quei giorni difficili e non si sottrasse ai suoi doveri di uomo così come li percepiva secondo le sue idee e valori.

Aldo De Maria nacque il 15 aprile 1926 a Torino, figlio di Giovanni e Luigia Pinello, i quali vivevano a Volpiano (Cuorgnè secondo altre fonti) ove crebbero il figlio.

Il giovane venne su di ottimo spirito ma quando vennero emessi i bandi di arruolamento del maresciallo Graziani, e quando Mussolini emise il decreto che prevedeva la pena di morte per i renitenti alla leva, scelse di unirsi ai partigiani dell’alto Canavese raggiungendo la IV divisione “Giustizia e Libertà”.

Erano i primi giorni di luglio del 1944 e si respirava un vivace entusiasmo dal momento che i reparti partigiani avevano ottenuto il controllo di vaste aree del territorio piemontese e la svolta a lungo auspicato pareva ormai prossima. Una situazione che aveva profondamente irritato le autorità fasciste repubblicane desiderose di riprendere il controllo del territorio.

Tra queste zone vi era anche la zona di Pont Canavese, la quale era stata raggiunta e saldamente tenuta dai partigiani fin dal 25 giugno.

In quella direzione si avviò, quindi, una colonna composta da aliquote della Polizei tedesca, delle SS Italiane, della Decima Mas e da alcuni carri armati (quasi sicuramente Panzer III e IV) della 1 compagnia del 208 Panzer Abteilung.

Giunti tra Salto e Pont, in località Voira, tedeschi e militi della RSI si trovarono di fronte ad un potente sbarramento e ad un’accanita ed inattesa resistenza armata.

I partigiani presenti erano diversi e numerosi, formazioni delle brigate Matteotti (I, II e III), delle Garibaldi (la 47a) ed un distaccamento di Giustizia e Libertà nel quale, tra l’altro, militava il nostro giovane Aldo da pochi giorni.

Furono proprio questi ragazzi i primi ad affrontare la colonna armati di bombe anticarro con le quali fermarono per diverso tempo, in verità un’intera giornata, il nemico furibondo. Bloccato mentre colpiva a cannonate la zona a monte. L’episodio passò alla storia come “Battaglia del Voira”.

Gli scontri si fecero via via più duri e violenti, con alterne fortune, fino a quando le forze italotedesche ebbero temporaneamente la meglio sui partigiani che dovettero ritirarsi e lasciare Pont nella quale, tuttavia, rientrarono pochi giorni dopo.

Furono diversi i partigiani ed i militi tedeschi e della RSI che caddero in quelle ore furibonde. Tra i primi ci fu, purtroppo, anche il nostro Aldo De Maria il quale, giunto da pochi giorni alla lotta per la libertà, s’immolò quasi subito nel suo nome. La sua militanza nella Resistenza fu breve; eppure, profondamente significativa e ricca di valore.

Sul retro della sua scheda redatta, a guerra finita, dalla Commissione Piemontese per le qualifiche partigiane si legge: “Caduto a Voira di Pont il 10/7/1944 durante il combattimento contro i carri armati nazifascisti”.

Quali pensieri avranno percorso il cuore di questo giovanissimo in quei momenti? Quali tormenti? Quali paure?

Aveva diciotto anni soltanto, l’età della spensieratezza, delle grandi speranze, dei grandi sogni. I suoi si spezzarono su quella strada, falciato dal fuoco dei corazzati del Terzo Reich.

Verrebbe da pensare che se oggi i nostri ragazzi possono godersi i loro magnifici “vent’anni” è anche grazie a lui, agli altri che morirono al suo fianco quel giorno, a tanti altri martiri di cui i libri di storia sono custodi.

Eroi da non dimenticare ed ai quali dobbiamo molto.

Alessandro Mella

NOTE

1) Dati rilevabili dalla scheda redatta dalla Commissione Regionale Piemontese per l’Accettazione delle Qualifiche Partigiane.

2) Poiché l’avvicinamento di Aldo De Maria alla Resistenza risulta avvenuto dal 1° luglio è possibile che il giovane si sia deciso a raggiungere quelle formazioni avendo appreso della loro presenza in Pont e del loro esercizio di sovranità su quelle zone. L’occasione si presentava senz’altro propizia allo scopo.

3) Su alcuni testi del dopoguerra di parla espressamente della presenza di “carri Tigre” ma a quel tempo il reparto certamente non ne disponeva. Si tratta, senz’altro, di un errore dovuto all’estensione del nome a carri di produzione di gran lunga precedente. Riferimenti sull’impiego dei corazzati tedeschi in questo scontro sono reperibili in: Le Panzer-Sicherungs-Kompanien e il Panzer-Abteilung 208 – I. / Panzer-Regiment “Feldherrnhalle”, Stefano Di Giusto, p. 19.

4) Venti mesi di lotta partigiana nel Canavese 1943-1945, Alida Guglielmino, p. 35.

5) Oltre al nostro caddero: lbano Lorenzo di 27 anni di Chivasso, Barettini Giacomo di 20 anni di Cuorgnè, Peno Aldo di 22 di Cuorgnè, Valenzano Pierino di Volpiano di 20 anni e Configliacco Bausano Oreste di 20 anni, da Pont.

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Articolo pubblicato il 07/03/2022