L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Elio Ambrogio: Chiudere l’assedio

Una strategia civile per riconquistare la libertà

Li stanno circondando, e “loro” se ne rendono conto. Chi sono gli assedianti e chi gli assediati? E’ evidente: gli assediati sono i vaccinisti e le loro truppe, gli assedianti sono i fatti.

Da qualche tempo tutti ci stiamo rendendo conto che la narrazione pandemico-vaccinale si sta sgretolando;  tutti -naturalmente- ad eccezione di chi è ormai affetto dall’incurabile delirium tremens vaccinalis, che sia il vicino di casa lettore de La Stampa, il medico della mutua inchinato ai dettami dell’Ordine, il tele-primario costretto a implementare la sua immagine anche a costo di smentirsi settimanalmente, il giornalista famoso o quello sotto-proletarizzato che deve difendere il tozzo di pane, oppure ancora il burocrate sanitario a partire dal Presidente del Consiglio e dal Ministro della Salute giù giù sino al modesto funzionario di ASL o di prefettura.

Lasciamo ovviamente da parte Big Pharma, OMS e Bill Gates vari, che sono invece lucidissimi nelle loro strategie ma troppo in alto per poter essere analizzati nei loro reconditi pensieri globalisti.

I fatti però sono impietosi nella loro crudele semplicità: vaccini che perdono efficacia ogni giorno che passa, sempre che l’abbiano avuta sin dall’inizio; il virus che incalza nonostante i milioni di pluri-punturati che appaiono sempre più drammaticamente soggetti e oggetti di contagio, spesso dopo interminabili e massacranti code negli hub vaccinali; il sospetto crescente che si tratti di una grande rappresentazione teatrale o quantomeno di un colossale errore scientifico; voci autorevoli sempre più numerose e udibili -nonostante la censura mediatica- fortemente critiche o addirittura ostili alla narrazione conformista; e, soprattutto, l’inquietante montare delle reazioni avverse al vaccino che possono andare dalla morte, all’invalidità o anche solo a forti malesseri, reazioni che risultano sempre più difficili da occultare o sottacere; e, da ultimo, la progressiva e costante revisione dei criteri statistici con cui conteggiare positivi, malati, ricoverati, deceduti, cosa che fa sempre più emergere il sospetto che si tratti di dati assolutamente inaffidabili o, forse, addirittura falsificati per oscuri interessi singoli o corporativi.

Di fronte a questo quadro profondamente liquido e in evoluzione, quali speranze può nutrire chi, come noi, chiede semplicemente il ripristino delle nostre libertà, della legalità costituzionale e della pari dignità di tutti i cittadini?

Soprattutto in un’Italia che, dopo aver seguito bovinamente (o, se preferite, ovinamente) i modelli politico-sanitari stranieri, oggi si muove in senso completamente opposto con norme sempre più irrazionali, liberticide,  arrogantemente restrittive in una deriva para-fascista, quando le grandi, e vere, democrazie europee hanno deciso di liberalizzare e rinunciare alle costrizioni, nel rispetto dei loro cittadini e nella chiara percezione della loro inutilità ai fini sanitari.

Crediamo onestamente che le manifestazioni di piazza, la protesta intellettuale e morale nei rarefatti spazi mediatici concessi al dissenso, il tentativo di convincimento culturale basato sul dialogo razionale siano fondamentalmente inutili, pur apprezzandone la profonda ispirazione civile e avendo anche contribuito in piccola misura alla loro realizzazione.

Il “nemico” è troppo forte per due semplici ragioni: ha il controllo dell’informazione e il controllo dell’apparato repressivo che, pur talvolta incrinato  dal dissenso di alcune sue componenti, resta ferocemente dissuasivo nella sua rozza volontà coercitiva, spesso intollerante e violenta.

Il povero Stefano Puzzer, il mite portavoce dei portuali no-vax, non a torto paragonato all’omino piazzato dinanzi ai carri armati di Piazza Tienanmen, nella sua candida, bella e popolana ansia di libertà e dignità, è il simbolo vivente di questa violenza istituzionale.

Ricordiamoci che chi ha avuto il coraggio di togliere il lavoro, e quindi un’esistenza dignitosa, a migliaia di persone che non hanno violato alcuna regola giuridica, solo perché pretendevano di esercitare un diritto di libertà, è capace di qualsiasi cosa, compresa la repressione violenta di piazza, come invocato a suo tempo da un noto esperto previdenziale in una trasmissione televisiva.

Cosa che non ha suscitato, e probabilmente non susciterebbe neppure oggi, commenti o reazioni, a riprova del degrado civile in cui ci hanno precipitato, anche a livello popolare.

Ma non stavamo dicendo che i fatti vanno lentamente ma inesorabilmente demolendo la visione, la credibilità, la forza della narrativa pandemico-vaccinale?

Vero, ma il processo è solo iniziato e probabilmente esplicherà il suo pieno effetto solo in un futuro probabilmente non immediato. Dobbiamo anche capire che l’animale ferito è il più pericoloso, ed è quindi lecito aspettarsi nell’immediato reazioni ancora più scomposte dall’apparato politico.

Però quel processo di disgregazione può fornire ottimi strumenti alla nostra lotta di libertà e di civiltà.

Chi li potrà/dovrà utilizzare? Sicuramente la cultura, la politica e l’informazione libere e alternative che si oppongono all’attuale regime sanitario, ma -a nostro avviso-anche e soprattutto l’unico soggetto che, per forza istituzionale, si può contrapporre al potere esecutivo: la magistratura.

Per il governo schiacciare il cittadino singolo o associato è facilissimo, basta un decreto legge, un DPCM, un parlamento compiacente, qualche prefetto allineato e un po’ di poliziotti ben inquadrati. Schiacciare un organo giudiziario consapevole della propria funzione è molto più difficile.

Negli Stati Uniti la Corte Suprema ha annullato la disposizione presidenziale che imponeva l’obbligo vaccinale nelle aziende con più di cento dipendenti; l’analoga Corte spagnola si è pronunciata contro l’uso del Covid-pass per accedere agli spazi pubblici e alle attività di ristorazione e divertimento; in altri paesi è stato dichiarato illegittimo l’obbligo di mascherine all’aperto in quanto inutile e non dignitoso per la persona.

In Italia abbiamo una magistratura molto cauta nell’affrontare questi temi, ma qualche segno di risveglio quasi primaverile comincia a registrarsi qua e là.

Fra i casi più recenti, la decisione del gip presso il Tribunale di Reggio Emilia che, a dicembre 2021, respingendo la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, ha ipotizzato il reato di sequestro di persona a carico di Giuseppe Conte per i lockdown imposti dal suo governo;  il Tribunale di Velletri che, sempre a dicembre, ha stabilito con severissime motivazioni che l’obbligo vaccinale imposto ai sanitari non può prevalere sui diritti costituzionali fondamentali; la decisione di pochissimi giorni fa con cui il giudice monocratico presso il tribunale di Reggio Calabria Emanuela Luppino ha autorizzato Fabio Messina ad attraversare comunque lo stretto su una nave-traghetto anche se privo di super green pass, autorizzazione di cui sarà interessante leggere le motivazioni.

Un’altra sentenza interessante, anche se estranea all’argomento che trattiamo ma contenente un ottimo insegnamento, è quella con cui il Consiglio di Stato pochi giorni fa ha dichiarato illegittime le nomine del presidente e del presidente aggiunto della Corte di Cassazione effettuate dal Consiglio Superiore della Magistratura nel 2020.

Perché è interessante questo provvedimento? Perché dimostra chiaramente come, in uno stato di diritto, un organo giurisdizionale come il Consiglio di Stato può addirittura “decapitare” in punta di diritto un altro organo giurisdizionale di elevatissimo rango come la Corte di Cassazione. Se la preminenza del diritto può essere riaffermata con forza a quei massimi livelli, addirittura fra organi appartenenti allo stesso potere, perché non potrebbe essere riaffermata anche al livello più basso, ma ugualmente significativo, della tutela dei diritti costituzionali dei cittadini nei confronti del potere esecutivo?

Sarebbe interessante proseguire questo ragionamento anche sul piano internazionale (Corte di giustizia UE e Corte europea dei diritti dell’uomo ) ma lo spazio non lo permette, e lo si potrà fare una prossima volta.

In conclusione, quale strategia si può prefigurare nella lotta contro la tirannia sanitaria? La strategia più semplice, più legale, più civile e più democratica: quella della disobbedienza civile fondata sul ricorso continuo, diffuso, puntuale e testardo alla giurisdizione.

Non pagare le sanzioni, non rassegnarsi ai divieti, non piegare la testa ma fare sempre e comunque ricorso ai giudici: civili, amministrativi, penali, se necessario nei vari gradi di giudizio sino a quello costituzionale ed europeo, e sottolineando sempre  quell’inconsistenza scientifica di cui si diceva più sopra e che si fa ogni giorno più evidente, inconsistenza che si traduce in mancanza di fondamento, di razionalità e di proporzionalità delle norme antipandemiche, sia sotto il profilo scientifico-sanitario sia sotto quello giuridico.

Bisogna incalzare la magistratura, costringerla a ritornare alla propria funzione etica e politica: quella della difesa dell’ordine giuridico, soprattutto nel suo fondamento costituzionale e, passatemi il termine, umanistico.

Ogni funzionario che irroghi una sanzione, qualunque essa sia, deve sapere che potrà essere portato dinanzi al giudice a difendere il suo operato secondo i normali e riconosciuti principi dell’ordinamento giuridico, in particolare quelli enunciati dagli articoli 24 e 28 della Costituzione.

Solo così si può mettere in moto quel meccanismo potente, pienamente legittimo e giustificato sotto l’aspetto giuridico e politico, in grado di far tornare storicamente il nostro paese nell’alveo della grande comunità liberale dell’occidente e chiudendo definitivamente, come si diceva all’inizio, quell’assedio delle forze democratiche attorno allo schieramento dell’autoritarismo.

P.S. Nel pomeriggio di sabato 15 gennaio giunge la notizia che il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato contro il ministero della Salute per l'annullamento della circolare del ministero della Salute recante 'Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2' laddove prevede unicamente una 'vigilante attesa' e somministrazione di fans e paracetamolo e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da covid.

Secondo il Tar “è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”, mentre “il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicata dalla scienza e dalla deontologia professionale”.

Dunque, un’altra crepa che la magistratura apre nel dirigismo sanitario e una nuova speranza contro Speranza.

Elio Ambrogio - Firma di "Civico20"

 

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Articolo pubblicato il 16/01/2022