30 gennaio 1911: nasce a Napoli Carmelo Marzano

Funzionario di Polizia e Questore, consegue successi nella lotta al banditismo - Ha ispirato il film con Alberto Sordi «Il Vigile»

Dobbiamo ammettere che nella scelta del personaggio da ricordare oggi, oltre all’indubbio interesse per un qualificato esponente della Polizia italiana, si sia associata una più banale curiosità per vicende marginali della sua vita che hanno avuto ricadute in campo cinematografico.

Carmelo Marzano nasce a Napoli, il 30 gennaio 1911. Le prime notizie significative sulla sua carriera risalgono al 1943, quando, giovane commissario di P.S, è a capo dell’autoparco della Questura di Roma. Il 26 luglio 1943 viene incaricato di collaborare al trasferimento di Benito Mussolini da Villa Savoia, dove è stato arrestato, in una caserma dei Carabinieri.

Per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, Marzano fa trasportare il Duce a bordo di una autoambulanza.

All’arresto di Mussolini, su ordine del re Vittorio Emanuele III, hanno collaborato i generali Vittorio Ambrosio, Giuseppe Castellano e Giacomo Carboni, del quale Marzano è un uomo di fiducia. Si ritiene che in seguito Marzano abbia anche collaborato all’omicidio di Ettore Muti e alla cattura di altri gerarchi del regime.

Marzano rimane commissario di P.S. e continuò la sua carriera, dopo la fine della guerra, all’ombra dell’onorevole Fernando Tambroni (Ascoli Piceno, 1901 - Roma, 1963), ministro dell’interno dal 1955 al 1959, e, nel 1960, settimo Presidente del Consiglio dei ministri.

Marzano si distingue soprattutto nella lotta alla malavita.

Nel 1948-1949, a Modena, si occupa dei casi insoluti nella parte modenese del Triangolo rosso, il cosiddetto Triangolo della morte, attività che gli attirerà l’odio inestinguibile da parte dei comunisti.

Promosso questore a soli 39 anni, è inviato in Sicilia.

Come questore di Palermo, nel 1950 arresta Gaspare Pisciotta, cugino e luogotenente del bandito Salvatore Giuliano, in una casa colonica di Montelepre, in provincia di Palermo. È una delle operazioni più celebri nel palmares di Marzano.

Nell’estate del 1954, quando è questore a Napoli, denuncia il mafioso Lucky Luciano. A seguito della sua denuncia, la Commissione Provinciale di Napoli infligge due anni di ammonizione a Luciano per i suoi rapporti con la mafia.

Nell’ottobre dello stesso anno, poco dopo il ritorno di Trieste all’Italia, vi è nominato questore. Appena giunto in città, ordina di riaprire tutti i casi insoluti.

Dal 1955, durante la Presidenza di Giovanni Gronchi, è Ispettore di P.S. del Presidente della Repubblica.

Dal 20 agosto 1955 è nominato questore di Reggio Calabria dal ministro dell’interno Tambroni per la lotta alla «‘ndrangheta». Marzano utilizza i metodi del “prefetto di ferro” Cesare Mori: grazie al rastrellamento dell’intera provincia, in venti giorni può arrestare 261 latitanti, di cui 138 in Aspromonte, successivamente inviati al confino.

Tra gli altri, arresta il «bandito romantico» dei campi di Bova (Reggio Calabria), Vincenzo Romeo, il quale, scontata una lunga pena, è poi ucciso da un «killer» durante la festa patronale di Bova nel 1969. Non gli riesce, invece, di catturare Angelo Macrì, il bandito di Delianuova (Reggio Calabria). Macrì, il quale doveva rispondere dell’uccisione di un maresciallo dei carabinieri e di un pastore, è poi arrestato negli Stati Uniti ed estradato in Italia.

Nell’ottobre 1958 Tambroni nomina Marzano Questore di Roma.

Il suo nome è già balzato più volte agli onori della cronaca e la sua notorietà è dovuta ai successi contro il banditismo. È candidato a diventare il Capo della Polizia.

Ma a Roma avvengono anche alcuni episodi che segnano l’inizio del suo lunghissimo tramonto.

Il 10 settembre 1958, avviene l’omicidio di Maria Martirano in Fenaroli, caso passato alla cronaca come Caso Fenaroli, mai completamente chiarito e con forti sospetti di errori giudiziari.

Le interferenze del Questore Marzano nel caso, unite a quelle del ministro Tambroni, sono considerate inopportune dalla difesa degli imputati.

Un secondo episodio, piuttosto misterioso, emerge dagli studi sui servizi segreti italiani e non è giunto alle cronache. Nel luglio del 1959, Marzano invia i suoi uomini a perquisire i locali di agenzie giornalistiche e società di import-export. Vengono arrestate diverse persone, accusate di spionaggio. Si tratta in realtà di un ufficio speciale creato nel 1956 dal ministro Tambroni, al di fuori delle strutture ministeriali, per raccogliere informazioni sugli uomini politici. Cooperava anche la CIA, con apparecchiature elettroniche e consulenze tecniche. A capo della struttura vi è l’ex questore di Trieste Guido Di Nozza, suggerito dal vicecapo della CIA a Roma, Bob Driscoll.

Il questore Marzano è stato spiato e pedinato dagli uomini di Di Nozza, che lo hanno fotografato mentre esce dalla sua garçonnière, foto poi pubblicata dal quotidiano comunista “Paese Sera”. L’episodio avrebbe scatenato la “vendetta” di Marzano. Tra l’altro, fra i vari arrestati (temporaneamente) vi è anche Angelo Mangano (Giarre, 1920 - Roma, 2005), che sarà uno degli investigatori autori della cattura del boss corleonese Luciano Liggio!

L’episodio più noto del periodo romano di Marzano avviene il 22 luglio 1959, quando il vigile urbano Ignazio Melone lo blocca, mentre sulla sua «Giulietta» percorre la via Cristoforo Colombo. Gli chiede i documenti e Marzano ha una reazione indignata per non essere stato riconosciuto da quello che è un suo sottoposto.

Il comandante Tobia dei vigili urbani romani dà ragione al Questore e accusa Melone di «comportamento offensivo della dignità della propria uniforme». Seguono indagini sul conto di Melone, che si vogliono indebitamente fatte svolgere dal Questore Marzano. Melone viene arrestato e passa una serie di guai giudiziari.

La sinistra che, come abbiamo detto, detesta Marzano fin dai tempi di Modena, sostiene Melone a spada tratta. Ancora oggi, leggendo ricostruzioni moderne dell’episodio si sente l’eco degli anatemi lanciati a suo tempo nei confronti del Questore che “si ritiene al di sopra della legge”.

Le lunghe polemiche ispirano il film «Il vigile» di Luigi Zampa, con protagonista Alberto Sordi. Melone ottiene un risarcimento dalla casa di produzione del film.

Il 1° ottobre 1960 il Ministro dell’Interno Mario Scelba approva una serie di provvedimenti.

Tra questi, la nomina a capo della Polizia del dottor Angelo Vicari, prefetto di Milano e la rimozione di Marzano da Questore di Roma, per essere collocato a disposizione del Ministero dell’Interno.

Secondo La Stampa, non è tanto il caso Melone a giustificare il provvedimento quanto un altro episodio. Il 6 luglio del 1960, squadroni della Polizia a cavallo hanno caricato con gli scudisci un gruppo di parlamentari mentre deponevano una corona d’alloro al Monumento ai caduti delle Fosse Ardeatine. La carica improvvisa, senza le debite intimazioni, ha scatenato la reazione della folla con scontri sanguinosi. La manifestazione era stata vietata, ma non in via ufficiale, e gli organizzatori erano stati avvertiti all’ultimo momento. Il provvedimento del Ministro sarebbe da collegare all’atteggiamento di una parte della Polizia in questi giorni di luglio. Così La Stampa del 2 ottobre 1960.

Marzano ricopre anche l’incarico di Questore di Livorno e Venezia. Nel 1975, per raggiunti limiti di età, lascia l’amministrazione della Pubblica Sicurezza, con la carica di Ispettore generale capo.

Muore nella sua abitazione in frazione Cuma di Pozzuoli, lungo il litorale flegreo, il 19 ottobre 1983, all’età di 72 anni.

Come detto in esordio, ci siamo decisi a ricordarlo soprattutto per il collegamento al film «Il vigile», con Alberto Sordi, che gode ancora di una certa fama. Ma certamente, nel ripercorrere la sua biografia ci si rende contro di quanti importanti momenti della cronaca e della vita politica italiana sia stato testimone: lo dimostra l’elevato numero di citazioni del suo nome, in tono positivo oppure negativo a seconda dell’ideologia di chi scrive, in un elevato numero di saggi che considerano vari aspetti della nostra Nazione.

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Articolo pubblicato il 30/01/2022