Il cav. Ettore Ponti: Sindaco, senatore ed imprenditore

di Alessandro Mella

Il periodo che va dall’età umbertina a quella vittorioemanuelina-giolittiana fu quello in cui emersero moltissime figure che concorsero a consolidare l’unità nazionale con la propria vita operosa. Tra questi vi fu quella di Ettore Ponti, il quale nacque a Gallarate, vicino a Varese, il 26 gennaio 1855 quando la sua terra era ancora sotto l’infausto giogo asburgico.

Il padre Andrea era un imprenditore tessile e la madre, Virginia Pigna, una borghese di buona famiglia.

Fu avviato agli studi classici a, dopo una breve esperienza militare nel Genova Cavalleria, visitò numerosi stati europei per apprendere le principali innovazioni in ambito tessile ed agricolo. Forte di questa esperienza, e munito di una viva sensibilità verso i temi sociali, al suo ritorno si fece promotore di villaggi agricoli ove i rurali potevano godere di servizi, infrastrutture, assistenza e particolare attenzione agli infortuni sul lavoro.

Come molti uomini virtuosi del tempo si legò politicamente all’area liberale che allora si stava facendo artefice della costruzione delle istituzioni dello stato e questo lo portò a ricoprire i ruoli di consigliere comunale a Milano tra il 1881 ed il 1884 e poi anche di consigliere provinciale al tempo in cui i consigli delle provincie rappresentavano la vera palestra di formazione dei politici ed amministratori pubblici.

Ed innumerevoli furono gli incarichi politici ed imprenditoriali che nelle sua vita ricoprì: Membro della Società anonima esercente il Teatro alla Scala di Milano (1901-1907), Presidente del S.A. Cotonificio di Solbiate Olona, Presidente del Cotonificio Furter, Membro del Consiglio delle Assicurazioni generali di Venezia, Presidente del Consiglio d'amministrazione della Società anonima meccanica lombarda, Presidente del Linificio e canapificio nazionale di Milano, Membro d'onore e socio patrono dell'Associazione nazionale invenzioni, Membro del Comitato generale per la Fiera campionaria italiana, Membro erogatore della Fondazione G.B. Ponti del Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro di Milano, Membro del Consiglio d'amministrazione della Società di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro di Milano, Presidente della Società operaia di Gallarate, Fondatore dell'Associazione cooperativa "Famiglia Agricola" di Cornaredo (Milano), Fondatore dell'Istituzione agraria Andrea Ponti presso la Scuola superiore di agricoltura di Milano, Presidente del Pio istituto oftalmico di Milano, Presidente del Consorzio per l'assetto degli istituti di istruzione superiore di Milano, Cofondatore e presidente dell'Associazione per lo sviluppo dell'Alta cultura di Milano, Presidente onorario dell'Associazione per lo sviluppo dell'Alta cultura di Milano, Membro della Società dantesca italiana comitato di Milano, Socio fondatore della Società storica lombarda di Milano, Socio fondatore della Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri di Milano, Consigliere accademico dell'Accademia di belle arti di Milano, Fondatore e presidente dell'Associazione liberale milanese nonché Membro del Comitato esecutivo per l'Esposizione Universale di Milano 1881. (1)

Divenne rapidamente un uomo molto stimato e popolare e del resto l’affezione della gente era ben meritata. Con l’eredità, assai importante, dello zio Francesco, ad esempio, fece costruire due nuovi padiglioni all’Ospedale Maggiore di Milano.

Nel frattempo, il nostro non aveva mancato di mettere su famiglia grazie al felice matrimonio con Remigia Spitaleri dalla quale ebbe i figli Andrea, Gianfelice e Virginia. (2)

Il valore dell’uomo e la simpatia ed empatia che sapeva suscitare non sfuggirono alla politica e nel 1890 e 1892 egli fu eletto alla Camera dei Deputati ma non si sentì, molto sotto pressione per il gran numero di realtà ed impegni cui doveva far fronte, di ricandidarsi nel 1895. Nondimeno, quale contribuente di una certa importanza, egli venne nominato senatore del regno il 14 giugno del 1900.

Tuttavia, il Senato diede al Ponti poca soddisfazione poiché egli preferì concentrare i propri sforzi ed il proprio impegno sul territorio lombardo da cui proveniva. Il 7 febbraio divenne sindaco di Milano in una fase difficilissima per una città che, al netto delle persistenti tensioni sociali, guardava al futuro ed ambiva ad una crescita non solo sociale ma anche tecnologica ed amministrativa. E Ponti, che proveniva dall’imprenditoria, percepì pienamente questa necessità impegnandosi per tutto il suo mandato per rinnovare radicalmente l’area urbana milanese con case popolari, i nuovi macello e mercati della carne ed agricolo, la creazione dell’azienda energetica e così via. Memore dei moti milanesi di qualche anno prima fece in modo di far gravare il costo delle opere pubbliche soprattutto sulle classi economicamente più forti e benestanti procurandosi anche antipatie nella sua stessa area politica.

Dotato di spiccata attenzione verso le necessità popolari non mancò di finanziare e coordinare opere solidali per la Calabria colpita dal terremoto del 1905.

Ma la sua vera gloria venne nel 1906 con l’organizzazione dell’Esposizione Internazionale voluta ed allestita nella sua città. Un’opera prodigiosa che passò letteralmente alla storia e che gli valse espressioni di stima anche dall’estero.

All’arrivo del Re per la cerimonia d’inaugurazione fu lui ad accoglierlo ed accompagnarlo:

Milano. Con straordinaria solennità e coll’intervento dei Sovrani, di vari Ministri, delle rappresentanze del Senato e della Camera, delle Autorità civili e militari, venne aperta il 28 scorso aprile la grandiosa Esposizione. Applauditi furono gli oratori, che tennero discorsi di circostanze e specialmente il Sindaco, Senatore Ponti, cui il Re conferì il titolo di marchese trasmissibile ai figli maschi. (3)

Ed in effetti, con Regio Decreto Motu Proprio 28 aprile 1906 e Regie Lettere Patenti del 10 settembre 1906, Vittorio Emanuele III lo fece marchese con tanto di stemma e diritti annessi.

Anche il Re del Portogallo, entusiasta per l’annessa mostra oceanografica, gli conferì la Gran Croce del Real Ordine di Vila Vicosa. (4)

Onorificenza ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e come cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo. È questo un ordine molto prestigioso che molte volte ha ornato (ed orna) il petto di numerosi italiani.

Ma la prestigiosa placca portoghese non fu l’unica ad ornare il suo ricco medagliere poiché il Ponti, negli anni, fu anche insignito dei titoli di Gran Croce dell’Ordine di Francesco Giuseppe d’Austria, Gran Croce dell’Ordine della Corona di Prussia, Gran Croce dell’Ordine russo di San Stanislao, Gran Croce dell’Ordine cinese del Doppio Dragone, commendatore dell’Ordine francese della Legione d’Onore, commendatore dell’Ordine Agricolo di Francia e cavaliere dell’Ordine al Merito del Lavoro. Dalla Real Casa di Savoia egli ebbe anche le insegne di cavaliere di gran croce dell’Ordine della Corona d’Italia. A queste si aggiunsero due medaglie al valor civile, una d’oro ed una d’argento, per il suo personale impegno in occasione del terremoto calabro-siculo del 1908 e di quello della Marsica del 1915. (5)

Stanco, affaticato ed incapace di reggere le troppe pressioni che ormai riceveva da ogni lato, si dimise da sindaco di Milano nel 1909 per ritirarsi a Biumo Superiore, vicino a Varese, per potersi finalmente riposare dopo una vita incredibilmente frenetica ed operosa.

Qui si spense, nel complesso di famiglia delle Ville Ponti, a causa di un arresto cardiaco, il 2 ottobre del 1919:

La morte del senatore Ettore Ponti. Milano, 2, notte- Nella sua villa a Biumo Superiore è morto il senatore Ettore Ponti, erede di un vasto censo, grande industriale. Ettore Ponti fu deputato di Milano nella 17.a e 18.a legislatura ma non si atteggiò mai ad uomo politico. Eletto sindaco di Milano nel 1904, impresse nella sua amministrazione un indirizzo di ardita signorilità, che ebbe la sua maggiore estrinsecazione nell'esposizione a Milano nel 1906. Era studioso di economia sociale e di politica e lascia studi interessanti. (6)

 

Successivamente l’amico di sempre, Tommaso Tittoni, le commemorò nell’aula del Senato con un appassionato intervento dedicato all’illustre estinto che tanto lustro aveva dato al nostro paese con un impegno perpetuo ed instancabile a favore del progresso sociale ed istituzionale del paese:

Atti Parlamentari - Commemorazione

Tommaso Tittoni, Presidente

 

Egregi colleghi.

È ben triste il dovere che mi incombe di farmi annunziatore al Senato di nuove dolorosissime perdite. [...]

Ma altra e ben più dolorosa sventura ci sovrastava.

Il mattino del 2 ottobre, nella magnifica sua villa di Biumo Superiore presso Varese, dopo un primo assalto cardiaco che, sembrava ormai vinto, improvvisamente si aggravava e spegneva l'illustre e amato collega senatore marchese Ettore Ponti.

Nato il 26 gennaio 1855 da quell'Andrea Ponti, che col proprio ingegno, il tenace volere, ed i geniali ardimenti portò le industrie tessili ad un grado di sviluppo prima non mai raggiunto in Italia, egli era destinato a continuare, sempre più perfezionandola, la grande opera paterna.

Compiuti con ardore gli studi classici, fu volontario di un anno, uscendone col grado di ufficiale Genova cavalleria. Subito dopo, a scopo di istruzione, e con intenti industriali e commerciali, dal padre, che con grande austerità ne curava l'educazione, fu mandato a compiere un viaggio in Europa per visitarvi i più importanti stabilimenti di filatura e tessitura, e ne tornò con grande dovizia di studi e di osservazioni, che tosto si fece ad applicare sotto la sicura scorta del padre.

Fu questo per il giovane Ponti un periodo di febbrile attività, che iniziò tutta una vita di nobile, energico lavoro.

Col perfezionamento dei metodi di produzione egli volle che andassero di pari passo il miglioramento morale e la elevazione economica delle classi dei lavoratori, e alle molte fondazioni di beneficenza e di sapiente previdenza, già istituite dal padre, molte altre ne volle aggiunte, e non solo negli opifici industriali, ma altresì nelle vaste aziende agricole, che stanno ad attestare il suo spirito di modernità e il grande amore per gli umili suoi cooperatori. Così si videro sorgere accanto a' suoi grandiosi stabilimenti ed ai maggiori centri colonici, non solo case operaie, case di ricovero, scuole, asili e forni rurali, ma prendervi posto altresì società di mutuo soccorso e cooperative, istituti per sussidi di malattie e di vecchiaia e casse di soccorso per infortuni sul lavoro, assai prima che a questi ultimi provvedesse la legge, che prelusero la munificente istituzione dei padiglioni, che da lui presero il nome, presso l'Ospedale maggiore di Milano per la cura funzionale e meccanico-terapeutica degli operai infortunati, trasformati poi, per pietosa sua iniziativa durante la guerra, in sale chirurgiche per la cura dei feriti.

Ma a tanto fervore di opere e di giovanile energia non bastava ormai più il campo, per quanto vasto, della privata industria, ed Ettore Ponti era chiamato a servire il proprio paese in uffici assai più importanti.

Dapprima le istituzioni di pubblica assistenza se ne contesero la collaborazione; poi le associazioni a scopi scientifici, letterari, artistici e di cultura lo vollero presidente; e le grandi simpatie che ovunque seppe acquistarsi presso la cittadinanza ben presto lo designarono a cose maggiori,

Una prima occasione che doveva dare al suo nome, una grande notorietà, non solo in Milano, ma in tutta la regione lombarda, fu l'esposizione nazionale del 1881: cospicua impresa, della quale il Ponti divenne ben tosto l'anima; che coronata dal più completo successo, confermò in modo irrefragabile la sua fama di espertissimo amministratore e di incomparabile organizzatore.

Nel 1890, sebbene con manifesta riluttanza, si piegò a lasciarsi portare candidato nel terzo collegio di Milano, ed eletto con splendida votazione, il mandato, che egli esercitò con alti intenti patriottici, gli venne confermato anche per la successiva legislatura; ma venuto a scadenza, con una nobile dichiarazione agli elettori e ferma risoluzione, ne declinò in modo reciso la riconferma.

Nominato senatore nel 1900, intieramente assorbito dall'energica vita locale, non portò al nostro alto consesso tutto il contributo di sapere, di esperienza e di competenza tecnica che da lui si attendeva, ma bastarono i pochi, rari ed importanti discorsi che vi pronunziò in mezzo all'attenzione generale, a dimostrare quanto fosse giustificata l'attesa.

Ma dove emersero maggiormente le singolari attitudini dell'uomo, la mente lucida e pronta, il senso pratico delle sue intuizioni, l'equilibrio armonico delle più diverse facoltà e la dirittura de' suoi propositi fu nel Governo del Comune, da lui assunto, per unanime designazione, nel 1905 in condizioni particolarmente difficili.

L'amministrazione civica di Ettore Ponti, sorta con propositi di pacificazione e di restaurazione economica, si distinse subito per una larghezza di idee veramente degna di Milano e delle sue gloriose tradizioni, che nobilmente prepararono l'ambiente al gran fatto mondiale della esposizione universale del 1906.

Fu tutto un programma di rinnovamento civile e di riforme finanziarie, ponderatamente concepite e coraggiosamente attuate, per dar modo al Comune di far fronte alle ingenti spese del nuovo piano edilizio da lui e da valorosi suoi colleghi di giunta, ideato e in gran parte compiuto, come preparazione al grande avvenimento della Esposizione.

Contemporaneamente, perché di pari alle spese si svolgessero risorse nuove atte a provvedere ai bisogni futuri, che si prevedevano grandi ed impellenti, il Ponti, in unione alla giunta, con sicura visione, prevedendo gli immensi benefizi che il comune avrebbe ritratti dal grandioso impianto idro-elettrico da loro progettato, malgrado le opposizioni coalizzate che scissero momentaneamente la stessa maggioranza che li sosteneva, volle che tosto venissero iniziati i lavori.

La innata signorilità del Ponti e l'elevato modo di intendere la dignità della rappresentanza cittadina, congiunte alla varia e vasta cultura, e la sua famigliarità colle lingue estere, fecero di lui il sindaco ideale di Milano nel momento in cui si apprestava a divenire il convegno di quanto di più illustre enumerava il mondo industriale, commerciale, scientifico ed artistico.

Tutti rammentano sempre con compiacenza ed orgoglio i successi ottenuti dal Ponti nei congressi e nei sontuosi ricevimenti di quei giorni, ed è rimasta memorabile l'ospitale, munifica accoglienza che il nostro Re con la Regina trovarono nel di lui palazzo di via Bigli in una serata dedicata in loro onore.

A manifestare l'alta sua soddisfazione in modo che sempre vivo se ne conservasse il ricordo, il Re conferì al Ponti il titolo di marchese, con diritto di trasmissione ai successori.

Ma l'eminente uomo, dopo avere tanto operato in servizio del suo paese, desideroso di condurre a termine alcuni suoi studi, non mai intieramente abbandonati, prendendo occasione da un doloroso incidente, volle ritirarsi a vita privata, consentendo soltanto a conservare la presidenza del Comitato dei danneggiati dal terremoto calabro-siculo, con una predilezione che dimostra tutta la infinita bontà dell'animo suo verso le vittime della sventura, dalle quali, tutto abbandonando, non si sentì la forza di staccarsi.

Nella volontaria solitudine nella quale si era ritirato, il Ponti, lungi dal cercarvi il riposo cui aveva diritto di aspirare, dopo un periodo di così intenso lavoro, riprese con rinnovata energia gli studi interrotti; tutto si diede alla pubblicazione di alcuni notevoli scritti nella Nuova antologia e particolarmente dell'opera intitolata: La guerra dei popoli e la futura confederazione, che vide la luce nel 1916, quando più imperversava la spaventevole guerra che tanto sangue e tante lagrime ha fatto versare.

Non può non notarsi a proposito di questa pubblicazione lo strano contrasto che si rivela tra l'egoismo crudele, freddo calcolatore di una razza che non aspirava che al dominio su gli altri popoli asserviti, che non aveva altro culto che quello della forza, per la quale tutti i mezzi eran buoni purché rispondenti a' suoi fini d'impero, e lo spirito calmo, sereno, supremamente idealistico di quest'uomo fatto tutto di bontà, che, tutto pervaso dal suo grande amore per l'umanità, non ha altro ideale che quello di una pace universale che stringa in un sol fascio tutti gli Stati d'Europa e metta in comune tutti i beni di una perenne concordia tra vinti e vincitori, cancellando tutte le traccie della lotta feroce dalla quale i combattenti non erano per anco usciti.

Ma il suo grande desiderio di pace, finché durò la guerra, non distolse il Ponti dal fare opera patriottica nei molti Comitati di assistenza civile, concorrendo con tutti i mezzi che la ricca fortuna gli forniva, a sollevare le infinite miserie che della guerra ne erano la diretta conseguenza.

Dire tutto il bene compiuto da questo filantropo illuminato che, nella ricchezza non vedeva che i doveri che essa impone, non è dato in questo momento in cui il dolore per la grande perdita turba ogni calcolo. Lo diranno i futuri biografi del grande industriale, che colla fortuna propria fece quella degli innumerevoli suoi cooperatori; del cittadino benefico e altamente benemerito, che onorò la patria, mettendo a suo servizio tutte le eccelse virtù della sua mente eletta e del suo animo buono e generoso; che non ebbe pensieri che non fossero per la sua felicità e la maggiore sua grandezza.

Oggi il Senato reverente si inchina dinanzi alla tomba di Ettore Ponti, innanzi tempo dischiusa, e invia alla famiglia le dolorose sue condoglianze. (Bene). [...]

GREPPI EMANUELE. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GREPPI EMANUELE. Una commemorazione del senatore Ettore Ponti che facesse degno riscontro a quella pronunciata dal Presidente, e fosse degna di colui che rimpiangiamo, come fra i più illustri benemeriti illustri colleghi, mi sarebbe in questo momento, per molte ragioni, impossibile. Ma se a me manca il potere delle analisi io spero di avere trovato la sintesi della figura scomparsa, e la sintesi me l’ha data una frase della commemorazione che di Ettore Ponti ha fatto il suo successore nell’ufficio di sindaco di Milano.

Il sindaco di Milano ha detto che se qualcuno poteva distoglierlo dalla sua convinzione della fatalità della lotta di classe, questo qualcuno sarebbe stato Ettore Ponti, riconoscendo egli avendo speso tutta la sua vita, tutta la sua anima, tutto il suo ardore nel deprecare questo terribile fato. Purtroppo se nemmeno l’intenzione purissima di Ettore Ponti ha potuto smuovere uno dei più leali nostri avversari, bisognerebbe dire che è impossibile succeda altrimenti; ma voi sapete come le idee e specialmente le idee generose fecondino piuttosto dopo la morte di chi se ne fa campione. La vita è troppo breve, l’umanità è troppo indegna di un uomo generoso perché lo ricompensi durante la vita, ma l’idea buona si rafforza col tempo e vince. Auguriamo dunque che il pensiero continuo di Ettore Ponti diretto al componimento delle nostre lotte di classe sia avveri e si aggiunga così una gloria maggiore a quella che già sentiamo aver meritato. Io saluto riverentemente la memoria di Ettore Ponti, associandomi a quanto mi ha detto l’onorevole nostro Presidente.

Io prego poi di inviare le nostre condoglianze, non solo alla famiglia, ma anche alla rappresentanza della città, perché, le parole del sindaco mi assicurano che le condoglianze a nome del Senato saranno riverentemente riconoscentemente accolte. (Vive approvazioni).

MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto. [...] Ettore Ponti, compitore della grande opera del padre dell’industria, amministratore sapiente della cosa pubblica, animo buono e benefico, avuto lode da chi lo ha avvicinato, degna delle sue alte qualità. A me che non ebbi l’onore di conoscerlo rimane soltanto il dovere di tributare anche alla sua memoria un caldo omaggio. (7)

 

Ettore Ponti fu nobile d’animo e di fatto, d’arme e di genealogia, fu un benefattore, un lungimirante amministratore, un soccorritore ed un amministratore attento e premuroso. Uno di quegli esempi che la politica farebbe bene a ricordare e seguire con maggiore attenzione e doverosa memoria.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) Archivio Storico del Senato.

2) Annuario della Nobiltà Italiana, Andrea Borella a cura di, Edizione XXXIII, Tomo II, p. 875.

3) L’Ancora, 18, Anno IV, 5 maggio 1906, p. 2.

4) Corriere della Sera, 3 agosto 1906, p. 4.

5) Annuario della Nobiltà Italiana, Andrea Borella a cura di, Edizione XXXIII, Tomo II, p. 875.

6) La Stampa, 272, Anno LIII, 3 ottobre 1919, p. 4.

7) Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1919.

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Articolo pubblicato il 07/02/2022