2010 Il Ripensamento
Scie

Riflessioni di Carlo Mariano Sartoris

Un movimento controcorrente, un faro aperto quasi a tutti,

un baricentro, un rifugio per salvarsi dai saccheggiatori di cervelli

e difendere con l'arte e con i denti la bellezza della libertà di pensiero

e della gioia di vivere

 

Descrizione del progetto ideologico

 

La cognizione di vivere all'interno di un sistema che ha perduto le proprie redini e avanza confuso verso una forma di sviluppo deleteria e inarrestabile, è cosa nota, ahimè accettata con rassegnato silenzio. È terreno per l'individualismo.

L'individualismo è una difesa del singolo nei confronti di un imprecisato numero di informazioni destabilizzanti che ne minano antiche radici. È la consapevolezza della propria debolezza di fronte ad un inafferrabile progetto più ampio, del quale non se ne intravedono i confini. L'individualismo è l'esatto contrario dell'appartenenza ed è all'origine del presupposto di un conflitto intimo quanto contagioso e pericoloso, è una forma di debolezza manipolabile, facile da incanalare e dominare.

L'appartenenza invece è condizione in cui l'unione fa la forza. L'unione e la forza di un insieme sono strettamente legate a concetti di stabilità, ottimismo, sicurezza.

Sono condizioni che dipendono da molti fattori, tra di essi: la conoscenza, la consapevolezza e l'informazione rivestono un ruolo molto importante.

In questo momento storico siamo bombardati da oscurantismo mediatico camuffato da dozzinali servizi naturalistici e socioculturali, la nostra consapevolezza ne esce confusa e suddivisa, l’informazione, accuratamente frazionata produce nuovi idoli e nuovi demoni, manipolando le masse offrendo a ciascuno ciò che più appaga la propria ideologia, così come la più modesta delle passioni.

Il sistema così organizzato produce l'esatto contrario dell'unione che fa forza, del concetto di appartenenza ad un mondo creato per tutti. Offusca il libero pensiero.

È tempo di reagire. La storia insegna che vi sono momenti ciclici, dove il grafico del pensiero popolare, dopo essere disceso risale verso una nuova forma di riscatto, verso una forma di rivoluzione della quale sente il bisogno. La rivoluzione è un sinonimo di movimento orbitale, di un ritorno su se stessi, di un rinnovamento che, mai come in questo caso, deve riappropriarsi dell'uomo e dei veri valori della vita.

In ogni forma di rivoluzione, l'arte ha sempre fatto la sua parte, poiché la cultura è la base della conoscenza, la conoscenza produce consapevolezza ed è compito di ogni forma d'arte di buona volontà, produrre informazione sotto ogni aspetto.

 

La conoscenza e lo sviluppo

 

Se questo è un concetto condiviso occorre convogliare le forze del libero pensiero e indirizzarle verso l'obiettivo primario. In questo caso, l'obiettivo è creare i presupposti per una conoscenza che tenda ad arrestare quella forma di sviluppo che si sta cibando di ogni risorsa del pianeta terra, avvelenando il senno dei suoi abitanti con le forme di comunicazione dettate dalla logica dello sviluppo.

 

Il progredire senza una meta certa

 

L'evoluzione, così come è attuata nel nostro tempo, è diventata una corsa che ormai si autoalimenta definita progresso. Progredire significa letteralmente andare avanti, muoversi verso una direzione, ma questa forma di progresso, non ha più una direzione ben definita, non ha un obiettivo finale da raggiungere, moltiplica se stessa secondo un sistema di valutazione affidato ad imprecisati fattori numerici, alle statistiche. È un sistema che  si espande in maniera volumetrica, è una sistema vorace che si autoalimenta cibandosi di sé fino a rosicchiare le radici più antiche e più profonde. Appare impossibile tentare di opporsi, poiché tutte le menti , anche le più illuminate, sono profondamente segnate dal sistema, in qualche modo corrotte, annullate, annichilite dalla consapevolezza di far parte del mondo e del metodo.

Nel frattempo, il pianeta soffre, il suo magnifico sistema naturale, perfetto nel suo caotico, bellissimo sovrapporsi di miliardi di forme assolutamente diseguali tra loro, intravede la propria distruzione senza poter reagire, poiché la natura è buona, è istintiva, non è né reattiva né aggressiva.

 

Una comunicazione controinformativa

 

I colpevoli siamo tutti noi, soprattutto noi che comprendiamo senza reagire.

Quello che possiamo offrire è una forma differente di comunicazione, una controinformazione che possa favorire una presa di coscienza, ma soprattutto rappresentare un punto di aggregazione per tutte quelle voci che sentono forte il bisogno di contenere lo sviluppo all'interno dei confini della sostenibilità, di quella della nostra terra quanto quella del singolo individuo.

 

Viviamo in un sistema naturale visibilmente, altamente artistico.

 

Se la parola arte significa: fare le cose per bene, l'arte non ha confini e si può manifestare liberamente e in ogni forma compresa nell'etimologia della sua origine.

Siamo ospiti di un sistema ben più che artistico, la terra e le sue tante forme di vita sono un sistema perfetto tanto che è difficile non ipotizzarlo come un mirabile progetto. È il fascino che suscita il mistero, mistero inafferrabile e quindi ripudiato, eppure, mai come ora l'uomo sembra in competizione con un invisibile concetto di Dio. Vuole comprendere le origini della genesi, forse andare più in là, superare l'ideologia di una creazione che ancora sfugge nel suo misterioso attimo, nella sua inarrestabile eternità. Non potremo mai fare di meglio di un sistema già perfetto. Meglio sarebbe imparare a riconoscerlo per convivere finalmente e pacificamente con esso.

Fare le cose per bene, a regola d'arte è ciò che le popolazioni, gli animali, i boschi, le acque e le terre chiedono all'essere umano. In fondo non è molto impegnativo trasformare questo grido di vita e inventare una contropubblicità, un accordo quasi musicale dal quale si possano diffondere messaggi per un'altra appartenenza.

 

Un non luogo nel quale riconoscersi

 

Forse bisogna davvero inventare un nome, un cosiddetto movimento, un logotipo grafico e verbale all'interno del quale riunirsi e quindi riconoscersi. Un non luogo, un non progredire, ma cercare in una evoluzione al contrario, in una involuzione comportamentale, culturale, conoscitiva, le origini delle nostre essenze migliori.

 

Così si sta facendo in altre parti del mondo, i graffitari, Banksy in Gran Bretagna e in Francia dove, questo progetto al quale mi sono ispirato, si definisce: la decrescenza. Il concetto è quello: un avviluppo, uno stop, una critica feroce quanto consapevole, un coro artistico critico e informato dal quale ripartire in direzione giusta, gentile, consapevole e contraria. Facciamolo!

 

Obiettivi:  Creare un movimento artistico che abbia come obiettivo comune:

·        l'analisi critica e una denuncia senza limiti del nostro momento storico suddiviso da dicotomie etiche, intellettuali, economiche e religiose in esponenziale, inarrestabile espansione.

·        La ricerca di ogni tipo di distorsione che trasforma il mondo in immondizia culturale e fisica

·        un progetto di impronta alternativa, riconversione comportamentale

·        rivalutazione delle nostre origini storiche, contemplative e lavorative.

·        una comunicazione diretta di messaggi relativi alla magica unicità della vita del creato attraverso mezzi di comunicazione il più possibile diversificati, da una classica mostra di pittura alla creazione di un giornale virtuale, fino ad auspicare una presenza dialettica e visiva in qualche radio o qualche emittente tv che possa percepire un risvolto anche economico intorno ad una discussione a carattere filosofico, artistico e globale gestita da un movimento che si muove in maniera quasi pubblicitaria, pur mostrandosi critico e aggressivo proprio nei confronti, in primis, dell'impiego ipnotico del quinto potere.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 26/01/2012